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Giornata mondiale del cervello: intervista a Rotem Leshem

Leshem è docente del Dipartimento di Criminologia della Bar-Ilan University

Nella Giornata Mondiale del Cervello 2023, intervistiamo uno dei nostri partner di ricerca: Rotem Leshem, docente senior e vicedirettore del programma universitario presso il dipartimento di criminologia dell’Università di Bar-Ilan – Israele.

Lei è docente senior e vicedirettore didattico per i corsi di laurea del Dipartimento di Criminologia dell’Università di Bar-Ilan. Tra i suoi principali interessi di ricerca vi sono i tratti di personalità, l’impulsività e la loro associazione con i comportamenti guidati dalle emozioni/ricompense e quelli guidati dagli obiettivi, soprattutto negli adolescenti. La sua ricerca è particolarmente preziosa nell’attuale momento di disagio psicologico dei giovani. Negli ultimi anni ha iniziato a collaborare con RINED, l’istituto di ricerca della Fondazione Patrizio Paoletti, e stiamo attualmente progettando un nuovo progetto di ricerca con minori svantaggiati, può dirci perché questa ricerca sarà significativa ai fini educativi?

La premessa fondamentale che guida il mio lavoro è che i legami reciproci tra l’ambiente sociale e i substrati neurologici determinano in ultima analisi il comportamento umano.  Rafforzando o indebolendo la comunicazione integrativa tra i sistemi neurali alla base delle emozioni e della cognizione, i fattori ambientali e le esperienze di vita possono influenzare e modificare il comportamento.

L’adolescenza è una fase trasformativa di scoperta di sé e di apprendimento, caratterizzata da una profonda esplorazione psicologica della propria identità. Sollecita domande fondamentali come “Chi sono io?” e comprende l’introspezione delle aspirazioni, dei valori e dei desideri personali. Tuttavia, il significato di queste domande emerge veramente quando vengono considerate nel contesto delle relazioni con gli altri, andando oltre i confini delle prospettive individuali. Questo passaggio dall’introspezione focalizzata su se stessi a una più ampia consapevolezza del contesto sociale è fondamentale per una crescita personale autentica e significativa.

Le principali influenze sugli adolescenti sono l’ambiente familiare (compresi i genitori e gli altri membri della famiglia) e l’ambiente scolastico (che coinvolge insegnanti e coetanei). Inoltre, il ruolo dominante dei social media plasma in modo significativo le menti dei giovani. Tuttavia, in questo periodo, l'”altro” gioca un ruolo fondamentale non solo nella formazione del sé individuale, ma anche nel favorire i legami tra gli individui.

In quanto fase di transizione dall’infanzia all’età adulta, l’adolescenza comporta rapidi cambiamenti nello sviluppo dei domini fisici, neurobiologici, psicologici e sociali. È un periodo dinamico che offre un immenso potenziale di crescita e sviluppo in vari aspetti della vita. Tuttavia, presenta anche numerosi rischi e crisi che possono portare a sfide sociali e mentali. L’educazione, che continua per tutta la vita, ha un grande significato sia nella prima infanzia che nell’adolescenza. Queste fasi hanno in comune lo sviluppo e la formazione del sé, parallelamente alla maturazione del cervello.

Pertanto, l’adolescenza offre un’opportunità di crescita mentale, di apprendimento costante, di generazione di nuove idee, di pensiero creativo e di sviluppo di un concetto di sé. Durante questo periodo, i giovani cercano il proprio percorso di vita, ricostruiscono la propria auto-rappresentazione, stabiliscono un’identità sociale e personale indipendente dalle figure genitoriali, creano la propria famiglia, entrano nel mondo del lavoro e si sforzano di raggiungere l’indipendenza finanziaria. È durante questi anni di trasformazione che vengono gettati i semi del loro futuro. L’istruzione, per me, agisce come il nutrimento essenziale – acqua, sole, vento e terra – che permette a questi semi di crescere.

Recentemente, con RINED, abbiamo collaborato nel progetto “Youth of Light” dell’associazione “Fondazione Patrizio Paoletti per lo sviluppo e la comunicazione Israele”. Questo progetto gestisce un’impresa socio-occupazionale che mira a potenziare gli adolescenti a rischio, attrezzandoli per una vita produttiva e per futuri ruoli di leadership. L’approccio educativo di questo progetto è in linea con l’approccio della Pedagogia per il Terzo Millennio. L’obiettivo è esplorare la relazione tra il potenziamento delle competenze emotive e cognitive e la partecipazione a questa impresa educativo-professionale.

