La chiameremo “Babusya”, che in ucraino significa “nonna”, perché è così che si rivolge a lei affettuosamente la nipote. Babusya è un’anziana donna ucraina di 84 anni che ha dovuto abbandonare la sua casa una sera di marzo sotto i bombardamenti dell’esercito russo. Dopo 17 ore di viaggio, Babusya è arrivata al confine con la Romania. Qui ha potuto ricongiungersi con la nipote che vive in Italia e lasciarsi alle spalle l’orrore della guerra.
Fondazione Patrizio Paoletti si è attivata in collaborazione con Fondazione Progetto Arca Onlus fin dalle prime ore del conflitto per inviare beni di prima necessità e accogliere al confine con la Romania i profughi della guerra in Ucraina. È lì che i nostri operatori hanno ascoltato e raccolto la storia di Babusya.
Nata in Ucraina e cresciuta durante la Seconda Guerra Mondiale, Babusya è rimasta presto orfana. Il padre è morto in combattimento, la madre colpita da una grave malattia. Ha vissuto tra le ex repubbliche sovietiche che componevano l’Unione, come il Kazakistan, per poi tornare in Ucraina. Nel suo Paese ha trascorso gran parte della vita crescendo da sola 4 figli, dopo esser rimasta vedova. Non è stato facile. E oggi ringrazia gli autisti dei mezzi di soccorso che, dandosi il cambio, hanno guidato ininterrottamente per 17 ore e le hanno dato la possibilità di ricongiungersi con la sua famiglia.
La voce di Babusya tradisce una grande commozione per aver dovuto dire addio alla sua casa e alla sua vita all’improvviso, in un’unica notte. Nei suoi occhi è possibile leggere il dramma di una guerra senza senso che ha stravolto intere esistenze e separato famiglie (l’Ucraina ha vietato agli uomini abili dai 18 ai 60 anni di lasciare il Paese). I profughi sono già più di 3 milioni, tra donne e bambini.
Ma nelle parole di Babusya, e in quelle della nipote, c’è anche un anelito di speranza per il futuro. C’è una scintilla di resilienzaCosa si intende per resilienza? Secondo l'American Psycholog... Leggi possibile grazie alle tante associazioni e alle migliaia di operatori, come quelli di Fondazione Patrizio Paoletti. Fin dalle prime ore del conflitto ci siamo attivati per accogliere chi scappa dalla guerra e restituire loro la speranza di una vita ancora possibile.
Aiutaci ad aiutare i profughi ucraini in un processo di accoglienza reciproca ed inclusione, con particolare riferimento ai bambini e alla loro scolarizzazione.