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Aiutare le donne ‘rurali’

Superare le diseguaglianze per fronteggiare l’impatto climatico

Circa il 45% della popolazione mondiale vive nelle aree rurali dei Paesi in via di sviluppo, dove le donne svolgono un ruolo fondamentale, ma sono più vulnerabili agli effetti del cambiamento climatico. Le soluzioni e le metodologie del Fondo Internazionale per lo Sviluppo (IFAD) si focalizzano sulla resilienza e l’empowerment femminile.

Il cambiamento climatico non è un problema distante da noi, sta succedendo tutto qui e ora. Sono in aumento costante: siccità agricola, precipitazioni e fenomeni estremi; con shock climatici e ondate di caldo e di freddo anomale, riduzione dei ghiacciai e innalzamento del livello del mare. Il clima è un moltiplicatore di rischio soprattutto per i poveri e i più vulnerabili, la maggior parte di loro (tre quarti delle persone più povere e denutrite del mondo) vivono in zone rurali, nei Paesi in via di sviluppo. 

Impatto climatico e disuguaglianze: le donne rurali

In un terribile circolo vizioso, la disuguaglianza – in primis quella di genere – peggiora l’impatto del cambiamento climatico. Al tempo stesso la vulnerabilità ambientale, con le sue crisi, va a inasprire la disuguaglianza di genere generando una continua spirale di esclusione e una crescente povertà. 

Serve dunque  una spinta a sostegno dell’inclusione sociale e delle pari opportunità come strumento di sviluppo e resilienza contro ogni tipo di crisi. Solo cosi le comunità rurali potranno fronteggiare le devastanti conseguenze del cambiamento climatico e avere la strada spianata verso uno sviluppo solido e duraturo. 

Le donne sono il fondamento delle comunità rurali; sono intraprendenti, garantiscono il benessere della famiglia e rappresentano quasi la metà della forza agricola mondiale. L’uguaglianza di genere è un diritto umano fondamentale, un elemento costitutivo della giustizia sociale e una necessità economica per un futuro più sostenibile.

Approccio olistico

I divari direttamente legati alla produzione agricola rimangono notevoli. Le donne ‘rurali’, malgrado il loro ruolo di primo piano, hanno scarso accesso a beni, risorse e servizi, incluse la formazione e le tecnologie. Sono confinate alle colture meno redditizie e non sono retribuite per molte delle loro attività lavorative (in tutto il mondo meno del 15% dei terreni agricoli è registrato con un nome di donna).

Il cambiamento climatico esaspera questi divari e i conflitti esistenti, aumentando ulteriormente il gap. IFAD mette le donne e le giovani rurali, le popolazioni indigene, i poveri e i gruppi più vulnerabili al centro dei suoi progetti di sviluppo. Propone un approccio olistico dove l’attenzione all’empowerment economico-produttivo, viene affiancata a molteplici altri aspetti come l’accesso al mercato, attenzione alla finanza rurale inclusiva, lo sviluppo delle istituzioni, la garanzia di voce e rappresentatività nella famiglia e nelle organizzazioni locali, l’equa distribuzione delle risorse e dei carichi di lavoro; aprendo confronti istituzionali, laddove necessario, sulle norme sociali consuetudinarie che possono costituire le radici più profonde delle disuguaglianze stesse.

La disparità di genere si può superare attraverso la sensibilizzazione e l’advocacy nelle istituzioni chiave, nelle comunità e soprattutto all’interno delle famiglie (perché è proprio qui che spesso nasce la diseguaglianza).

Il progresso sociale ed economico delle donne ‘rurali’ è fondamentale per ridurre la povertà, garantire la sicurezza alimentare e nutrizionale e mitigare gli effetti del cambiamento climatico. La disuguaglianza di genere espone le donne e le ragazze a un rischio maggiore perché ne limita l’accesso a risorse e opportunità e riduce la loro autonomia nel prendere decisioni in merito alle proprie vite. Quasi un terzo delle donne occupate lavora in agricoltura, che rimane il settore occupazionale più importante per le donne a basso e medio reddito nei Paesi in via di sviluppo.

Le capacità, le abilità e le conoscenze delle donne sono spesso inutilizzate, a causa di stereotipi discriminatori e a norme sociali che svalutano la loro conoscenza e portano alla loro esclusione dal processo decisionale. Rafforzare la resilienza delle donne e degli uomini rurali poveri – la loro capacità di farvi fronte e riprendersi da shock ambientali e disastri economici – è una parte vitale del lavoro dell’IFAD.

