Narayanan Srinivasan, docente presso il Centro di Scienze Comportamentali e Cognitive (CBCS) dell’Università di Allahabad (India), sarà ad ICONS il 26 luglio. Il suo intervento, intitolato “Consapevolezza senza o con minimo contenuto“, si concentrerà sull’argomento principale delle sue ultime ricerche: la coscienza senza contenuto.
Che cos’è la coscienza senza contenuto? Attraverso un confronto tra filosofia orientale e occidentale, Narayanan Srinivasan concepisce la coscienza senza contenuto come uno stato di consapevolezza neutrale dell’individuo, privo di contenuti e attaccamenti esterni. Un’esperienza fenomenologica minima – come viene definita dal filosofo tedesco Thomas Meztinger che ha ispirato le sue ricerche – in cui possiamo riscoprire noi stessi e ritrovare un benessere emotivo dimenticato.
Secondo Patrizio Paoletti, il concetto di coscienza senza contenuto corrisponde al luogo della pre-esistenza, il centro del Modello Sferico della Coscienza da lui ideato. “Nel modello teorico della coscienza parlo di tre dimensioni dell’esperienza: sé minimo, sé narrativo e pre-esistenza. Quest’ultimo è il luogo centrale della sfera, dimensione di coscienza senza contenuto“.
Naryanan Srinivasan afferma che il silenzio, nella sua dimensione più elevata, è il mezzo tramite cui possiamo accedere a questo stato di coscienza senza contenuto. In questa intervista con Patrizio Paoletti, dopo aver illustrato le principali fonti delle sue ricerche – dagli antichi testi indiani delle Upanishad agli studi di Thomas Metzinger – Naryanan definisce in questi termini l’esperienza del silenzio: “Nel silenzio non abbiamo nessun input sensoriale: visione, tatto, udito. Da una prospettiva filosofica indiana, il silenzio è il mezzo tramite cui raggiungiamo uno stato particolare di coscienza senza contenuto. Può essere definito vuoto o Turiya“.
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