
Da Kiev ad Assisi. La storia di resilienza di Valerii
Quanto possano essere concrete parole come resilienzaCosa si intende per resilienza? Secondo l'American Psycholog... More, forza e determinazioneLa determinazione è la forza interiore che spinge un indivi... More è subito chiaro guardando negli occhi Valerii. Ingegnere, 67 anni, oggi è uno dei milioni di rifugiati del conflitto in Ucraina. Fuggito solo pochi giorni fa dalla sua Irpin, nella provincia di Kiev, si trova al sicuro con parte della sua famiglia in Italia.
Quando lo incontriamo ci racconta che sa bene cosa voglia dire affrontare la difficoltà e l’emergenza, avendo vissuto da vicino la tragedia di Chernobyl. Partecipare alla costruzione della centrale era stata infatti la sua prima grande sfida professionale da ingegnere, appena terminati gli studi. Dopo l’incidente nucleare è stato evacuato e costretto ad andare anticipatamente in pensione.
Costretto sì, perché stare fermo non è per lui. Ha sempre continuato a lavorare come consulente per tanti progetti professionali, ma anche per costruire la sua splendida casa su due piani. È particolarmente fiero di come l’ha resa bella e accogliente negli ultimi 13 anni. I suoi occhi brillano quando ci parla del rivestimento in legno che ha rifinito, del giardino che ha curato nei minimi dettagli, della sua serra di piante esotiche e del suo piccolo allevamento di conigli.
Ma poi è arrivata la guerra. Il 24 febbraio, quando tutto è iniziato, si trovava in vacanza in montagna con la sua compagna. Lì ha atteso di capire ciò che stava realmente accadendo nelle vicinanze di Kiev. Molto presto lo ha saputo dai vicini: la sua casa, distante soltanto 800 metri dall’aeroporto di Hostomel duramente colpito dalle bombe, non c’è più.
Ma Valerii è abituato a guardare ciò che di buono c’è nelle cose. Ci racconta di essere grato per non essersi trovato lì quando tutto è successo e del suo viaggio di 3 giorni verso l’Italia. Nella fuga ha dovuto separarsi dal figlio, che in questo momento sta combattendo per difendere Kiev con tutti gli altri, ma ha salvato la figlia incinta della compagna passando per la città di Odessa. La solidarietà che ha incontrato lungo la strada nei Paesi europei gli ha riempito il cuoreIl cuore è un organo fondamentale per la vita, responsabile... More.
Oggi il suo pensiero è lì, con tutti suoi concittadini che sono rimasti in Ucraina, senz’acqua, senza elettricità e senza possibilità di fuggire. “La mia casa la ricostruirò – ci dice – ma ciò che è importante adesso è fare qualcosa, perché tantissime persone hanno bisogno di aiuto”.
È proprio così: stare fermo a pensare a ciò che ha perso non è proprio per Valerii. Dal primo giorno in cui è arrivato in Italia ha voluto esserci, fare qualcosa per aiutare il suo popolo, ed è così che ha incontrato la Fondazione Patrizio Paoletti. Due giorni dopo il suo arrivo in Italia, Valerii ha fatto un viaggio andata-ritorno, da Milano ad Assisi, per ritirare gli aiuti che la Fondazione ha raccolto per dare sostegno ai profughi sul confine tra Romania e Ucraina.
Vuole continuare a fare il volontario con la Fondazione nei prossimi giorni e spera di avere presto l’occasione di dare il suo contributo tornando verso il suo splendido Paese.
“Presto tutto questo finirà e io tornerò a casa”, ci dice. La sua forza, determinazione, coraggioIl coraggio è un'emozione che si manifesta quando una perso... More e resilienza è una insegnamento per tutti noi e non finiremo mai di dirgli grazie per ciò che sta facendo.
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Ringraziamo di cuore Aleksandra, storica collaboratrice di Fondazione Patrizio Paoletti, per averci offerto l’immensa possibilità di incontrare il suo meraviglioso papà Valerii. Un grazie particolare va a Fondazione Progetto Arca Onlus per la collaborazione, a New Life for Children per il sostegno e all’azienda Macron per la donazione degli indumenti che sono stati inviati per sostenere i rifugiati del conflitto in Ucraina al confine con la Romania.