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L’Arteterapia nel trattamento dell’anoressia

La creatività che stimola le risorse e il potenziale autorigenerativo

L’analisi di attività e progetti culturali aventi come fine il miglioramento della qualità della vita dei soggetti più fragili fa comprendere come l’approccio farmaceutico convenzionale, con cui vengono trattate le patologie, sia spesso troppo sterile e “freddo”. Non viene prestata attenzione sufficiente al lato psicologico del paziente.

Con l’avanzare della ricerca, risulta sempre più chiara la necessità che la persona malata sia seguita, non solo da un medico esperto, ma anche da qualcuno che sappia creare un collegamento tra la persona e l’ambiente esterno. Occorre qualcuno che gli permetta di esprimersi, di affrontare nel migliore dei modi il disagio psicologico causato dalla malattia e che lo aiuti a dare voce alle proprie sensazioni ed emozioni. Questo ruolo può e deve essere ricoperto dalle realtà culturali che, sfruttando il patrimonio e personale debitamente formato e qualificato, possono investire le proprie risorse in attività di Arteterapia. Tali attività vanno a stimolare le risorse personali e il potenziale autorigenerativo di un soggetto, consentendo di lavorare sulle risorse individuali, sulla fiducia in sé stessi e sollecitando il pensiero positivo.

Cos’è l’Arteterapia

L’Arteterapia può definirsi come un processo che consente di attivare risorse che tutti già possediamo.

“Promuove l’attivazione di risorse universali, la capacità di elaborare il proprio vissuto e di trasmetterlo creativamente agli altri. È un processo educativo, laddove educare sta per “ex-ducere”, ovvero portare fuori: far emergere una maggior conoscenza di sé mediante la pratica espressiva, l’osservazione ed il confronto” (Coppelli, C.).

Le attività non sono destinate solo a chi possiede problemi di natura fisica e/o psichica, ma può essere un’esperienza utile per tutti, poiché attiva dei meccanismi di apprendimento anche attraverso le modalità del gioco. Lo scopo è quello di agevolare l’individuo ad esprimersi all’interno del gruppo, nella condivisione generale.

Arteterapia e disturbi del comportamento alimentare

Al giorno d’oggi, le problematiche psicologiche che si esprimono attraverso comportamenti alimentari scorretti, dannosi per la salute, si sono diffuse in maniera preoccupante. Gli operatori del settore investono sempre di più verso la ricerca di forme di intervento integrate. Nascono, così, collaborazioni fra arteterapeuti e dietologi per il trattamento dell’anoressia e della bulimia. La concentrazione sull’arte distoglie l’attenzione dei pazienti dall’ossessione del cibo e della dieta, riportando la mente su sé stessi. Disegnare e fare altre attività artistiche facilita l’esplorazione legata alla propria immagine e permette di far emergere sentimenti come la rabbia, la depressione, la paura o le sensazioni di amore-odio verso le figure genitoriali.

L’Arteterapia ha cominciato ad essere usata nelle terapie dei Disturbi Alimentari, e in particolare con adolescenti anoressiche, in Inghilterra negli Anni Novanta. Più recentemente, a partire dal 2000, è stata applicata in altri paesi, come USA, Israele e Canada. Alcuni elementi del processo arteterapeutico sono stati messi in rilievo, come l’importanza del rapporto con il materiale artistico, che diventa un “oggetto transizionale”, percepibile fuori di sé e nello stesso tempo investito di una parte molto intima di sé.


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Un esempio di best practice: Arteterapia per 5 adolescenti anoressiche

Come best practices di questo settore, si riporta il Progetto promosso nel 2017 presso la Clinica per Disturbi Alimentari Stella Maris di Pisa. Il progetto è raccontato da Nuove Arti Terapie e ha riguardato incontri e pratiche di Arteterapia individuale, condotti da un’arteterapeuta, con cinque adolescenti anoressiche.

La stanza in cui le ragazze venivano accolte era fornita di un tavolo, due seggiole e un armadio per i materiali. Sul tavolo, a disposizione, vi erano carta bianca e carta colorata, con matite, pastelli e tempere. L’intervento è stato focalizzata sull’uso della visualizzazione simbolica dello stato d’animo e la contemplazione inter-soggettiva dell’immagine. La visualizzazione dello stato d’animo è stata facilitata in vari modi. Talvolta la paziente ha parlato spontaneamente di sé e le sue parole hanno portato all’immagine. Altre volte la visualizzazione è stata stimolata da una domanda del tipo “come ti senti ora?”. Altre ancora è stato incoraggiato l’uso libero dei materiali, come lo scarabocchio, che porta ad una immagine. La contemplazione inter-soggettiva dell’immagine è stata caratterizzata dai seguenti elementi:

  1. il distanziamento spaziale dell’immagine, che veniva attaccata sulla parete a uguale distanza dalla paziente e dall’arteterapeuta;
  2. un uso prolungato del silenzio, nel tempo dedicato al guardare insieme l’immagine;
  3. una intensificazione della inter-soggettività, attraverso il dialogo sull’immagine.

Durante la prima seduta tutte le pazienti hanno disegnato un’immagine che hanno poi riconosciuto come una rappresentazione visiva del loro stato mentale. Nel commentarla, hanno espresso la propria convinzione che nulla poteva cambiare, sia nella vita che nell’immagine. La prima seduta ha portato buoni risultati, poiché l’arteterapeuta è riuscita ad instaurare una “alleanza terapeutica” basata sui seguenti fattori:

  • le ragazze hanno accettato di continuare gli incontri di Arteterapia durante il loro periodo di ospedalizzazione;
  • nelle sedute successive hanno creato una o più immagini simili a quella della prima seduta, ma questa volta con un’ottica aperta verso il cambiamento;
  • dalla seconda seduta in poi hanno collegato il livello metaforico con il livello di vita reale, condividendo varie situazioni di vita e stati d’animo.

