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Warchild: la realtà dei bambini-soldato. Parte II

Nella prima parte dell’articolo abbiamo sottolineato come il reclutamento di minori continui ad avvenire impunemente in molti paesi in tutto il mondo e soprattutto in Africa, nonostante i regolamenti internazionali e nazionali vietino questa pratica. Tanti bimbi hanno poche alternative: povertàemarginazione sociale, impossibilità di accedere ad un’educazione, prospettive di lavoro inesistenti sono le condizioni ambientali che favoriscono il perpetuarsi di questa pratica.

Per comprendere in profondità ciò che i bambini-soldato sono costretti a vivere sarebbe sufficiente ascoltare una delle loro testimonianze, ma non è così facile farlo. Nella nostra ricerca ne abbiamo raccolte diverse, ma la loro eccessiva brutalità non ci permette di pubblicarle. Questi racconti, tuttavia, ci permettono di individuare le principali pratiche di arruolamento e gli impatti che esse possono determinare.

La maggior parte di questi bambini e bambine sono soggetti a pesanti maltrattamenti, iniziazioni violente, lavoro pesante, sfruttamento sessuale, crudeli addestramenti e torture, sono costretti a compiere atrocità e, se cercano di scappare, vengono picchiati o uccisi dai loro aguzzini. Spesso i miliziani somministrano loro droga o alcool per destabilizzarli ed abbattere più facilmente le barriere psicologiche che impediscono loro di uccidere, combattere e commettere violenze. Dal report 2010 delle Nazioni Unite, inoltre, si sottolinea l’emergere di una pratica agghiacciante: l’impiego di bambini-kamikaze in paesi come l’Iraq, l’Afghanistan, il Pakistan e la Colombia.

In Africa, come detto, i bambini-soldato sono circa 120.000. Molti di essi raccontano di essere stati costretti ad uccidere familiari ed amici nella fase iniziale del reclutamento. Purtroppo, infatti, una delle strategie di guerra più disumane che i gruppi armati mettono in atto, è il totale annientamento della vita affettiva del bambino. Ciò rompe violentemente ogni suo legame con il passato e con la sua terra, privandolo della motivazione a scappare in futuro.

Nella Repubblica Democratica del Congo, dove Fondazione Patrizio Paoletti Associazione Patrizio Paoletti Onlus hanno attivato dal 2007 un progetto di scolarizzazione e assistenza sanitaria per 600 bambini, le continue guerre mosse da gruppi militari rwandesi e ugandesi espongono al reclutamento moltissimi bambini e bambine sotto i 15 anni.

Le ragazze e le bambine africane, specialmente quelle non accompagnate, sono le più vulnerabili: subiscono ripetute violenze sessuali, sono vendute ad altri gruppi, costrette alla prostituzione o forzate a diventare le “mogli” dei combattenti. Le conseguenze sono facilmente immaginabili: fortissimi traumi psicologicigravidanze non volute, trasmissione di malattie come l’HIV e un giudizio sociale che le accompagnerà per tutta la vita.

Una complicazione di questa pratica è il fatto che i bambini hanno enormi difficoltà a reinserirsi, una volta terminati i conflitti, nei contesti sociali d’appartenenza, specialmente quelli che non hanno più familiari presso cui tornare. La maggior parte di essi manifestano disturbi psico-sociali (incubi, aggressività incontrollabile, comportamenti fortemente antisociali, dipendenza da sostanze). Per questa ragione, il successo dei programmi di riabilitazione di questi bambini non ricade solo sul togliere loro le armi dalle mani, ma anche nel trovare il modo di reinserirli in una sfera affettiva e civile, prendendosi cura continuativamente della loro salute psico-fisica.

Lo sfruttamento di questi bambini non è doloroso e dannoso solo per loro, ma per l’intera società. Essi perdono la possibilità di andare a scuola, riducendo il potenziale di sviluppo umano ed economico del loro territorio. La scuola è il luogo in cui si coltivano i potenziali di una collettività, il suo spazio protettivo è ideale per prevenire e sanare questo tipo di fenomeni sociali: l’educazione, dunque, è una delle principali risposte a questi crimini contro i diritti dell’infanzia. A dimostrarlo è il fatto che sempre più scuole in Africa sono prese di mira dai gruppi armati. Proprio l’ONU sottolinea oggi che questo tipo di assalti sta registrando un significativo trend di crescita.

Fondazione Patrizio Paoletti invita tutti a supportare il progetto educativo nella Rep. Dem. del Congo e a sostenere la campagna delle Nazioni Unite  “Zero Under 18” per la ratifica universale del Protocollo Opzionale della Convenzione dei diritti dell’infanzia. E’ necessario il contributo di tutti noi perchè ognuno di questi bambini ritrovi il suo diritto a vivere serenamente la sua infanzia.

Sostieni il progetto nella R. D. del Congo
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