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Papà del terzo millennio: la capacità di osservazione come chiave del nuovo ruolo di vita

Diventare padre rappresenta un cambio di ruolo che implica trasformazioni in ogni aspetto dell’essere umano, cambiamenti fisici, relazionali, nella rappresentazione di sé e del mondo, nel senso stesso che si attribuisce alla vita. Tanti profondi cambiamenti portano, naturalmente, anche notevoli sfide per l’individuo che si trova a rivedere completamente il proprio sé e la propria identità. Per fortuna, grazie alla plasticità cerebrale, ad essere buoni padri, come ogni altra cosa nella vita umana, si può imparare se ci impegniamo per questo.

L’apprendimento del ruolo inizia con l’osservazione

Secondo i principi di Pedagogia per il Terzo Millennio, il metodo pedagogico ideato da Patrizio Paoletti e la sua équipe, il primo e più importante punto di partenza per assumere un nuovo ruolo è comprenderlo attraverso l’osservazione. Nella Pedagogia per il Terzo Millennio (PTM), la capacità di osservazione non è intesa solo come una generica raccolta di informazioni su ciò che avviene in noi e intorno a noi, ma come uno specifico tipo di acquisizione neutra di dati che dà come frutto una profonda trasformazione interiore. Osservare in modo neutro, vuol dire mantenere un’attitudine non giudicante, ma capace di valutare in base a quello che è il nostro proposito. Quando ci troviamo in un nuovo ruolo, che implica nuove responsabilità, nuove priorità, nuove relazioni e risultati, la prima cosa che ci occorre è fermarci un momento per osservare e sviluppare autoconsapevolezza. Questo è vero, ad esempio, quando ci troviamo in una nuova posizione lavorativa in un ufficio. Il nuovo ruolo ci richiede di osservare per comprendere e interagire al meglio, altrimenti rischiamo di essere troppo avventati e svolgere il nostro compito in modo approssimativo e addirittura dannoso.

Il neopapà alle prese con l’osservazione

Anche quando assumiamo il ruolo di papà accade lo stesso. Naturalmente, non stiamo dicendo che è sempre possibile fermarsi fisicamente ad osservare le cose che accadono, la vita dei neopapà è piuttosto frenetica! Ci riferiamo, invece, ad un’attitudine interiore che ci permetta di lasciare uno spazio libero nella nostra mente, per provare a guardarci come dall’esterno, con una sana curiosità verso noi stessi.

Il miglior contesto per osservarsi e osservare è proprio quello della vita quotidiana, quando le sollecitazioni ci raggiungono. Apparentemente, è più facile stare seduti comodamente in poltrona a leggere un testo come questo e osservarsi, ma la ricerca mostra che assumiamo consapevolezza di noi stessi solo nel vivo degli avvenimenti. Un neopapà avrà molte sollecitazioni che lo stimolano ad osservarsi nella sua trasformata relazione col partner, nel moltiplicarsi di impegni di accudimento e, soprattutto, in una relazione con un altro giovanissimo essere umano così intensa e profonda da ampliare esponenzialmente la sua capacità di amare al punto da regalargli un nuovo sguardo sul mondo.

L’interprete le percezioni del neopapà

La novità dello sguardo del neopapà deve confrontarsi necessariamente con un meccanismo del nostro cervello che gli presenterà gli effetti delle esperienze passate, questo meccanismo è localizzato nell’emisfero sinistro e viene chiamato “Interprete”. Scoperto negli anni Ottanta del secolo scorso dal neuroscienziato Michael S. Gazzaniga, l’Interprete è un’area cerebrale con la funzione di elaborare narrazioni coerenti a partire dalla nostra esperienza frammentaria di noi stessi e del mondo. Esso agisce come un filtro per le nostre percezioni, mettendole in relazione con le nostre memorie, le nostre concezioni e sentimenti.

Cosa accade dunque quando il neopapà inizia ad osservarsi e osservare per prendere consapevolezza del suo ruolo e imparare a viverlo al meglio?

Il suo interprete si metterà in azione per svolgere il proprio compito. Gli presenterà il sistema di rappresentazioni ereditato dalla sua storia, una certa idea di paternità, di mascolinità, di sé stesso come singolo, di relazione di coppia. Tante rappresentazioni che risiedono nel nostro cervello senza che ne abbiamo consapevolezza e che non vengono attivate e quindi rese disponibili per l’osservazione fino a che non ci troviamo nel vivo delle situazioni, o facciamo uno specifico lavoro di educazione di noi stessi.

Come fare allora per non essere semplicemente invasi dalle rappresentazioni pregresse e restare liberi di indagare ed incarnare la propria personale e unica esperienza della paternità? La parola chiave è fermarsi. Fermarsi anche solo interiormente per un attimo prima di rispondere alle sollecitazioni. Fermarsi per un attimo, giusto in tempo per ascoltare la voce dentro di me di mio padre che si ripete come una traccia registrata nella mia mente e scegliere se darle corso oppure no. Il passato, infatti, non è qualcosa da rifiutare, quanto piuttosto da valutare per trarne vantaggio. La novità della famiglia che si allarga offre molte occasioni per interrompere i propri schemi, sono occasioni di osservazione e di apprendimento. Abbiamo diversi tipi di attenzione, una è automatica e si mostra con risposte non riflessive, ma possiamo addirittura allenarci a dividere la nostra attenzione tra noi stessi e la sollecitazione ricevuta, per osservarci con sempre maggiore consapevolezza.

Condizioni e condizionamenti del neopapà

Intraprendendo l’avventura del nuovo ruolo, il neopapà, come abbiamo detto, dovrà incontrare le rappresentazioni della vita ereditate dal suo passato, le sue idee potranno sembrargli improvvisamente inadeguate alla nuova situazione e si troverà ad accorgersi dei condizionamenti presenti in lui. Quali sono questi condizionamenti e cosa riguardano?

