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I Tesori del Cervello – La creatività e come fare per stimolarla

Che cos’è la creatività? Da qualche anno a questa parte anche le neuroscienze si stanno interrogando su un concetto che quasi tutti conosciamo ma di difficile definizione. Quali sono gli elementi che contraddistinguono un processo creativo dalle altre modalità di pensiero? Quanto contano le differenze individuali? Si può stimolare il cervello ad essere più creativo?

Gli studi sulla creatività in passato sono stati spesso eterogenei e solo di recente la comunità scientifica sta convenendo su metodologie di studio condivise. L’attuale consenso su cosa sia la creatività si potrebbe riassumere così: occorrono due elementi centrali per poter parlare di processo creativo. Il primo è la concezione di un’idea, che in qualche modo deve essere originale, inusuale, una novità rispetto a ciò che c’era prima. Il secondo è che l’idea deve essere positivamente valutata se messa a confronto con quelle precedenti: deve offrire un senso di soddisfazione sia per chi l’ha prodotta che per chi la valuta. Questi due processi, immaginazione e valutazione, attivano aree cerebrali differenti visibili tramite scansioni fMRI. Ippocampo e Default Mode Network vengono attivati durante il primo processo, le regioni della corteccia frontale nel secondo. 

Ma dove risiede la creatività all’interno del cervello? I due emisferi cerebrali, pur essendo simili dal punto di vista morfologico, differiscono profondamente dal punto di vista funzionale e cognitivo. Tradizionalmente, si reputa che la sfera della creatività sia di competenza dell’emisfero sinistro. In realtà, la creatività risiederebbe in entrambe le metà, come suggerisce un recente studio fatto su musicisti jazz, che spesso devono improvvisare in maniera creativa durante un pezzo. Secondo le scansioni cerebrali dei partecipanti allo studio, è in realtà la parte destra ad attivarsi maggiormente quando i musicisti non sono molto abituati a improvvisare. Mentre invece in quelli più esperti nell’improvvisazione, l’emisfero più coinvolto è quello sinistro.

Secondo Anna Abraham, neuroscienziata della  University of Georgia, il mito degli emisferi andrebbe ormai superato. Anche se alcune funzioni sembrano essere localizzate in uno dei due lati, nessuno dei due emisferi lavora in isolamento. E’ tutta una questione di connettività: una comunicazione tra molte aree anche distanti tra loro è associata a un incremento del pensiero creativo.

La creatività, ovunque essa risieda, è sia una questione di geni che di apprendimento: se è vero che c’è una forte componente ereditaria con numerosi geni associati a una maggiore creatività (il proverbiale “talento naturale”), le componenti ambientali contribuiscono maggiormente a rendere il cervello più creativo. Persone provenienti da famiglie più creative tenderanno ad esserlo a loro volta. Ma allo stesso tempo, un ambiente di crescita adeguato e stimolante è la vera chiave di volta. 

Provare ad essere creativi non è la stessa cosa che esserlo, ma esistono delle tecniche pratiche per stimolare la creatività.

  • Passeggiare, ad esempio, è molto efficace: i movimenti ripetuti e rassicuranti di una camminata ci predispongono all’elaborazione di nuove idee. Un esperimento della Stanford University ha mostrato come chi passeggiava (anche in luoghi chiusi) era il 60% più creativo di chi non lo faceva. 
  • Grazie agli stessi meccanismi, la meditazione offre benefici paragonabili – tutto ciò che elimina le distrazioni e ci mette a nostro agio apre la porta al pensiero creativo.
  • Sognare (anche ad occhi aperti) aiuta il nostro cervello a organizzarsi, memorizzare nuovi concetti, risolvere problemi e stabilire nuove connessioni tra aree cerebrali, tra pensieri e stati emotivi. La qualità del sonno, oltre che migliorare umore e la salute psicofisica, influenza anche la creatività.
  • Uno stratagemma usato da creativi di professione è imporsi delle restrizioni: generare qualcosa di nuovo se si hanno di fronte tutte le possibili opzioni risulta più complesso – una tela bianca enorme mette spavento e ci fa sentire senza una direzione. Limitarsi invece a pochi elementi (per esempio scegliere pochi colori, parole, note etc) delinea dei confini entro i quali possiamo muoverci con più sicurezza e trovare soluzioni inaspettate. 
  • Alla fine del processo è sempre utile darsi delle ricompense, anche piccole: aiutano il cervello a rinforzare quei meccanismi utilizzati e lo incentivano a metterli all’opera in futuro. 

 

Bibliografia
  • David Rosen et al, Dual-process contributions to creativity in jazz improvisations: An SPM-EEG study, NeuroImage, 2020 https://doi.org/10.1016/j.neuroimage.2020.116632
  • Anna Abraham, The Neuroscience of Creativity, Cambridge University Press, 2018
  • Roger E. Beaty, The Creative Brain, Cerebrum, 2020 PMCID: PMC7075500 PMID: 32206175
  • Marily Oppezzo et al, Give Your Ideas Some Legs: The Positive Effect of Walking on Creative Thinking, Journal of Experimental Psychology, 2014, http://dx.doi.org/10.1037/a0036577
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