
Il dubbio nello sport: ostacolo o alleato?
Il dubbio come risorsa, consapevolezza, spazio e chiave per superare i propri limiti
Nel mondo dello sport, la sicurezza è la condizione mentale più ambita, perché generativa della performance migliore. “Crederci!” è il mantra più usato negli spogliatoi e nei campi gara. Ma cosa accade quando, nella mente dell’atleta, si insinua il dubbio?
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ToggleIl dubbio è solo negativo?
Il dubbio è visto come una minaccia. È il pensiero che incrina la fiducia, che apre la porta all’insicurezza, che rende incerti e rigidi gesti altrimenti automatici. Può bloccare completamente l’atleta, soprattutto nei momenti decisivi: prima di un rigore, all’inizio di una gara importante, durante il tiro decisivo.
In un ambiente che premia il risultato, la prestazione “perfetta”, la determinazione e la lucidità, il dubbio è il nemico da combattere. Ma siamo sicuri che sia così?
Il dubbio come risorsa
C’è un altro aspetto del dubbio… Andando in profondità, il dubbio può anche essere considerato una risorsa molto importante. È il momento in cui l’atleta si chiede: “C’è un altro modo per fare questa cosa?“, “Questo modo di fare mi limita o mi sta aiutando a raggiungere il mio obiettivo?”, “Ho altre soluzioni possibili?“.
Purtroppo, molti atleti convivono con pregiudizi e certezze inconsapevoli: “Non sono portato per quella specialità”, “Non rendo sotto pressione”, “Non batterò mai quell’avversario”, “In quel campo non si può vincere!”.
Sono convinzioni che si radicano in esperienze passate, in etichette ben cucite addosso, in fallimenti mal digeriti. Il dubbio, quando accolto con intelligenza, apre spazi per mettere in discussione queste certezze limitanti.
Un esempio? Un tennista che ha sempre creduto di non saper giocare a rete, di fronte a un momento di crisi tecnica, può iniziare a sperimentare nuove soluzioni. Forse scoprirà che non solo può farlo, ma che quella nuova competenza gli aprirà possibilità tattiche prima impensabili.
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Il ruolo del contesto
Naturalmente, il dubbio può diventare distruttivo se lasciato a sé stesso, senza contenimento. È qui che entrano in gioco l’allenatore, il coach, i genitori e la qualità dell’ambiente. Un contesto che legittima l’esplorazione, che accoglie l’incertezza come parte del processo di crescita permette all’atleta di attraversare il dubbio senza esserne travolto.
Allenarsi al dubbio
In una visione più evoluta della prestazione sportiva, non si tratta di eliminare il dubbio, ma di imparare a dialogarci. Allenarsi al dubbio significa:
- Accettare di non avere sempre risposte immediate
- Sviluppare la capacità di osservare i propri pensieri senza identificarvisi completamente
- Creare spazi di confronto in cui anche le “debolezze” possano essere discusse con onestà
In fondo, ogni grande innovazione tecnica o strategica è nata da un dubbio: “E se provassimo a fare diversamente?”
Verso una forza nuova
Il dubbio, nello sport come nella vita, è una lama a doppio taglio. Può indebolire, ma può anche svegliare. Può spaventare, ma anche liberare. L’atleta che sa attraversarlo, piuttosto che evitarlo, scopre una forza nuova: non quella dell’onnipotenza, ma quella dell’umiltà consapevole. E, spesso, proprio lì si nasconde la chiave per superare i propri limiti.
Luciano Sabbatini
Coach Professionista
Da anni Mental Coach del campione mondiale e olimpico Gianmarco Tamberi
e di altri atleti di livello nazionale e internazionale.
- Foto su Freepik
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