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Le emozioni dirompenti dell’adolescenza: cosa accade nel cervello dei ragazzi

“Ma che ti passa per la testa?!?”, è certamente una frase che ogni adulto impegnato nell’educazione di un adolescente si è trovato a pronunciare più volte di fronte alle condotte rischiose o alle passioni travolgenti che questi manifesta.

Un ragazzo che rientra nel cuore della notte con l’aspetto stravolto, una ragazza che sembra improvvisamente convinta le basti meno di un pasto il giorno e così via, ma soprattutto le esplosioni emotive che spesso seguono alle richieste di chiarimenti da parte degli adulti. I comportamenti degli adolescenti – specie per gli adulti ormai lontani da quella fase dello sviluppo – appaiono spesso così poco razionali da risultare incomprensibili. Viene da chiedersi quale sia la causa di una differenza così spiccata, se non ci sia una differenza strutturale tra il cervello degli adolescenti e quello degli adulti. La risposta delle neuroscienze e della psicopedagogia è: sì, il cervello degli adolescenti è strutturalmente diverso e, per questo motivo, la vita psichica degli adolescenti ha caratteristiche proprie che è necessario conoscere per mettere in atto un processo educativo efficace.

L’adolescenza, che viene fatta generalmente coincidere col secondo decennio di vita dell’individuo, dal punto di vista cerebrale è un “periodo preparatorio”, durante il quale il cervello attraversa una profonda riorganizzazione. Questa riorganizzazione avviene principalmente attraverso due processi, chiamati pruning o potatura sinaptica e mielinizzazione. L’obiettivo ultimo di tale riorganizzazione è il miglioramento dell’efficienza cerebrale nell’elaborazione delle informazioni e nella comunicazione tra specifiche aree.

IL PRUNING O POTATURA SINAPTICA

Il cervello di un bambino è molto più ricco di neuroni e sinapsi di quanto lo sia quello di un adulto. Questo spiega in parte il motivo della creatività che spesso i più piccoli manifestano, ma anche di alcuni importanti limiti della mente infantile. Neuroni e sinapsi, infatti, sono persino “troppi” durante l’infanzia e nel successivo periodo dell’adolescenza la natura prevede che circa la metà di essi venga rimossa. Il cervello infantile è ricco, ma meno organizzato ed efficiente di quello adulto, ed è proprio a partire dalla preadolescenza che inizia il processo di potatura. L’educazione gioca un ruolo fondamentale nell’orientamento della potatura sinaptica, perché sono le sinapsi maggiormente utilizzate quelle che vengono mantenute a discapito delle altre. Quando abbiamo di fronte un adolescente, sarà utile ricordare che nella sua struttura cerebrale è in corso una potatura che arriverà ad eliminare fino al 50% della materia grigia nel giro di un numero relativamente breve di anni.

LA MIELINIZZAZIONE

Durante l’adolescenza la mielina – una guaina isolante che riveste gli assoni dei neuroni e determina la velocità della comunicazione tra essi – giunge quasi a raddoppiare in alcune regioni cerebrali. Questo processo si correla sia allo sviluppo della capacità di pensiero astratto, che all’elaborazione delle emozioni. Un tratto caratteristico del processo di mielinizzazione durante l’adolescenza è che esso avviene in maniera non uniforme: potremmo dire sinteticamente che in queste fase le emozioni hanno una corsia preferenziale rispetto al pensiero.

I DIVERSI RITMI DI SVILUPPO DELLE AREE CEREBRALI: EMOZIONI FULMINEE E PENSIERO LENTO

Le aree cerebrali hanno tempi di sviluppo diversi durante la crescita. La corteccia prefrontale, sede delle funzioni cognitive di più alto livello, è l’ultima a svilupparsi. Secondo alcuni studi essa completa la sua formazione intorno ai 25 anni, o ancora più tardi. La corteccia prefrontale è poi la sede principale delle funzioni esecutive, un insieme di competenze cognitive di cui le tre principali sono: controllo inibitorio, memoria di lavoro e flessibilità. Da queste funzioni esecutive di ordine superiore si costruiscono le funzioni creative di problem-solving, logico-argomentative e di pianificazione. Il fatto che queste aree cerebrali siano le ultime a svilupparsi implica che le competenze correlate siano spesso carenti negli adolescenti.

D’altra parte, le aree del cervello limbico sono particolarmente attive durante l’adolescenza. Il cervello limbico – con l’amigdala a svolgere un ruolo centrale in esso – viene anche chiamato cervello emotivo, poiché si occupa della regolazione emotiva e delle reazioni di combattimento o fuga. Così, mentre le aree deputate all’elaborazione razionali si sviluppano più lentamente, quelle delle percezioni emotive vivono una notevole accelerazione, per cui gli impulsi emotivi superano in velocità il pensiero. Ecco che la neurofisiologia degli adolescenti ci mostra in modo chiaro le ragioni per cui le emozioni possono emergere fulmineamente e con tanta intensità, senza che l’effetto “calmante” della corteccia prefrontale intervenga, come avviene per gli adulti.

Come orientare allora la relazione educativa? Occorre innanzitutto partire da sé stessi e acquisire autoconsapevolezza delle nostre emozioni, per poterle orientare e modulare in noi e, successivamente, aiutare altri a fare altrettanto.

