Skip to main content
La scuola come laboratorio emotivo

Progettazione didattica: educare all’empatia. La scuola come laboratorio emotivo

Un’urgenza pedagogica, una priorità evolutiva. Strategie per la scuola e 6 passi in famiglia

In un’epoca segnata da iperconnessioni digitali e disconnessioni umane, educare all’empatia non è solo un’urgenza pedagogica, ma una priorità evolutiva. L’empatia, ovvero la capacità di comprendere e sentire le emozioni altrui, è una competenza trasversale che favorisce la cooperazione, riduce i comportamenti aggressivi e promuove il benessere psicologico.

Il valore dell’empatia

Numerose ricerche confermano il valore neuroeducativo dell’empatia. Secondo uno studio pubblicato su Nature Neuroscience nel 2021, l’attivazione del circuito neurale del default mode network è correlata alla capacità di mettersi nei panni degli altri. Inoltre, i dati del CASEL (Collaborative for Academic, Social, and Emotional Learning) mostrano che i programmi scolastici che includono l’educazione socio-emotiva migliorano del 11% le performance scolastiche. Studi italiani, come quelli coordinati dall’Università di Padova, indicano che attività didattiche orientate all’empatia riducono significativamente fenomeni di bullismo e aumentano il senso di appartenenza al gruppo classe.

Come si coltiva l’empatia

Tuttavia, l’empatia non si insegna come una formula matematica: si coltiva. Serve un ambiente che favorisca l’ascolto attivo, la narrazione e la riflessione. La scuola può diventare un “laboratorio emotivo”, dove gli alunni imparano a riconoscere i propri sentimenti e quelli degli altri, sviluppando così intelligenza emotiva e responsabilità sociale.

Questo processo non è solo educativo, ma trasformativo: agisce sulle strutture più profonde della personalità e dei legami sociali. Empatizzare non significa semplicemente “sentire con l’altro”, ma anche adottare strategie cognitive complesse, come la decentratura e la prospettiva multipla.

L’insegnante, in questo contesto, assume un duplice ruolo: facilitatore di esperienze e modello vivente di comportamento empatico. Le neuroscienze affettive, in particolare gli studi di Daniel Siegel, sottolineano come il cervello “si modelli” attraverso relazioni significative. Quando un educatore si mostra empatico, contribuisce attivamente a rafforzare i circuiti neuronali della reciprocità e dell’autoregolazione emotiva negli studenti. L’empatia è dunque un processo neuroplastico: quanto più la si esercita, tanto più diventa parte stabile delle competenze personali. L’empatia è nel gesto silenzioso, nello sguardo che ascolta, nella presenza discreta che dice “non sei solo” senza bisogno di parole.

 


    OGNI FIRMA CONTA,
    SOPRATTUTTO LA TUA.

    Dona il tuo 5x1000
    a Fondazione Patrizio Paoletti
    CODICE FISCALE 94092660540


    5x1000 promemoria SMS

    "*" indica i campi obbligatori

    I tuoi dati*
    Privacy Policy*

 

Per le Scuole: UDA (Unità didattica di Apprendimento) “Camminare nelle scarpe dell’altro”

Età: 8–13 anni | Durata: 10 ore
Obiettivo: Sviluppare consapevolezza emotiva, ascolto empatico e comunicazione non violenta.

Fasi didattiche:

  1. Flipped classroom – Visione a casa di brevi video (es. “Il circolo dell’empatia” – Edutopia, o TED-Ed “The power of empathy”), accompagnata da una scheda di riflessione guidata con domande aperte e una sezione dedicata al confronto con la propria esperienza personale.
  2. Laboratorio narrativo – Gli alunni portano storie personali o ascoltano racconti di altri compagni: si esercitano a raccontare “come si sono sentiti” e “come pensano si sia sentito l’altro”. Si incoraggia anche l’uso del disegno o della drammatizzazione per esprimere emozioni complesse.
  3. Role play cooperativo – In piccoli gruppi, rappresentano situazioni di conflitto quotidiano (discussioni, esclusioni, incomprensioni) e cercano insieme soluzioni empatiche. Ogni gruppo alterna i ruoli: vittima, osservatore, autore del conflitto, per comprendere a fondo le dinamiche relazionali.
  4. Mappa dell’empatia – Ogni gruppo costruisce una “mappa” visiva per comprendere bisogni, emozioni e pensieri di un personaggio o di un compagno. La mappa include quattro quadranti: Cosa pensa? Cosa prova? Cosa dice? Cosa fa?
  5. Momento metacognitivo – Ogni studente tiene un diario riflessivo in cui descrive ciò che ha appreso, cosa ha sentito e cosa farebbe in futuro per essere più empatico. Il diario può essere condiviso in forma anonima in circle time.

