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Come influisce l’alimentazione sulla Malattia di Parkinson?

L’alimentazione neuroprotettiva a base vegetale

La Malattia di Parkinson è correlata alla riduzione del contenuto di dopamina nel cervello. Rappresenta la seconda più frequente malattia neurodegenerativa al mondo, ha un andamento cronico e richiede un trattamento continuativo. Anche se molteplici fattori genetici sono coinvolti nella patogenesi della Malattia di Parkinson, la ricerca suggerisce che possa rappresentare il risultato finale di una combinazione di fattori genetici e ambientali. Tra i fattori ambientali, l’alimentazione si sta affermando come un elemento importante in questa malattia, e non solo dal punto di vista delle esigenze nutrizionali dell’organismo.

Il ruolo dell’alimentazione

La Malattia di Parkinson (MP) è caratterizzata da sintomi prevalentemente motori, quali disturbi del cammino e della postura, rallentamento motorio, rigidità e tremore, a cui si possono associare disturbi a carico di altri sistemi maggiori, come i disturbi autonomici e delle funzioni cognitive.

Ho capito l’importanza dell’alimentazione nella MP da oltre 20 anni, e nel 2011 ho pubblicato un piccolo studio da cui è emerso che in un gruppo di pazienti che seguivano una dieta normoproteica vegetale i sintomi motori miglioravano dopo un mese. I fattori dietetici possono alterare l’equilibrio ossidativo nel cervello, e agire sia con meccanismi neurotossici che neuroprotettivi. Il cibo può infatti fornire molecole protettive ma anche dannose, che possono agire nel tempo con effetti cumulativi, sinergici o antagonisti, che influenzano non solo l’insorgenza della MP, ma anche la sua velocità di progressione.

Inoltre, la composizione della dieta influenza quella del microbiota intestinale, che nella MP è alterata, e che a sua volta può influenzare l’asse intestino-cervello. Ma nella MP possono verificarsi anche oscillazioni del peso corporeo, a cui possono contribuire le variazioni del dispendio energetico e dell’assunzione di cibo. Inoltre, il cibo è coinvolto nella farmacocinetica della levodopa, la principale molecola farmacologica utilizzata nella MP.

Stato nutrizionale

I pazienti con MP sono a rischio di variazioni di peso corporeo e malnutrizione. L’apporto inadeguato di energia e sostanze nutritive, causato da scelte dietetiche, discinesie (una complicanza della terapia cronica con levodopa) e difficoltà ad alimentarsi, può causare perdita di peso e malnutrizione, che a loro volta possono peggiorare lo stato neurologico e sono associate a esiti avversi sulla salute e sulla qualità della vita. Anche se prevale la perdita di peso, soprattutto nei pazienti trattati con levodopa, viene riportato anche il rischio contrario di incremento ponderale, dovuto all’attività dopaminergica di altri farmaci utilizzati nel trattamento, come i dopamino-agonisti, e al ridotto movimento che caratterizza la malattia.

Cibo e farmaci: la levodopa

La molecola della levodopa è il precursore biochimico diretto della dopamina, e rappresenta il più potente trattamento farmacologico nella MP, in quanto agisce ripristinando adeguati livelli di dopamina nel cervello. Non è tuttavia il farmaco di prima scelta nella maggioranza dei casi, in quanto la sua assunzione prematura può anticipare la comparsa di effetti collaterali, che sono denominati “complicanze tardive della terapia cronica con levodopa”, e che dipendono dallo stadio della malattia e dal relativo dosaggio necessario per controllare i sintomi motori. Dosaggio che, nella maggioranza dei casi, inevitabilmente deve essere aumentato nel tempo, in quanto l’azione del farmaco perde di efficacia man mano che peggiora la neurodegenerazione.

Strategie per contenere la posologia di levodopa

È quindi importante mettere in atto tutte le strategie per mantenere più bassa possibile nel tempo la posologia del farmaco, a parità di efficacia: e qui entra in gioco la composizione della dieta. È infatti possibile migliorare i livelli ematici di levodopa semplicemente riducendo l’interferenza da parte del cibo con il suo assorbimento intestinale: per questo, l’assunzione del farmaco deve avvenire a stomaco vuoto, quindi non meno di 1 ora prima dei pasti o di 2 ore dopo i pasti.

