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Tesori del cervello: come migliorare l’attenzione

Notifiche sui social media, email di lavoro, voglia di uno spuntino – durante la quotidianità siamo costantemente bombardati di stimoli e distrazioni che ci fanno perdere la concentrazione. E’ difficile mantenere l’attenzione focalizzata su una sola attività alla volta, un effetto collaterale del cervello umano, adattatosi per elaborare molti stimoli allo stesso tempo.

Le neuroscienze non hanno una definizione univoca di “attenzione” – i meccanismi che la regolano coinvolgono molteplici aree del cervello e non sono ancora del tutto compresi. Per questo, i ricercatori fanno spesso ricorso a metafore: secondo la Teoria del Carico Cognitivo, ad esempio, ogni attività ha un “peso” sulla memoria di lavoro. L’attenzione sarebbe quindi la nostra capacità di gestire questo carico, che ha uno spazio limitato dalla quantità di memoria di lavoro disponibile.

Un altro modo di intendere l’attenzione, secondo Amishi Jha, professoressa di psicologia presso l’Università di Miami, è come vagare al buio con una torcia elettrica. In ogni momento, focalizziamo il fascio di luce solo su qualcosa in particolare, tralasciando il resto. Ma quando le distrazioni ci fanno orientare la torcia da un’altra parte, anche momentaneamente, perdiamo di vista l’oggetto originale e diventa difficile recuperarlo. Chi si distrae facilmente ha una mente vagante. Chi invece ha padronanza delle proprie capacità d’attenzione è quindi in grado di concentrare il fascio luminoso solo su ciò che vuole. Gli effetti della perdita di concentrazione a lungo andare non sono affatto banali. Includono mancanza di motivazione a completare i propri compiti, fino a una maggior probabilità di commettere errori e un senso di confusione che può portare a scelte errate.

Secondo Jah, è possibile allenare la propria mente per migliorare la propria concentrazione. Abbiamo parlato spesso della mindfulness, una pratica di meditazione che consiste proprio nello sperimentare ciò che ci circonda con maggiore consapevolezza. I benefici di questa pratica, molto studiata nell’ambito delle neuroscienze, includerebbero non solo un miglioramento dell’umore e una riduzione dello stress, ma anche una maggior capacità di concentrazione. Jah ha testato l’efficienza di questa pratica su atleti e militari tramite il progetto UMindfulness Initiative, osservando una maggiore soglia di attenzione negli individui che si erano allenati alla mindfulness. 

Altri consigli per migliorare le nostre capacità di concentrazione, secondo Jah, sono lei seguenti tecniche base comuni alle pratiche di mindfulness più comuni:

  • Imparare a concentrarsi su una sola cosa alla volta. Per riprendere la metafora della torcia elettrica, ci si deve abituare a mantenere il fascio di luce fisso su un solo oggetto, compito o esperienza alla volta. Jah consiglia di concentrarsi su uno stimolo sensoriale, quale ad esempio il respiro. La freschezza dell’aria, la sensazione attraverso le narici, la cassa toracica che si espande. Quando ci si allontana da quella sensazione, distratti da un altro stimolo, occorre sforzarsi per riportare l’attenzione sullo stimolo originale. Sviluppata questa abilità, verrà più facile farlo anche per altri stimoli e in maniera spontanea. 
  • Camminare “consapevolmente”. Anche in questo caso si pone attenzione agli stimoli sensoriali – posizione dei piedi, sensazione del pavimento, il movimento dell’aria sulla pelle. Questa camminata può avvenire al chiuso o all’aperto, può essere lenta o veloce etc. occorre sperimentare quale modalità è più appropriata a se stessi.
  • Scansionare il proprio corpo. Direzionare mano a mano la propria attenzione sulle parti del corpo, prendendo nota mentale delle sensazioni associate (caldo, formicolio, tensione etc). 
  • Dopo aver acquisito familiarità con le tecniche precedenti, passare al cosiddetto monitoraggio aperto. Questa tecnica non consiste nel focalizzarsi su una cosa alla volta, bensì a prendere consapevolezza di tutti gli stimoli che ci circondano, ma senza elaborarli. Prendere atto della loro esistenza e lasciarseli “scorrere addosso”, assegnando al massimo un nome e passare di volta in volta a quello successivo. Se si nota di essere troppo concentrati su un solo stimolo, è meglio ritornare a una delle tecniche precedenti.

Esercitare questi espedienti anche solo un quarto d’ora al giorno, a detta di Jah e delle numerose ricerche in materia, porta benefici misurabili. Non tanto nel tenere fisso il raggio luminoso solo su una cosa alla volta, quanto nell’essere in grado di riportarlo sull’esperienza di cui abbiamo bisogno. Distrarsi, dopotutto, è normale per un cervello così capace e sovraesposto a stimoli come quello umano. Il segreto sta nel recuperare l’attenzione una volta che la si è persa.

Bibliografia
  • Medical College of Wisconsin, Cognitive Load Theory, A Guide to Applying Cognitive Load Theory to Your Teaching, 2022
  • Nassif, et al, (2023).Optimizing performance and mental skills with mindfulness-based attention training: two field studies with operational units. Military Medicine. 188 (3/4), 761-770.
  • R Barnett, 4 simple exercises to strengthen your attention and reduce distractibility, Ted-Ed Blog, 2018
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