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Corteccia cerebrale frontale

Due parole in generale sulla corteccia cerebrale

La corteccia cerebrale è uno strato distintivo di sostanza grigia che ricopre la superficie esterna del cervello: può essere descritta con ancora maggiore precisione come la sottile copertura di materia grigia che abbraccia gli emisferi cerebrali. Questi ultimi, due grandi formazioni semisferiche separate da una profonda scanalatura longitudinale, costituiscono il cervello nel suo insieme. La corteccia cerebrale rappresenta la parte più estesa e funzionalmente essenziale dell’intero sistema nervoso centrale. Per convenzione, la corteccia cerebrale di ogni emisfero cerebrale può essere suddivisa in quattro principali regioni, note come “lobi cerebrali” o “lobi del cervello”. Questi lobi sono identificati individualmente come lobo frontale, lobo temporale, lobo parietale e lobo occipitale. In questa voce di glossario portiamo la nostra attenzione sulla parte frontale della corteccia per scoprirne caratteristiche e funzioni.

Corteccia cerebrale frontale - Lobi del cervello
Corteccia cerebrale frontale – Lobi del cervello

 

Perché la corteccia cerebrale frontale si chiama così

La corteccia cerebrale frontale deve il suo nome alla sua posizione anatomica all’avanguardia del cervello, situandosi nella parte anteriore e superiore dei due emisferi cerebrali. È la più grande delle quattro aree della corteccia cerebrale e rappresenta una regione di notevole importanza per il controllo delle funzioni cognitive superiori e dei comportamenti complessi negli esseri umani.

Com’è suddivisa

La corteccia cerebrale frontale può essere suddivisa in varie regioni funzionali e anatomiche, ognuna con specifiche responsabilità e connessioni neurali. Queste suddivisioni includono:

  • Corteccia Prefrontale. È la porzione anteriore della corteccia frontale ed è coinvolta in funzioni esecutive complesse, come il pensiero astratto, la pianificazione, il ragionamento, il giudizio, la presa di decisioni e la regolazione emotiva. La corteccia prefrontale è cruciale per la personalità e il comportamento sociale. La corteccia prefrontale è una parte specifica  all’interno del lobo frontale. Il lobo frontale è l’area più esterna del cervello, e la corteccia prefrontale è una delle sue regioni funzionalmente e anatomicamente distintive. Quindi, mentre il lobo frontale include la corteccia prefrontale, quest’ultima è solo una parte di questo lobo più ampio, che include anche le parti di corteccia che seguono:
    • Corteccia Orbitofrontale. Si trova nella parte inferiore della corteccia prefrontale e gioca un ruolo chiave nel monitoraggio delle interazioni sociali e nell’elaborazione delle emozioni.
    • Corteccia Frontale Mediale. Situata al centro della corteccia frontale, è coinvolta nel controllo dell’autocoscienza, dell’empatia e dell’introspezione.
    • Corteccia Frontale Laterale. Questa regione è coinvolta in diverse funzioni, tra cui il linguaggio e il controllo motorio volontario, ed è suddivisa in corteccia premotoria e corteccia prefrontale dorsolaterale.
    • Corteccia Prefrontale Ventromediale. Si trova nella parte anteriore della corteccia cingolata e partecipa al processo decisionale e al controllo delle emozioni.
  • Corteccia Motoria Primaria. Si trova nella parte posteriore della corteccia frontale, ed è coinvolta nel controllo dei movimenti volontari del corpo. È mappata in modo preciso rispetto alle diverse parti del corpo, un fenomeno noto come “omuncolo motorio”.

Cosa fa la corteccia motoria

La corteccia motoria, situata nella parte posteriore della corteccia frontale, è responsabile della regolazione e del controllo dei movimenti volontari del corpo. Questa regione è collegata direttamente al sistema motorio e funge da punto di partenza per l’invio di segnali ai muscoli coinvolti nei movimenti volontari. Il lobo frontale sinistro controlla principalmente i movimenti del lato destro del corpo, mentre il lobo frontale destro gestisce i movimenti del lato sinistro del corpo.

La corteccia motoria primaria possiede una rappresentazione precisa del corpo, nota come ‘omuncolo motorio’, che mappa le diverse parti del corpo sulla superficie cerebrale. Le aree corticali associate alle parti del corpo che richiedono un maggior controllo fine, come le mani e la faccia, occupano uno spazio relativamente più esteso nella corteccia motoria.

Quali sono le funzioni principali del lobo frontale?

