Video, challenge e giochi pericolosi sul web
Ripensare il rapporto tra i giovani e social media attraverso l’educazione
“Youtuber sulla Lamborghini: il problema sono loro ma anche noi che li guardiamo” – Donna Moderna
“Bimbo ucciso da Lamborghini, i giovani Youtuber e il mondo visto come monetizzazione della realtà” – Il Riformista
Questi sono alcuni degli infiniti titoli degli articoli usciti sulle pagine dei quotidiani online italiani nei giorni scorsi, dopo un fatto che ha sconvolto e che continuerà a far dibattito (a cui vogliamo contribuire proattivamente) ancora a lungo, perché l’utilizzo dei social, così come lo stanno vivendo e subendo le nuove generazioni, va rivisto e una prospettiva pedagogica è determinante perché ciò avvenga nel migliore dei modi.
Questa volta, per un gioco pericoloso che online fa guadagnare soldi facili, un bambino innocente ha perso la vita. Ma il dramma è generale. È fondamentale educare e formare gli adolescenti di oggi per prevenire l’accadere di altre azioni potenzialmente pericolose per se stessi e per gli altri in futuro.
Le challenge dei ragazzi che rischiano la propria vita e quella altrui
La challenge su Youtube: restare in auto, guidando per 50 ore consecutive. Le conseguenze: la morte di un bambino. I ‘The Borderline’ (che in inglese vuol dire limite) il limite, la linea di confine l’hanno superata quando Matteo Di Pietro, 20 anni e fondatore del gruppo, mercoledì 14 giugno ha provocato la morte del piccolo Manuel travolgendo con un Suv Lamborghini a noleggio la Smart in cui viaggiava il bambino con la madre e la sorellina, nel quartiere di Casal Palocco a Roma. Allora ci si interroga, in tutto il mondo, sulle modalità e le leggi che permettono agli utenti di postare e scaricare qualsiasi tipo di video.
Come anche quello del ragazzo cinese che ha perso la vita per dimostrare ai propri follower su Douyin (considerato la versione cinese di TikTok) che si può dimagrire di 100 chili facilmente, ma non è vero. Una settimana prima era morto un altro influencer dopo aver ingoiato in diretta web diversi litri di superalcolici. E per tornare in Italia: è stato appena recuperato il corpo del diciottenne Yahya Hkimi che si era tuffato nel fiume Secchia, per simulare di essere trascinato dalla corrente e filmato da un amico, con il quale avrebbe poi dovuto postare il video sui social.
L’emergenza infanzia e adolescenza: come riconoscere i rischi e i benefici dei social network
Il benessere degli adolescenti di oggi è fortemente influenzato dall’utilizzo dei social media. Più del 90% dei ragazzi possiede un cellulare. La Fondazione Patrizio Paoletti è sempre stata attenta ai temi dell’infanzia e dell’adolescenza legati al web e a come riconoscere benefici e rischi del tecnostress e della dipendenza da web, proponendo webinar gratuiti e incontri per famiglie e educatori, preparati e condotti da un team interdisciplinare di esperti psicologi e pedagogisti.
Nell’ottica della Pedagogia per il Terzo MillennioPedagogia per il Terzo Millennio (PTM) è un metodo interdis... Leggi, il metodo educativo ideato da Patrizio Paoletti e dalla sua équipe su cui si basa l’operato dell’ente, è determinante focalizzare l’attenzioneL'attenzione è un processo cognitivo complesso e multidimen... Leggi sulle potenzialità positive. Non si tratta solo di limitare o vietare aspetti negativi, ma soprattutto di concentrarsi sui possibili aspetti positivi di quelli che, di per sé, sono mezzi neutri.
TikTok, Instagram, Youtube sono le app che di più attirano i ragazzi, anche i giovanissimi. Molti di loro però non possiedono gli strumenti adeguati a un uso sano e sicuro della rete. Negli ultimi anni, proprio a causa della pandemia, smartphone e social sono diventati per tutti noi, e in particolare per i nostri figli, l’unico modo per rimanere in contatto con amici e compagni di scuola. Le ore di utilizzo dei social network sono così aumentate vertiginosamente. Attraenti e iper-stimolanti, le attività online rappresentano per gli adolescenti un mezzo per combattere la solitudineUna definizione neuroscientifica e psicopedagogica La solitu... Leggi e l’isolamento, per esprimersi e incontrarsi.
Finita la pandemia il loro utilizzo non è affatto diminuito. Oggi questi mezzi online permettono (e promettono) anche guadagni facili: basta postare sul web il video giusto (che spesso porta con sé insidie pericolosissime, come nel caso della challenge di Casal Palocco) e si ottengono migliaia, se non milioni, di follower. Un’altra insidia che si aggiunge ai rischi di cyberbullismo, body shaming e dipendenza da internet.
L’OMS, i social network e le nuove leggi dell’Unione Europea (DSA)
“La salute è creata e vissuta dalle persone all’interno degli ambienti della vita quotidiana: dove si studia, si lavora, si gioca e si ama”. È la dichiarazione della carta di Ottawa, pubblicata nel 1986 dall’Organizzazione Mondiale della Salute, e rappresenta il principio base che lega il concetto di salute agli ambienti in cui le persone vivono. La ricerca scientifica di Fondazione Patrizio Paoletti ha esplorato in diverse pubblicazioni scientifiche i nessi tra ambienti esteriori ed interiori. Il nostro mondo interiore è uno spazio prezioso che vive di un costante scambio con gli ambienti esteriori.
Oggi questi ambienti sono rappresentati anche dalle piattaforme web e, come gli altri, vanno tutelati. Nell’ottica di una rivisitazione più restrittiva dell’uso di Twitter, Facebook, Instagram, Youtube, Vimeo e Google e molte altre per la salvaguardia sociale, la prima autorità a muoversi a livello mondiale è stata l’Unione Europea. L’UE, con una nuova legge allo studio di una task force composta ad hoc, vuole definire nuove regole di condotta per i social media.
Le stesse regole che finora erano su base volontaria diventeranno obbligatorie. I codici di condotta saranno sviluppati e aggiornati dalla task force dell’UE e stabiliranno come le piattaforme online devono identificare e combattere la disinformazione, quali contenuti postare e quali no. Il disegno di legge con cui l’Unione mira a imporre alle grandi multinazionali della rete una maggiore responsabilità sui contenuti illegali o nocivi che circolano sulle loro piattaforme si chiama Digital Services Act (DSA).
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