Il progetto “Ragazzi di Luce” si basa su un modello educativo che mette in contatto i giovani a rischio con se stessi e con gli altri e li responsabilizza. All’interno di questo progetto, attraverso iniziative educativo-occupazionali, questi giovani sviluppano l’indipendenza economica e imparano ad assumersi la responsabilità di se stessi e del proprio comportamento, lavorando in modo collaborativo all’interno di un gruppo piuttosto che come individui isolati e separati. Il progetto infonde valori come la perseveranza, la disciplina e la capacità di superare ostacoli e sfide, rafforzando così la loro autoefficacia, l’autostima e facilitando l’integrazione nella comunità.

Dal mio punto di vista, l’assunto alla base di questo modello è la fiducia in questi giovani, la fiducia nella loro capacità di cambiare e di contribuire a una società che sostiene valori e moralità. La fiducia implica l’andare oltre la ragione, superando le percezioni e le conoscenze personali. Questo dà speranza a questi individui, mettendoli in condizione di credere nella loro capacità di operare un cambiamento, non solo nella loro vita ma anche nel loro ambiente. La fiducia in loro, dimostrata dalle influenze esterne, viene interiorizzata e finisce per formare la loro autostima interiore.

In occasione della Giornata Mondiale del Cervello 2023, la Fondazione Patrizio Paoletti sta diffondendo la consapevolezza del legame tra la ricerca sul cervello e l’educazione. A questo proposito, ritiene che le collaborazioni internazionali siano importanti nella ricerca? Perché?

Diffondere la consapevolezza del legame tra la ricerca sul cervello e l’istruzione è fondamentale e in questo contesto le collaborazioni internazionali svolgono un ruolo essenziale. Per me le collaborazioni internazionali sono essenziali perché vanno oltre le semplici conversazioni e stabiliscono connessioni significative. La collaborazione non si limita alla condivisione di intuizioni, ma significa un riconoscimento più profondo del fatto che siamo tutti interconnessi e interdipendenti. Ciò può essere paragonato al funzionamento del corpo umano, che opera in modo ottimale quando organi diversi, come mani, gambe, cuore e polmoni, lavorano insieme in cooperazione.

Questa metafora si estende anche al corpo della conoscenza scientifica. Proprio come ogni organo contribuisce con la sua unicità e specialità al corpo condiviso, i singoli individui della comunità di ricerca possono contribuire con le loro competenze e prospettive, facendo progredire la ricerca e apportando contributi autentici. Sfruttando i contributi collettivi dei ricercatori di tutto il mondo, possiamo promuovere il progresso e una comprensione più profonda.

In modo simile, il nostro cervello funziona al meglio quando c’è una comunicazione efficace e un’ampia connettività tra le reti neurali. Questo livello elevato di connettività a livello emotivo, cognitivo e fisico consente un’elaborazione rapida delle informazioni, una percezione nitida, una memoria potenziata, un processo decisionale efficace, creatività ed esperienze emotive e cognitive più ricche.

Allo stesso modo, le collaborazioni tra individui e tra diversi campi di ricerca promuovono e approfondiscono la nostra comprensione del comportamento umano. Ciò è in linea con il concetto unico di Patrizio Paoletti, espresso nel metodo Pedagogia per il Terzo Millennio, di rete neuronale espansa. Lavorando insieme, possiamo costruire ponti che collegano gli aspetti soggettivi e fenomenologici della ricerca con quelli oggettivi e misurabili. Queste collaborazioni facilitano un approccio olistico alla ricerca, permettendoci di ottenere approfondimenti da prospettive sia soggettive che misurabili.

Grazie alle collaborazioni internazionali, la ricerca fiorisce e cresce, portando a una comprensione più profonda del comportamento umano. Lavorando insieme in cooperazione, creiamo un ambiente in cui le conoscenze vengono condivise, le risorse vengono messe in comune e gli sforzi collettivi guidano il progresso. In definitiva, i nostri sforzi di collaborazione ci permettono di raggiungere nuove frontiere di comprensione nel campo del comportamento umano.

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