Ma non basta, perché il farmaco deve poter entrare nel cervello, dove agisce, e questo ci conduce al ruolo delle proteine della dieta: infatti per l’ingresso nel cervello la levodopa, che è un aminoacido neutro, richiede un trasportatore, che è lo stesso di altri aminoacidi neutri (tirosina-il precursore della levodopa, fenilalanina, leucina, isoleucina, valina, triptofano e metionina), che entrano in circolo provenienti dal cibo e che competono con la levodopa, sul trasportatore comune, per l’ingresso nel cervello.

L’interferenza delle proteine può però essere ridotta con quella che viene denominata “redistribuzione proteica”, cioè il consumo di cibi proteici prevalentemente nel pasto serale. Pertanto, colazione e pranzo dovranno essere a base di cereali, verdura e frutta, mentre solo alla sera potranno essere introdotti i cibi proteici vegetali o animali. Inoltre, anche l’abbondanza di fibre della dieta è in grado di migliorare l’efficacia della levodopa, agendo sul transito intestinale e sul microbiota.

Il futuro è la neuroprotezione

Un’efficace neuroprotezione può evitare o ritardare la comparsa della MP e rallentarne la progressione: sebbene la MP abbia una diffusione mondiale, sono stati riportati tassi di prevalenza più bassi nella Repubblica popolare cinese, in Giappone e in Africa, paesi in cui gli alimenti vegetali rappresentano il cardine della dieta. Anche studi condotti in paesi occidentali su soggetti che seguivano diete a base vegetale hanno riportato benefici, autorizzandoci a ipotizzare che questi cibi potrebbero contenere sostanze potenzialmente neuroprotettive o escludere sostanze potenzialmente neurotossiche.

Dal momento che la ricerca supporta il ruolo dello stress ossidativo e della perossidazione lipidica nella MP, l’abbondanza di molecole ad effetto antiossidante, presenti nei cibi vegetali naturali, e la riduzione di grassi animali potrebbe rappresentare un fattore di protezione, mentre al contrario i latticini sono risultati responsabili di aumentare il rischio di MP. Altri cibi messi in relazione con un aumentato rischio di malattia sono la carne (fonte di grassi saturi e ferro), il pesce (fonte di mercurio) e l’acqua di pozzo (fonte di pesticidi). Alcuni studi riportano infine effetti benefici dall’assunzione di te e caffè. Inutile dirlo, tutto ciò che influisce sul rischio di comparsa della MP agisce attraverso la neurodegenerazione, che è anche responsabile della successiva progressione della malattia. Pertanto, i fattori che possono contribuire alla prevenzione della malattia sono gli stessi che ne rallentano il decorso.

L’alimentazione a base vegetale

Nella MP va quindi privilegiata un’alimentazione a base vegetale, in grado di rispettare le assunzioni dietetiche di riferimento (DRI) per energia, macro e micronutrienti, fibre alimentari e liquidi. Questa composizione della dieta favorisce l’assunzione di fibre, molecole antiossidanti (vitamine C ed E, carotenoidi, altre sostanze fitochimiche), vitamina B6 in quantità elevate e da fonti naturali, e la correzione della disbiosi intestinale mentre, al contrario, gli studi condotti con integratori non hanno fornito prove sufficienti di efficacia. Anche l’assunzione regolare di caffè e tè dovrebbe far parte delle indicazioni nutrizionali per i pazienti con MP.

Garantire un buono stato nutrizionale nella MP, pertanto, spazia dal fornire energia e nutrienti adeguati alle necessità dell’organismo, a considerare, in una prospettiva più ampia, la gestione dei sintomi e delle complicazioni croniche del trattamento con levodopa, nonché mirare a garantire una potenziale neuroprotezione.

Luciana BaroniLuciana Baroni è Neurologo, Geriatra, Fisiatra, Nutrizionista esperta in alimentazione a base vegetale. Socio fondatore e Presidente in carica di S.S.N.V. Ideatrice del metodo del PiattoVeg.
IG @dr_luciana.baroni

 

 

 


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Sitografia
  • https://www.dovepress.com/article/download/19529
  • https://www.scienzavegetariana.it/download/Malattia_di_Parkinson_Libro_Baroni.pdf
  • https://pmc.ncbi.nlm.nih.gov/articles/PMC11380239/pdf/jpd-14-jpd230264.pdf
  • https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/21535916/ 
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