L’EDUCAZIONE DEL CUORE: IL PUNTO DI VISTA DI PEDAGOGIA PER IL TERZO MILLENNIO

In Pedagogia per il Terzo Millennio, l’emozione è considerata un flusso di energia che può essere disciplinato e orientato nella direzione del nostro obiettivo. Lo sviluppo delle funzioni emotive avviene grazie al consolidarsi delle strutture cerebrali di cui si è detto da un lato, e al processo di apprendimento dall’ambiente dall’altro. Intorno ai due anni i bambini possiedono già l’intera gamma delle emozioni adulte anche se la percezione delle stesse si modifica con la crescita, che porta con sé il cambiamento dell’oggetto desiderato e la sperimentazione di una maggiore intensità emozionale. In queste esperienze i sensi giocano una parte essenziale. L’essere umano impara a conoscersi attraverso le proprie percezione sensoriali e l’organizzazione delle stesse in emozioni che progressivamente si stratificano. In questo processo di organizzazione delle percezioni che raggiungono l’uomo la cosa più difficile, ma anche la più necessaria, è restare costantemente con ciò che accade attraverso le proprie sensazioni, dando ad esse un significato compiuto. L’adolescente che non resta il tempo necessario con le proprie sensazioni non riesce a trovare nei rapporti tutte quelle sfumature emotive che gli permetteranno in seguito di capire che cosa sono i sentimenti, quali sono le emozioni durature e con chi creare una relazione stabile.

Quando non compiamo il processo di significazione delle sensazioni, infatti, avviene facilmente che le emozioni ordinarie del quotidiano, da cui spesso ci sentiamo flagellati, ci indeboliscano talvolta fino a prostrarci e ciò avviene sia che esse siano per noi positive o negative. Quando non c’è consapevolezza di noi stessi e intenzionalità, non c’è alcuna differenza tra stati emotivi positivi e negativi, che si alternano incessantemente come in un pendolo. Per non essere più depauperati della propria energia da queste emozioni che non nutrono, è necessario darsi un binario, lo stesso binario che sarà poi necessario offrire a coloro che desideriamo educare.

“Per far questo – scrive Patrizio Paoletti in Normalizzazioneè necessario imparare a distinguere l’emotività consapevole dall’eruzione emotiva, aiutandoci con due immagini: il vulcano e il fiume. I vulcani oltre ad eruttare producono fiumi di lava, ma questi fiumi sono molto differenti dai corsi d’acqua capaci di irrigare la terra. Il fiume di lava vulcanica cerca brutalmente una via d’uscita e quando finalmente la trova provoca l’eruzione: viene emessa una gran quantità di lava che brucia tutto ciò che incontra sul suo cammino. Un’emozione vulcanica si consuma tutta nell’esplosione, lasciando chi la prova privo di energia per un tempo. Nell’ira il processo è molto evidente: carica, esplosione, svuotamento e poi tutto riparte fino a nuova carica, esplosione, svuotamento”.

Cosa fare dunque per educare noi stessi e aiutare gli adolescenti a sviluppare la loro intelligenza emotiva? Ecco alcuni passi da mettere in atto:

  • Osservare: è sempre il primo passo da compiere in Pedagogia per il Terzo Millennio. Un’osservazione neutra delle proprie sensazioni e delle emozioni connesse, di cosa le innesca, degli effetti che queste hanno su noi stessi e chi ci circonda.

Possiamo supportare i ragazzi in questo apprendimento, invitandoli a prendere riferimenti in loro stessi, a collegare le loro emozioni con le sensazioni che le accompagnano.

  • Nominalizzare: il motivo per cui alcune emozioni “vulcaniche” risultano tanto incontrollate è che il pensiero della corteccia prefrontale fatica a farsene un’idea, cosicché esse vengono percepite come una pressione indistinta. Dare un nome alle proprie emozioni è un processo che fa dialogare le aree del nostro cervello, quella razionale con quella emotiva, alla ricerca di un linguaggio comune. Questo significa che non parliamo di applicare etichette asettiche, ma di costruire quel linguaggio interiore che sia sentito come sufficientemente emozionante e chiaro al tempo stesso.
  • Prefigurare col cuore: il cervello degli adolescenti, proprio grazie ai processi di trasformazione in atto, è straordinariamente plastico e per questo presenta enormi potenzialità. Educarsi a prefigurare attivando le emozioni può essere uno strumento incredibilmente efficace in questa fase della vita. Proporre e proporsi obiettivi ed esercitarsi a sentire in anticipo l’emozione che ci verrà dal loro raggiungimento ci orienta ad una vita profondamente soddisfacente.
Bibliografia
  • Paoletti P. e Selvaggio A. (2013) Normalizzazione. Quaderni di Pedagogia per il Terzo Millennio. Perugia: Edizioni 3P
  • Bava S., Jacobus J., Mahmood O., Yang T.T., Tapert S.F. (2010) Neurocognitive correlates of white matter quality in adolescent substance users. Brain Cogn. 2010 Apr; 72(3): 347-354
  • Diamond, A. (2020). Executive functions. Handbook of Clinical Neurology, 173, 225-240. ISBN:978-0444641502

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