Una testimonianza

Si riporta l’esperienza di una delle ragazze partecipanti al programma:

B., 15 anni.

La prima immagine: Il punto interrogativo nel bidone della spazzatura.

Titolo: “Da buttare”. Appare intimorita, però mi guarda negli occhi. Le chiedo come mai si trova qui. Mi dice che non è venuta qui per sua scelta, ma è stata indirizzata dalla sua pediatra poiché prima mangiava troppo, poi pian piano ha deciso di ridurre il cibo, fino a non mangiare più. Da quando è qui sta male… ma anche bene… perché si sente protetta. Le chiedo se può fare un’immagine di come si sente ora. B. disegna un punto interrogativo molto colorato dentro a un contenitore. Intorno disegna alcune forme geometriche di colori diversi.

Nella terza seduta B. fa un collage ed emerge il tema del padre. Non ricorda nulla di lui, guarda sempre le sue foto, ma non può avere altro. È curiosa di sapere com’è. Nello stesso tempo non sente il bisogno di conoscerlo: ha paura di deluderlo. Mi dice: “Questa situazione è per me come un punto interrogativo che non ha mai avuto una risposta”.

Nella quarta seduta B. fa l’immagine di un vaso in stile cinese che intitola “Bello e vuoto”, ci mette molto a colorarlo con le matite colorate. Le chiedo se vuole fare scrittura creativa. Potrebbe immaginare di essere quel vaso. B. scrive: “Sono un vaso morbido e tondeggiante, dipinto con colori vivaci. Sono nato per abbellire soggiorni luminosi e contenere fiori bellissimi e invece, dopo aver fatto un lungo viaggio sono finito sull’alto di una mensola, ignorato e inutilizzato e non ho mai potuto accogliere fiori. Prima ero un vaso speranzoso e soddisfatto. Ora i miei colori mi sembrano smorti e non mi stupisco che nessuno sollevi lo sguardo e mi noti”. Le chiedo se ora vuole modificare qualcosa nell’immagine, o nella storia del vaso. B., dopo un lungo silenzio, dice… “Sì, voglio mettere acqua pura all’interno di quel vaso. L’acqua è sorgente di energia e vita. Ecco… (Mi fa capire che ha immaginato il vaso pieno). Ora il vaso mi sembra di nuovo utile!”

Viene dimessa perché ha accettato il piano terapeutico, ha acquistato peso ed è fuori pericolo. Verrà seguita dai servizi territoriali della sua città.

In questo caso, l’Arteterapia è stata lo strumento attraverso il quale il soggetto ha trovato la forza per esteriorizzare il suo stato d’animo e per muovere i primi passi verso un percorso di guarigione. Sicuramente sarebbe di grande utilità inserire incontri e programmi di Arteterapia individuale, o di gruppo, anche nelle istituzioni ospedaliere. Questo permetterebbe di offrire a più persone la possibilità di sperimentare questo tipo di terapia, ma anche uno studio rigoroso sull’efficacia dell’Arteterapia applicata a questa tipologia di problematica.


Giorgia Marchionni - European Grants International Academy | LinkedIn

Giorgia Marchionni è Coordinatrice e Project Manager del CRHACK LAB. Dopo la laurea triennale in Beni e Attività Culturali (Università degli Studi di Perugia), ha conseguito la laurea magistrale in Management dei Beni culturali (Università degli Studi di Macerata) e il diploma presso la Scuola di Specializzazione in Beni Storico Artistici (Università degli Studi di Macerata).

Lavora a progetti nazionali ed internazionali nell’ambito del Patrimonio Culturale, accessibilità e inclusione, come ACCEASY-Easy to Read, Easy to Access, che che mira ad aprire il patrimonio culturale alle persone con disabilità intellettiva e di usare il patrimonio culturale come strumento per promuovere l’inclusione sociale, AIDA-Alzheimer patients Interaction through digital and Art, che mira a creare una metodologia per aiutare le persone con Alzheimer e i loro caregiver, utilizzando l’arte e il digitale, ArteMIA-L’Arte come Mezzo per l’Inclusione e l’Accessibilità, che ha l’obiettivo di creare una guida museale realizzata da persone con disabilità cognitive. Inoltre è attivamente coinvolta in attività incentrate sulla promozione del Patrimonio Culturale.


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    Tutti i contenuti di divulgazione scientifica di Fondazione Patrizio Paoletti sono elaborati dalla nostra équipe interdisciplinare e non sostituiscono in alcun modo un intervento medico specialistico. Se pensi che tu o qualcuno a te vicino abbia bisogno dell'aiuto di un professionista della salute mentale, non esitare a rivolgerti ai centri territoriali e agli specialisti.

Bibliografia
  • Coppelli, C., La cornice e lo specchio. Riflessioni ed esperienze di terapia nei luoghi dell’arte, Pisa, Edizioni ETS, 2018, pag. 31.
  • Del Curatolo et al., Adolescenti Anoressiche Ospedalizzate e il Contributo dell’Arteterapia Individuale per Facilitare un’alleanza Terapeutica, in ROSSI O., (a cura di) Arti Terapie. Applicazioni nella relazione d’aiuto, Nuove Arti Terapie, Roma, 2017, pp. 4-5.
Sitografia
  • https://www.nuoveartiterapie.net/adolescenti-anoressiche-ospedalizzate/
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