Innanzitutto, nessuno di noi vive isolato dal mondo e nel mondo in cui oggi viviamo il ruolo del padre sta attraversando trasformazioni profonde, per certi aspetti radicali. Chi diventa padre oggi è chiamato necessariamente a partecipare al processo sociale di trasformazione. E così, i riferimenti ereditati dalla propria storia spesso non sono sufficienti, ne vanno elaborati di nuovi giorno per giorno.

Uno degli aspetti che più stanno cambiando riguarda il maggior coinvolgimento del padre nelle attività di accudimento dei figli. Si tratta di attività che fino a poco tempo nella nostra cultura venivano associate strettamente alla femminilità e al ruolo della madre. Il neopapà potrebbe trovarsi a vivere tutto questo come un condizionamento o come una condizione. In PTM parliamo di condizionamento quando l’interprete applica un filtro preconcetto, prima ancora che si sia davvero osservato sé stessi e la situazione. Da neopapà potrei scoprire in me una resistenza a vivere momenti di stretta intimità con mio figlio neonato in pubblico, ad esempio, e questo potrebbe essere dovuto ad un condizionamento determinato dalla mia storia familiare o da altre influenze. Osservarlo mi permette di riportare il condizionamento alla condizione, che di per sé è neutra. Forse posso concedermi di esplorare una parte “femminile” di me stesso insieme a mio figlio appena nato, anche di fronte ad altri, senza che questo pregiudichi la mia autostima, che potrebbe, al contrario ampliarsi, permettendomi di aggiornare la mia auto-immagine al nuovo ruolo.

Le griglie dell’osservazione

Per iniziare a osservare concretamente, avrò bisogno di quelle che in PTM vengono chiamate griglie interpretative dell’osservazione. L’osservazione indifferenziata non produce risultati significativi, devo avere un’idea di cosa voglio osservare. Ad esempio, nel mio ruolo di papà posso osservare quando sono permissivo oppure autoritario, quando sono assente o presente e in quali situazioni, quali bisogni esprimo in relazione a questo ruolo, quali emozioni, pensieri e aspirazioni. Se osservo in me qualcosa che non mi piace, ad esempio il ripetersi automatico di una modalità ereditata in famiglia, o di uno stereotipo che vorrei superare, devo essere consapevole che non sempre potrò cambiare quel qualcosa in me immediatamente. Sarà molto più efficace osservarlo più volte, fino a prenderne una piena consapevolezza che mi condurrà ad un cambiamento più naturale e duraturo perché alimentato dal percorso fatto.

Così nell’osservazione del nuovo nato, per quanto possibile, sarà utile cercare di non avere fretta di classificare tutto ciò che vedo. Il mio bambino è un essere unico e potrebbe sorprendermi positivamente, se gli permetto di farlo. Naturalmente in un bambino molto piccolo la maggior parte delle manifestazioni più evidenti sono di tipo istintivo, ma fin da subito possiamo osservare anche i suoi moti emotivi e la straordinaria curiosità di scoprire il mondo.

Restare nell’attitudine dell’osservazione permette di manifestare la capacità dell’ascolto attivo, che non è un mero ascolto auditivo, quanto piuttosto la capacità di mettersi in risonanza con l’altro e sentire in me ciò che l’altro sente, al di là delle differenze.

Riflettere attivamente e prefigurare

Infine, vogliamo suggerire, secondo un altro dei punti cardine di PTM, di elaborare i dati raccolti attraverso l’osservazione svolgendo una riflessione attiva. L’attitudine dell’osservazione ci chiede di essere nell’attimo, ma i dati che raccogliamo andranno poi messi a frutto per prefigurare ciò che aspiriamo ad essere. Quale padre voglio essere per mio figlio, mia figlia? A quale modello mi ispiro o voglio elaborare io per me stesso? Come dice Patrizio Paoletti: Non esiste persona al mondo che non resti affascinata dall’incontro con il suo lato migliore. Come voglio far vivere quel mio lato migliore?

La nascita di un figlio trasforma la prospettiva temporale, dando nuovo senso al futuro, che ora diviene il tempo in cui forse io non sarò più, ma lui, lei sì. Questa nuova prospettiva temporale può essere nutrita giorno per giorno, non si tratta di aderire staticamente ad un modello e mantenerlo sempre fisso. Un papà sarà più efficace e godrà di più della propria esperienza in questo ruolo se sarà capace di ripensarsi con il mutare delle cose dentro e fuori di lui e calibrare sempre meglio lo sguardo verso la stella fissa del migliore sé che vuole divenire.

 

Bibliografia

·       Gazzaniga M. (1989) Il cervello sociale, Giunti, Firenze.

·       MacLean P.D. (1984) Evoluzione del cervello e comportamento umano, Einaudi, Milano.

·       Paoletti, P. (2008). Crescere nell’eccellenza. Armando Editore.

·       Paoletti, P., & Selvaggio, A. (2010). Osservazione. Quaderni di Pedagogia per il terzo Millennio. Perugia: Edizioni 3P

·       Paoletti, P., & Selvaggio, A. (2011). Mediazione. Quaderni di Pedagogia per il terzo Millennio. Perugia: Edizioni 3P

·       Paoletti, P., & Selvaggio, A. (2012). Traslazione. Quaderni di Pedagogia per il terzo Millennio. Perugia: Edizioni 3P

·       Paoletti, P., & Selvaggio, A. (2013). Normalizzazione. Quaderni di Pedagogia per il terzo Millennio. Perugia: Edizioni 3P.

 

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