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Divenire genitori e aggiungere vita ai giorni

Divenire genitori significa lanciare una coraggiosa sfida al tempo, la sfida di far posto a più vite nella durata di una sola. Prendere la responsabilità di qualcuno che per moltissimo tempo ha necessità di una cura costante e che, per di più, attraversa processi fisiologici e cerebrali tanto rapidi da vivere concretamente ad un’altra velocità, significa accogliere la sfida di vivere nelle proprie 24 ore altre 24. Questa velocità è un tempo nel tempo, ogni istante è un’occasione per essere maggiormente presenti e godere del quotidiano, basta a volte uno sguardo in più durante una colazione, un sorriso consapevole,  sistemare la stanza insieme, usare un tono simpatico in un momento inaspettato.

Ogni genitore che spesso appare affannato a rincorrere i propri figli è uno straordinario testimone del motto proposto da Rita Levi-Montalcini: Meglio aggiungere vita ai giorni, che non giorni alla vita. Dietro quell’affanno a rincorrere pannolini e pappe prima, e videogames e capelli colorati poi, si cela la grande avventura interiore di prendere parte alla vita della specie, di assumere un ruolo in sé di altissima nobiltà e, insieme, per il quale nessuno è mai davvero pronto. Come afferma Patrizio Paoletti: Diventiamo genitori per ampliare la nostra capacità di amare.

La sfida di un genitore è la sfida del tempo e questa sfida richiede un’altissima capacità di gestire le priorità. Bisognerà riconoscere che la necessità di gestire priorità si fa particolarmente pressante per i genitori oggi, in Italia più che in altri paesi europei. In occasione della Festa del Papà, ricordiamo che il nostro Paese è tra gli ultimi in Europa per durata del congedo retribuito per i padri, che corrisponde ai 10 giorni minimi previsti dalla normativa dell’Unione, mentre per il congedo parentale in generale, sono previsti 10 mesi da ripartire tra i due genitori entro i primi 12 anni di vita del figlio. Il Family Act (legge 7/4/2022 n. 32) approvato in via definitiva il 6 aprile 2022, prevede una prima scadenza per l’entrata in vigore il prossimo maggio, potrebbe portare a significativi cambiamenti in questo stato di cose, ma ancora nulla di specifico è noto al riguardo.

Si tratta di una questione di massima importanza che, coinvolgendo il valore attribuito alla cura, la parità tra i sessi e la concezione del lavoro, incide direttamente sulla qualità dell’educazione dei figli, base di ogni sviluppo sociale.

Infatti, nell’impegno che il genitore assume a “sdoppiare” la propria vita per dedicarsi ad un essere umano che ha costante necessità di cura, egli si trova ad essere il filtro primario orientante tra il bambino e il mondo. Un lavoro a tempo pieno. Questa funzione di filtro è necessaria nel caso di un bambino molto piccolo, che necessita di costante supervisione nella sua scoperta del mondo, nel suo esplorare portando gli oggetti alla bocca o lanciandoli per scoprire la gravità. Più avanti il filtro orientante diventa necessario rispetto ai contenuti cui i bambini sono esposti oggi più che mai tramite i media. Sarà ancora necessaria una mediazione nelle esperienze di confronto sociale che, man mano che l’individuo cresce, si fanno più complesse e ampie.

Ma un genitore è chiamato ad essere mediatore tra il bambino e il mondo non solo nelle attività motorie e cognitive, ma anche e, forse ancor di più, nel vissuto emotivo. Un bambino appena nato vive una relazione profondamente empatica di risonanza con i genitori, sia madre che padre. Se il genitore vive la gestione del tempo come sovraffollamento di stimoli, come tensione, sarà questo che trasmetterà ai figli.

Una continua tensione significa non riuscire a realizzare le condizioni necessarie per quel tempo di qualità che è indispensabile per la crescita emotiva del bambino, perché possa imparare a selezionare in sé stesso le emozioni in cui immergersi, allo stesso modo in cui impara, ad esempio, quali giochi e quali contenuti video sono migliori per lui o lei. Anche in questo caso, la ricerca di una maggiore presenza a noi stessi fa la differenza. La modalità “pilota automatico”, così preziosa per far fronte ai ritmi serrati, deve essere prontamente abbandonata a favore di un respiro profondo e una centratura emotiva non appena se ne presenta l’occasione.

