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Come possiamo insegnare ai nostri bambini a riconoscere le emozioni?

Possiamo utilizzare le emozioni, nostre e dei bambini, come strumenti pedagogici? Spesso i bambini quando vengono interrotti durante un gioco, o quando non riescono ad ottenere ciò che desiderano provano un senso di frustrazione. Queste situazioni possono rappresentare per noi e per loro un’occasione educativa?

Guardare alle emozioni, come ad una risorsa dalla quale attingere per insegnare ai nostri bambini a conoscere loro stessi ed a vivere insieme gli altri, è quanto di più utile possiamo mettere in atto per sfruttare appieno le opportunità educative che la vita stessa offre.

Soltanto partendo da questo presupposto possiamo intuire quanto possa essere importante insegnare ad un bambino a gestire le sue piccole frustrazioni quotidiane, le sue paure, la sua rabbia, le sue delusioni. Da questi sentimenti i nostri bambini possono imparare molto: riconoscendo le proprie emozioni e, contemporaneamente, i limiti che il mondo pone alla realizzazione immediata dei loro desideri, essi possono sviluppare una maggiore tolleranza alle frustrazioni quotidiane e imparare a gestire meglio se stessi e gli altri.

Ma come possiamo insegnare loro a riconoscere le emozioni?

Potremmo definire la frustrazione come la corrispondenza al livello emozionale degli ostacoli che si frappongono tra i nostri bisogni e la loro soddisfazione. Questo scontro quotidiano, che sin da piccolo ogni individuo si trova ad affrontare, è un universo fatto di variazioni di umore, e di sentimenti discordanti che si susseguono senza che il bambino riesca a riconoscerne la natura o a trasportarle sul piano della consapevolezza.

Il primo passo, allora, è riuscire ad insegnargli a riconoscere le proprie emozioni verbalizzandole. E’ importante che un educatore chieda spesso al bambino cosa sta provando in un determinato momento (“sei annoiato perché non hai niente con cui giocare?”, “sei arrabbiato perché ti hanno tolto il gioco?”, “sei spaventato per qualcosa?”) perché egli possa iniziare ad assegnare un nome alle sue emozioni.

Lo step successivo è quello di insegnargli a riconoscere le stesse emozioni anche nelle altre persone. Mostrare, ad esempio, delle immagini di volti, o leggere dei testi e riflettere con lui sullo stato d’animo dei personaggi che da questi sono descritti e raffigurati, può essere utile per insegnargli ad identificare negli altri le stesse emozioni che ha sperimentato su se stesso. Un altro metodo può essere rappresentare insieme al bambino, tramite il gioco con pupazzi e bambole, scene in cui personaggi del tutto simili a lui si scontrano con punti di vista diversi, con differenti emozioni.

Una volta che egli comincia ad avere coscienza delle proprie emozioni, sopratutto di quelle positive, è importante incentivare questo processo di scoperta, incitandolo, per esempio, ad annotare i suoi stati d’animo su un quaderno, lasciando che sia lui a verbalizzare quotidianamente le sua emozioni.

Sarebbe certamente divertente creare insieme a lui anche un album fotografico, invitandolo ad esprimere gli stati d’animo (gioia, rabbia, paura, noia, tristezza, agitazione, sorpresa, attesa, disgusto, vergogna, ansia, gelosia, speranza, delusione, nostalgia, rimorso) tramite espressioni facciali.

Piccoli spunti pratici come quelli elencati possono essere utili per insegnare ai bambini a riconoscere le emozioni, primo passo imprescindibile di un percorso pedagogico che insegni loro come gestirle e che, contemporaneamente, sia capace di sviluppare la loro sensibilità empatica nei confronti degli altri.
Fonti:    www.education.com    |    www.d158.net

 

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