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Festa dei Nonni: tra gioie e responsabilità

Intervistiamo il Signor Enrico, nonno ad Assisi International School

In occasione della Festa dei Nonni del 2 ottobre, ci soffermiamo sul loro ruolo fondamentale nelle famiglie di oggi, raccogliendo la preziosa esperienza del Signor Enrico, nonno di Virginia, alunna ad Assisi International School di Fondazione Patrizio Paoletti.

L’importante ruolo dei nonni

In quest’epoca in cui, spesso, entrambi i genitori lavorano, il supporto dei nonni è sempre più importante per l’equilibrio emotivo e anche economico della famiglia. I nonni partecipano attivamente alla gestione della vita quotidiana e all’educazione dei nipoti, favorendo il loro sviluppo sociale e comportamentale, insegnando il rispetto, la pazienza e la capacità di affrontare le sfide della vita, creando un ambiente familiare più ricco e stimolante.

Portatori di una significativa esperienza e saggezza, i nonni garantiscono un senso di continuità tra le generazioni, trasmettendo valori, tradizioni e storie, che accrescono la cultura e la consapevolezza di bambini e ragazzi. A volte, i nonni raccolgono le confidenze e i dubbi dei nipoti, come un nucleo d’amore e ascolto indipendente, seppure integrato, a quello genitoriale e, spesso, risultano figure centrali di riferimento affettivo, che riescono a offrire stabilità emotiva, anche nel caso di crisi o separazioni tra i genitori.

Il punto di vista di un nonno di oggi

Incontriamo il Signor Enrico, che generosamente condivide il punto di vista di un nonno di oggi. Esploriamo insieme a lui cosa significa diventare e sentirsi nonno, supportare la famiglia e scommettere sul futuro. Approfondiamo anche il ruolo centrale delle emozioni, a cui Fondazione Patrizio Paoletti dedica una nuova collana, con EduKit e videolezioni gratuite, partendo proprio dalla scoperta delle emozioni dei genitori e quelle degli anziani, che si intrecciano nella splendida e unica esperienza di vivere in una famiglia con più generazioni.


  • Edukit Le Emozioni

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Lei si ricorda dei suoi nonni? Che emozioni prova pensando a loro e che ruolo hanno avuto nella sua crescita personale?

Ho conosciuto solo i nonni materni, perché mio padre era ultimo di sei figli ed i suoi genitori erano già morti alla mia nascita. Entrambe le mie famiglie di provenienza sono originarie dell’appennino Umbro-Marchigiano, per cui io andavo a trovare i nonni materni solo in periodi di vacanza scolastica, però ricordo molto bene il loro modo capace e sicuro di far fronte a tutto e a tutti, soprattutto mia nonna.

Anche i miei nonni materni avevano sei figli e sedici nipoti per cui in estate spesso sembrava di stare in una colonia estiva, ma mia nonna pensava sistematicamente a tutti: vitto, alloggio e divertimenti semplici e sani, il tutto sotto lo sguardo di mio nonno, cavaliere di Vittorio Veneto, che spesso per noi nipoti funzionava da “capo banda” assumendosi tutte le colpe di eventuali piccoli danni commessi.

L’insegnamento più grande che mi hanno trasmesso è il rispetto assoluto per le persone e soprattutto per l’ambiente, senza rispetto del quale non sarebbe stato possibile sopravvivere nei duri e lunghi inverni appenninici.

Secondo lei, cos’è cambiato negli anni e cosa significa essere nonni oggi?

Molte cose sono cambiate. Basta pensare che, nel lasso di tempo tra mio nonno e me, ci sono state pessime situazioni e due disastrosi conflitti mondiali. Quindi, nei discorsi dei nonni si avvertiva sempre un pensiero sereno e costruttivo rivolto al futuro, cercando di cancellare tutte le paure passate.

Oggi, considero il fatto di essere nonni come una brillante attività culturale, ricreativa e di raccordo, tenendo presente l’onere di trasmettere ai nostri nipoti i tremila anni di cultura occidentale che ci pesano sulle spalle, in modo libero e sereno.