Il lobo frontale svolge diverse funzioni essenziali nel cervello umano, contribuendo a processi cognitivi superiori e comportamenti complessi. Alcuni dei suoi ruoli principali includono:

  1. Funzioni Esecutive. La corteccia prefrontale è coinvolta nel controllo delle funzioni esecutive, che comprendono la memoria di lavoro, il controllo inibitorio, la pianificazione, l’organizzazione, il ragionamento, la flessibilità cognitiva e la risoluzione dei problemi. Queste capacità sono fondamentali per adattarsi all’ambiente circostante e prendere decisioni appropriate.
  2. Controllo delle Emozioni. La corteccia frontale è coinvolta nella regolazione delle emozioni e nel controllo degli impulsi. Aiuta a mediare e bilanciare le risposte emotive, consentendo una reazione adeguata agli stimoli esterni.
  3. Linguaggio. Il lobo frontale sinistro, in particolare, è cruciale per la produzione e l’elaborazione del linguaggio. Le aree corticali nella parte frontale sinistra del cervello sono associate con la comprensione del linguaggio parlato e scritto.
  4. Comportamento Sociale. La corteccia orbitofrontale e altre aree del lobo frontale sono coinvolte nella regolazione dei comportamenti sociali e delle interazioni con gli altri. Partecipano alla comprensione delle norme sociali e al controllo degli impulsi socialmente inappropriati.

Il lobo frontale nella Pedagogia per il Terzo Millennio

Le particolari caratteristiche funzionali del lobo frontale aprono alla pedagogia e alla didattica orizzonti finora poco o affatto esplorati. Leggiamo insieme alcune considerazioni al riguardo, tratte da un testo chiave della PTM:

“Tra tutte le aree del cervello, [il lobo frontale] è in assoluto la più interessante per il pedagogista: è infatti un vero e proprio scrigno che custodisce straordinarie capacità potenziali, le quali possono essere risvegliate tramite un’educazione finalmente arricchita dall’apporto di una matura scienza del cervello. È proprio in questo lobo, infatti, che hanno sede una serie di funzioni decisive perché l’umanità del terzo millennio abbia un futuro basato su una fruttuosa cooperazione: ci riferiamo alla capacità di avere un comportamento intenzionale, di pianificare le proprie azioni in base ad un progetto, di organizzare le proprie emozioni in base ai propri valori e di gestirle per cooperare con il prossimo. (…)

È rilevante che, sulla base di tutti gli esperimenti effettuati fino ad ora, si ritiene probabile che sia proprio in questa zona del lobo frontale che le informazioni in arrivo vengano integrate. Avviene, cioè, che tutti gli stimoli che colpiscono i nostri sensi, dopo essere entrati attraverso le loro ‘porte di accesso’ ed essere stati distribuiti nelle zone adibite a leggere lo stimolo, giungono al lobo pre-frontale e, pur essendo già state in parte elaborati, vengono nuovamente ‘trattati’, creando tra di loro nuove associazioni e comparazioni. Sembrerebbe, quindi, che questo lobo sia in grado di svolgere una sintesi molto sofisticata e di confrontare le percezioni in arrivo con altre già in memoria. Se l’insieme di questi studi fosse confermato, ci troveremmo davanti ad una capacità davvero fondamentale.

Questo lobo sarebbe in grado di comparare ed associare ‘creativamente’ percezioni provenienti non solo dai diversi lobi cerebrali, ma anche da diversi segmenti temporali. In base a questa ipotesi, potremmo ridefinire l’intelligenza su una base nuova: essa si configurerebbe come una capacità di passare in rassegna alcuni nuclei mnemonici, che si trovano nell’archivio dei ricordi, selezionarli e associarli in una struttura capace di ‘accoppiarsi’ col problema o la domanda posta dal mondo, affinché sia disponibile la soluzione più adatta.” (P. Paoletti, Crescere nell’eccellenza, pp.18-20, passim)

Bibliografia
  • Alvarez, J.A., Emory, E., (2006). Executive function and the frontal lobes: a meta-analytic review, Neuropsychology Review. 16 (1): 17–42. doi:10.1007/s11065-006-9002-x
  • Duncan, J., Seitz, R. J., Kolodny, J., Bor, D., Herzog, H., Ahmed, A., et al. (2000). A neural basis for general intelligence, Science, 289 (5478), 457−460
  • Erickson, K.I., Leckie, R.L., Weinstein, A.M. (2014). Physical activity, fitness, and gray matter volume, Neurobiology of Aging. 35 (Suppl 2): S20–S28. doi:10.1016/j.neurobiolaging.2014.03.034
  • Kim, A. S., Vallesi, A., Picton, T. W., & Tulving, E. (2009). Cognitive association formation in episodic memory: evidence from event-related potentials. Neuropsychologia, 47, 3162-3173
  • Paoletti, P. (2008). Crescere nell’eccellenza. Armando Editore.

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