Valutazione: rubriche osservative, autovalutazione narrativa, restituzione collettiva finale con circle time. La valutazione si focalizza su cambiamenti nella qualità dell’ascolto, nella partecipazione empatica e nella capacità di riformulare conflitti in chiave cooperativa.

Per le famiglie: piccoli gesti, grandi impronte

L’educazione all’empatia inizia in famiglia. Genitori empatici generano figli empatici. Ma cosa significa, nella quotidianità, essere empatici con i propri figli?

  1. Ascolto pieno: Dedica 10 minuti al giorno all’ascolto attivo con tuo figlio, senza interruzioni né giudizi. Chiedigli “Come ti sei sentito oggi?”, invece del consueto “Com’è andata?”.
  2. Letture condivise: Scegli insieme storie con protagonisti che affrontano emozioni forti. Interroga: “Tu cosa avresti fatto? Come pensi si sia sentito?”. Alcuni libri consigliati: Il punto di Peter Reynolds, Io sono umano di Susan Verde.
  3. Giornale delle emozioni: Create un piccolo diario dove ogni membro della famiglia annota, disegna o racconta le emozioni della giornata. Aiuta a sviluppare consapevolezza emotiva e linguaggio interiore. Può diventare un rituale serale distensivo.
  4. Gioco dell’altro punto di vista: A turno, immaginate come si sente una persona in una situazione data (“Cosa proverà il mio compagno se non lo invito?”). Questo gioco sviluppa la teoria della mente e rafforza il legame affettivo.
  5. Modellamento del comportamento empatico: Usa parole e gesti che mostrino considerazione per i sentimenti altrui. I bambini imparano osservando. Chiedere scusa, riconoscere un errore o chiedere come sta qualcuno sono azioni semplici ma potenti.
  6. Empatia nella comunità: Coinvolgi tuo figlio in piccoli atti di gentilezza nella comunità (portare un fiore a un vicino anziano, scrivere un biglietto di ringraziamento). L’empatia si rafforza nell’azione concreta.

L’empatia che cambia il mondo

L’empatia è un muscolo: si allena con l’esempio, la parola, l’intenzione. Educare all’empatia significa generare futuro: costruire una società in cui sentirsi parte dell’altro non è debolezza, ma potenza umana. Ogni gesto empatico – a scuola, in famiglia, tra amici – lascia un’impronta invisibile e duratura. Scegliamo ogni giorno di coltivarla: perché solo chi sente con l’altro, può davvero vivere per l’altro.

Come afferma Brené Brown, ricercatrice sulla connessione umana: “L’empatia non è una risposta all’esperienza dell’altro, ma un tentativo di comprendere”. In questo tentativo si fonda la speranza per un’educazione più umana, consapevole e trasformativa. La scuola ha l’occasione storica di farsi promotrice di questo cambiamento culturale, e ogni famiglia può diventare il primo seme di un’umanità più attenta, più presente, più gentile. Allenarsi all’empatia è, in definitiva, un atto rivoluzionario. E rivoluzionare l’educazione significa scegliere di credere che il cuore, come la mente, ha bisogno di essere nutrito per fiorire.

 

  • Dona a ogni bambino un'educazione di qualità

    Scegli l'importo della tua donazione

 

Bibliografia
  • Brown, B. (2010). The Power of Vulnerability. TED Talk.

  • Cavicchiolo, E., Passini, S., & Di Napoli, I. (2022). Promoting prosocial behavior and empathy in Italian middle schools: A longitudinal study. Journal of Adolescence, 94, 133–143. https://doi.org/10.1016/j.adolescence.2022.01.005

  • Collaborative for Academic, Social, and Emotional Learning (CASEL). (2023). What is SEL? https://casel.org/what-is-sel/

  • Marsh, A. A. (2021). The neuroscience of empathy: Progress, pitfalls and promise. Nature Neuroscience, 24(9), 1153–1160. https://doi.org/10.1038/s41593-021-00954-7

  • Reynolds, P. H. (2003). Il punto. Milano: Ape Junior.

  • Siegel, D. J. (2010). La mente relazionale. Neurobiologia dell’esperienza interpersonale. Cortina Editore.

  • Verde, S., & Reynolds, P. H. (2018). Io sono umano. Milano: Il Castoro.

  • Zins, J. E., Weissberg, R. P., Wang, M. C., & Walberg, H. J. (2004). Building Academic Success on Social and Emotional Learning: What Does the Research Say? Teachers College Press.

Immagini

Sii parte del cambiamento. Condividere responsabilmente contenuti è un gesto che significa sostenibilità

Alleniamo l'intelligenza emotiva: che emozione ti suscita questo articolo?

Loading spinner

Iscriviti alla newsletter

NEWSLETTER GEN

Modulo per l'iscrizione alla newsletter FPP

Nome(Obbligatorio)
Email(Obbligatorio)
Privacy Policy(Obbligatorio)
Questo campo serve per la convalida e dovrebbe essere lasciato inalterato.