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“Io sono te, tu sei me, che tutto sia per il nostro prossimo”

Amicizia e collettività secondo Pedagogia per il Terzo Millennio

La ricerca neuroscientifica e psicopedagogica ha indagato negli ultimi anni l’amicizia come espressione fondamentale delle relazioni umane, scoprendone gli enormi benefici: è un fattore altamente protettivo del benessere psicologico durante l’adolescenza, aiuta l’elaborazione positiva dello sforzo fisico, migliora le performance di gruppo, la capacità di godere delle sensazioni gradevoli e incrementa persino l’aspettativa di vita.

L’Amicizia in Pedagogia per il Terzo Millennio

In Pedagogia per il Terzo Millennio, metodo educativo ideato da Patrizio Paoletti e la sua équipe, l’amicizia è uno degli otto ambiti della vita, definiti in coppie come: Corpo-Spirito, Famiglia-Affetti, Lavoro-Finanze, Amicizia-Collettività. L’essere umano sviluppa appieno il suo potenziale quando riesce ad esprimersi con uguale intensità in ogni ambito e, per ogni coppia, un termine rappresenta la dimensione personale e l’altra quella della crescita verso una misura più ampia.

In questa prospettiva, l’amicizia rappresenta il nucleo fondante di quella relazione espansa che è la collettività. L’amicizia rappresenta lo scrigno relazionale dei primi apprendimenti e dei valori più intimi. Per questo motivo le amicizie, specie quelle che durano tutta la vita, rappresentano un fattore protettivo della resilienza estremamente prezioso, poiché sono relazioni che ci permettono di rimetterci in contatto con le nostre motivazioni intrinseche nell’alternarsi delle vicende.

Le sfide del web…

Le dinamiche dell’amicizia sono state profondamente influenzate dalla diffusione dei social network, i quali, come dice il nome stesso, nascono proprio a supporto di questo tipo di relazioni. Basti pensare che il payoff con cui nasce Facebook – ancora oggi il più diffuso social network al mondo con oltre 3 miliardi di utenti iscritti – è “per restare in contatto con le persone della tua vita”.

Lo strumento rappresentato dai social network in sé è certamente neutro e non danneggia necessariamente il contatto diretto, ma presenta anche notevoli insidie. Secondo una ricerca condotta da Wilcox e Stephen i contatti virtuali portano ad un incremento dell’autostima a breve termine, mentre l’uso assiduo dei social network ha condotto i partecipanti a sperimentare una diminuzione dell’autocontrollo, come mostrato dal peggioramento delle abitudini alimentari e dal minore impegno nell’affrontare le sfide. Gli studiosi hanno rilevato addirittura una correlazione tra numero di contatti su Facebook, indebitamento e obesità.

 


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…e dell’Intelligenza Artificiale

Si aggiunge poi un’ulteriore sfida, rappresentata dalle amicizie virtuali nel senso letterale del termine, ovvero amici digitali animati dall’IA. Alcune app, come ad esempio Replika, un’amica virtuale, stanno diffondendosi rapidamente, con risultati inattesi. Il gruppo Facebook “Replika Friends” conta 36.000 membri, mentre il gruppo per le persone che hanno relazioni romantiche con i loro Replika ne ha 6.000. Il vivace subreddit di Replika conta quasi 58.000 membri. L’app ha 10 milioni di download su Android ed è nella top 50 delle applicazioni Apple per la salute e il fitness. Si tratta di una tecnologia di machine learning che impara dalle risposte degli utenti, per adattarsi sempre meglio ai loro gusti e guadagnare intimità crescente. Inaspettatamente, negli scorsi mesi diversi utenti hanno cominciato a segnalare di essere stati molestati sessualmente con assalti verbali dalla propria app.

Amicizia, diversità e stereotipi sociali

Un grande rischio di queste tecnologie è rappresentato proprio dall’adattamento facilitato ai bisogni dell’utenza. Le amicizie, specie quelle dell’infanzia e dell’adolescenza, secondo la ricerca sono tradizionalmente legate agli ambienti in cui si producono, quindi in un certo senso meno selettive. I nostri amici di sempre sono spesso quelli che abbiamo trovato in classe o in palestra e, seppure sembri che anche la corrispondenza chimica e genetica giochi la sua parte, le circostanze ci hanno portato a sviluppare legami con persone anche molto diverse da noi.

Questo aspetto è estremamente importante perché ci porta all’apertura verso il mondo sociale allargato. Se le mie amicizie sono varie e diversificate, tenderò a riconoscere più facilmente amici nelle nuove e diverse persone che incontro. Si tratta di un apprendimento codificato nei neuroni specchio del mio cervello: grazie ad essi riconosco me stesso nelle azioni dell’altro e posso educarmi a farlo in modo sempre più ampio, sviluppando quella straordinaria attitudine che viene chiamata compassione. Lo sviluppo di un’attitudine di apertura al mondo è proprio ciò che mi porta da un polo all’altro della diade degli otto campi: dall’Amicizia alla Collettività.

Dall’Amicizia alla Collettività: i benefici del volontariato per la salute mentale

In quest’ottica possiamo dire che il volontariato rappresenta spesso uno strumento per “fare amicizia con la società”. Infatti, secondo uno studio pubblicato nel 2020 sul Journal of Happiness Studies, in cui i ricercatori hanno esaminato i dati di quasi 70.000 partecipanti, rispetto alle persone che non hanno svolto attività di volontariato, quelle che lo hanno fatto nell’anno precedente sono risultate più soddisfatte della propria vita e hanno giudicato migliore la propria salute generale. Inoltre, i ricercatori hanno riscontrato che le persone che facevano volontariato più frequentemente avevano maggiori benefici: chi ha fatto volontariato almeno una volta al mese ha riportato una salute mentale migliore rispetto a chi ha fatto volontariato poco o per niente.

Carovana del Cuore

Nella Carovana del Cuore, la grande campagna di sensibilizzazione face-to-face di Fondazione Patrizio Paoletti, i volontari fanno un’esperienza diretta di questi benefici. Attrezzati di maglietta arancione e braccialetto “Vivi Appassionatamente”, incontrano ogni anno migliaia di persone diverse sulle spiagge per sensibilizzarle all’importanza dell’educazione e dell’impegno sociale. In questo modo, i volontari diventano amici di intere spiagge di bagnanti, scoprendo la ricchezza della diversità tra le persone, accomunate dal desiderio di fare bene, di fare per gli altri, in cui i volontari si riconoscono. L’incontro tra volontari che percorrono le spiagge e donatori sembra incarnare l’antico adagio che recita: “io sono tuo, tu sei mio, che tutto sia per il nostro prossimo”.

 


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Bibliografia
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  • Holt-Lunstad, J., Smith, T. B., & Layton, J. B. (2010). Social relationships and mortality risk: a meta-analytic review. PLoS medicine7(7), e1000316.
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  • Paoletti, P, e Selvaggio, A., (2011). Mediazione – Quaderni di Pedagogia per il Terzo Millennio. Edizioni 3P.
  • Paoletti, P., (2008). Crescere nell’eccellenza. Armando Editore.
  • Schnall, S., Harber, K. D., Stefanucci, J. K., & Proffitt, D. R. (2008). Social support and the perception of geographical slant. Journal of experimental social psychology44(5), 1246-1255.
  • Vitaro, F., Boivin, M., & Bukowski, W. M. (2009). The role of friendship in child and adolescent psychosocial development.
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  • Wilcox K. e Stephen A.T., (2012). Are Close Friends the Enemy? Online Social Networks, Self-Esteem, and Self-Control, in «Journal of Consumer Research».

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