C’è poi da tenere presente anche un fattore tecnico-logistico, dovuto al fatto che spesso i genitori sono impegnati in campo sociale-lavorativo tutta la giornata ed è quindi qui che serve l’assistenza dei nonni onde coprire tutte le necessità di ogni genere.

Quali sono le sfide più difficili che, secondo lei, affrontano i nostri bambini e ragazzi?

La sfida più grande che dovranno affrontare i nostri nipoti è sicuramente la globalizzazione, infatti tale fatto porterà loro una mole di conoscenze e notizie sempre maggiore, tale da dover adoperare un impegno mentale enorme, se non adeguatamente preparati a questo avanzamento.

Com’è la giornata tipo da nonno?

Partendo dal presupposto che un nonno è ormai “fuori” dalle attività lavorative, produttive e sociali e tenendo ben presente le condizioni psicofisiche, relative all’età, l’attività dei nonni è rivolta ai propri bisogni giornalieri, giretti per acquisti, operazioni domestiche varie, piccole manutenzioni. L’abbondante tempo che resta è sempre e volentieri a disposizione del gruppo familiare. Considerando l’impegno lavorativo dei genitori, spesso da mattina a sera, capita che il nonno vada a prendere i nipoti a scuola, mentre la nonna prepara un “pranzetto”. Si pranza insieme e dopo un breve riposo si mette mano ai compiti, dopo eventuali attività fisico-sportive, con gioia e serenità, attendendo infine il ritiro serale dei genitori.

Come si riescono a integrare le visioni educative dei genitori e dei nonni, superando eventuali differenze?

È abbastanza comprensibile che, discendendo da un filone educativo sviluppato generazionalmente in modo progressivo, la differenza che può emergere tra la visione dei nonni e quella dei genitori è solo nella modernità temporale che i genitori percepiscono in modo più realistico e che i nonni accettano con serenità conoscendo bene i propri figli.

Come si riesce a essere un punto di riferimento fondamentale in famiglia e, al contempo, riservarsi uno spazio proprio di libertà?

Si riesce ad essere un punto di riferimento nel gruppo-famiglia solo dimostrando con l’esempio e soprattutto con l’essere sempre presente in prima fila nell’affrontare tutto ciò che si presenta, grande o piccolo che sia: dalla lampada che non si accende, all’individuazione sulla carta geografica della Patagonia che non si ritrova. Operando così, la propria libertà mentale è sempre presente, basta fare quattro passi all’aria aperta e pensare all’aiuto dato e a quello che servirà domani.

Che emozione si prova a vedere i propri figli che diventano genitori?

Nel vedere i propri figli che diventano genitori non si prova un’emozione, se ne provano mille! E sono tutte bellissime, che si accavallano trionfalmente tra di loro. Si sente nell’animo la consapevolezza di essere parte integrante di una catena naturale che la vita ci ha presentato e, partendo dal ricordo delle generazioni passate, si comincia a progettare mille cose per il futuro. Poi quando sentirai per la prima volta chiamare “nonno”, allora servirà fare una passeggiata e riflettere su tutto.

Qual è la cosa più importante che vorrebbe trasmettere a sua nipote?

Sicuramente l’importanza di un avanzamento culturale, contestualmente ad un inserimento civile e sociale, rispettoso di tutto ciò che ci circonda.

Che cosa le sta insegnando di nuovo, invece, sua nipote?

Dai colloqui con mia nipote ho imparato ad inquadrare molto bene l’attuale livello socio-culturale della scuola primaria e secondaria. Lei è andata e tutt’ora va molto volentieri a scuola. È molto brava, segue con passione e questo è sicuramente un segno di come la scuola, insieme a genitori e nonni, può contribuire alla formazione totale di un bambino. Ricordo che l’ultimo giorno del ciclo elementare gli uscirono due lacrimucce, per il fatto che non avrebbe più avuto la brava maestra a cui voleva veramente bene.

Qual è la cosa più bella di essere nonni?

Quando ti senti chiamare “nonnooo!” è segno evidente che a chi ti ha chiamato serve qualcosa. E, se sta chiamando te, è perché crede in te e ti considera capace di risolvere spiritualmente e materialmente i propri problemi. Questa è una cosa veramente bellissima.

 


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  • Foto del Signor Enrico e della nipote Virginia

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