Come non subire la quotidianità ma goderla? La risposta è nell’allenamento, nell’esercizio non scontato di dare valore all’attimo. Le cose di ogni giorno possono essere valorizzate, anche quelle più complesse. Possiamo dire che questa capacità è un muscolo che si potenzia con l’allenamento. Come fare? La parola chiave in questo caso, secondo Pedagogia per il Terzo Millennio, è: priorità. Mentre è chiaramente necessario sostenere i cambiamenti sociali e istituzionali indispensabili, un genitore dovrà spesso far fronte in ogni caso a situazioni e tempistiche stringenti che richiedono risposte immediate.

Quando il ritmo è eccessivamente frenetico, paradossalmente la prima cosa da fare è fermarsi. Un momento di pausa è necessario per ritrovare uno stato di silenzio interiore e focalizzazione. È importante comprendere che per mettere bene a fuoco ci occorre uno stato di lucidità e questo difficilmente può essere trovato nella frenesia cui siamo spesso abituati. Forse ci sembrerà di perdere tempo nel fermarci e fare una lista delle nostre priorità nella gestione del tempo in famiglia, ma in realtà, se guardiamo con un po’ di lungimiranza, ci accorgeremo che invece fare focus ci farà guadagnare molte occasioni preziose.

Ognuno ha priorità personali, l’aspetto determinante è cercare di definirle e restare con esse. Restare fedeli a ciò che è centrale, farà sì che tutto il resto si riorganizzi “come per magia”. Per i genitori, ecco 10 consigli che potranno essere di grande aiuto:

  1. Ricorda sempre che la presenza nel qui e ora è una chiave per trasformare il valore del tempo che stai vivendo;
  2. Usa un Diario settimanale condiviso per la famiglia per prendere consapevolezza che gestire il tempo in famiglia è un’attività di grande impegno e che deve essere attentamente valorizzata;
  3. Stabilisci delle attività fisse per i bambini, delle routine che li aiutino nell’apprendimento e nel prendere responsabilità su di sé;
  4. In alcuni momenti interrompi lo schema di quelle stesse routine con giochi improvvisati, affinché non diventino schemi rigidi. Divertiti con loro;
  5. Cogli le occasioni che si presentano per insegnare ai bambini a svolgere da soli dei piccoli impegni piuttosto che farle tu per loro;
  6. Dedica un tempo a fare delle attività strutturate insieme;
  7. Stabilisci un sistema per monitorare i compiti a casa;
  8. Cerca di creare una buona rete di supporto reciproco con la famiglia e gli amici;
  9. Non trascurare mai di dedicare un tempo alla condivisione con il tuo partner riguardo la gestione della famiglia, ma soprattutto condividi i sentimenti che si manifestano nel vissuto condiviso;
  10. Dedica del tempo a te stesso, prenderti cura di te è indispensabile per poter fare qualcosa per chiunque altro. Noi siamo il riferimento, il modello per i nostri figli, e in quanto tali, siamo magnetici. Dobbiamo occuparci di noi, coltivare ciò che amiamo, ricordarci che in ogni gesto educhiamo chi ci circonda.
Bibliografia
  • Paoletti, P. (2008). Crescere nell’eccellenza. Armando Editore.
  • Paoletti, P., & Selvaggio, A. (2010). Osservazione. Quaderni di Pedagogia per il terzo Millennio. Perugia: Edizioni 3P
  • Paoletti, P., & Selvaggio, A. (2011). Mediazione. Quaderni di Pedagogia per il terzo Millennio. Perugia: Edizioni 3P
  • Paoletti, P., & Selvaggio, A. (2012). Traslazione. Quaderni di Pedagogia per il terzo Millennio. Perugia: Edizioni 3P
  • Paoletti, P., & Selvaggio, A. (2013). Normalizzazione. Quaderni di Pedagogia per il terzo Millennio. Perugia: Edizioni 3P
  • Paoletti, P. (2018). OMM The One Minute Meditation. Tenero, CH: Medidea.

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