Lo sradicamento della povertà è multidimensionale, dunque richiede approcci poliedrici, integrati e olistici. Le prove sul campo dimostrano che gli effetti negativi del cambiamento climatico e il degrado ambientale tendono ad avere un impatto più grave sulle donne, e che azioni mirate per emancipare le donne, soprattutto le più giovani, migliora la gestione dell’ambiente, delle sue risorse e anche la nutrizione dei bambini.

IFAD lavora per garantire maggiore resilienza a uomini e donne nella sfida al cambiamento climatico, integrando le questioni di genere nei progetti in loco, per aumentare la resilienza delle comunità rurali e migliorare la conservazione dell’ambiente o, almeno, limitare il cambiamento climatico, con uno sguardo particolare rivolto verso la comunità rurale femminile.

Le criticità strutturali e gli obiettivi individuati sono molteplici: da un lato è necessario  abbattere le barriere strutturali e gli squilibri di potere per aiutare le donne e altri gruppi emarginati ad adattarsi ai cambiamenti climatici e costruire la resilienza. Dall’altro bisogna garantire pari voce uomo/donna e parità di accesso al processo decisionale. Ma anche garantire l’accesso delle donne alla terra, valorizzare le loro conoscenze e le loro esperienze per creare opportunità per tutta la comunità. Investire nelle donne porta ritorni economici anche per i piccoli agricoltori. Arrestare il processo di peggioramento dei carichi di lavoro delle donne è un altro traguardo fondamentale. 

Case studies

In Indonesia, un progetto di formazione della comunità costiera ha promosso la pesca sostenibile e pratiche di produzione dell’acquacoltura. Il programma IFAD ha fornito input di produzione, impianti stabili di lavorazione e collegamenti di mercato, attraverso i quali sono le donne a occuparsi principalmente della trasformazione e commercializzazione del pesce. L’emancipazione delle donne è aumentata del 27%, mentre la produttività del pesce è aumentata del 78% e le perdite post-raccolta sono diminuite del 5%. Le diete alimentari dei gruppi target, nella comunità, sono diventate più diversificate, con livelli più alti di consumo di frutti di mare, latticini e frutta.

In Tagikistan, un progetto di sviluppo delle pratiche di allevamento del bestiame e della coltivazione dei pascoli ha affrontato gli effetti del cambiamento climatico su terreni degradati, con particolare attenzione al sostegno alle famiglie con capofamiglia donna. Tra queste famiglie, il reddito da bestiame è aumentato di 47% e la proprietà dello stesso del 77%.

Inoltre, le donne che ne hanno beneficiato hanno realizzato un potere decisionale economico significativamente più elevato. Mentre l’impatto positivo involontario si è registrato sulla frequenza scolastica dei bambini, che è aumentata del 6%, grazie alla riduzione del tempo dedicato alla raccolta dell’acqua e all’allevamento del bestiame, nonché sull’aumento del reddito familiare.

IFAD è un’istituzione finanziaria internazionale e un’agenzia specializzata delle Nazioni Unite con sede a Roma, il polo alimentare e agricolo dell’ONU. Dal 1978, IFAD ha fornito 23,2 miliardi di dollari in sovvenzioni e prestiti a basso interesse a progetti che hanno raggiunto circa 518 milioni di persone in tutto il mondo.

Metodologie specifiche

Una delle soluzioni che IFAD propone è il Gender Action Learning System (GALS). All’interno delle cosiddette Household Methodologies, GALS è una metodologia utilizzata per generare cambiamenti trasformativi di genere e migliorare le relazioni intra-familiari e intra comunitarie. Questo approccio sperimentato da IFAD tende a mettere in discussione le disuguaglianze e a fronteggiare le conseguenze che ne conseguono. Tra i vari ambiti di utilizzo, questa metodologia ha anche dimostrato di contribuire a rafforzare le capacità di adattamento delle famiglie e delle comunità agli effetti del cambiamento climatico. Attraverso questo metodo è possibile coinvolgere tutti i membri di una famiglia, donne e uomini, ma anche giovani e anziani. E attraverso il dialogo lavorare all’identificazione delle difficoltà, ma anche delle soluzioni comuni utili per affrontare le sfide climatiche.

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