Il dolore della solitudine
La solitudine minaccia la salute globale. Investire sui fattori protettivi
L’interazione sociale è fondamentale per garantire soddisfazione, gioia e anche un corretto funzionamento del cervello. D’altra parte, la privazione di rapporti umani è molto dannosa per tutto l’organismo, corpo e mente. La solitudine subita e l’isolamento mettono a rischio la nostra salute globale e sono fonte di una vera e propria sofferenza per l’essere umano, elaborati dal cervello similmente a un dolore fisico.
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ToggleChe cos’è la solitudine?
Quando soffriamo di solitudine, sperimentiamo un’insoddisfazione nel naturale bisogno di rapporti umani, che può trasformarsi anche in un’angoscia molto pesante da sostenere. L’essere umano è un animale sociale e proprio tramite la relazione con l’altro tende a esprimere pienamente le sue potenzialità e talenti.
Fermandoci a riflettere sulla solitudine, consideriamo tuttavia che l’essere oggettivamente soli non corrisponde necessariamente al sentirsi soli o a soffrirne. Questa differenza è ben sottolineata nella lingua inglese, che ha due termini per indicare la solitudine: loneliness, che descrive il sentirsi soli, isolati, in una solitudine in qualche modo sofferta, e solitude, che significa invece la situazione neutrale dell’essere soli, eventualmente percepita anche in modo positivo.
Infatti, un tempo trascorso in solitudine, in maniera scelta e cercato intenzionalmente, può essere percepito come un piacere e portare importanti benefici al benessere psicologico, migliorando la soddisfazione, l’autoconsapevolezza e persino la qualità dei rapporti umani, quando si sceglie di rientrare nella relazione.
Il dolore della solitudine, che cambia il cervello
Spesso, tuttavia, la solitudine non è una libera scelta o un momento intenzionalmente cercato, per un sano ascolto interiore o una pausa rigenerante. Quando imposta o indesiderata, la solitudine diviene una vera e propria sofferenza, perché il nostro cervello elabora il dolore della solitudine in modo simile a un dolore di natura fisica.
Gli studi di Naomi Eisenberger dell’Università della California e di Los Angeles hanno dimostrato che durante un isolamento sociale imposto, si attivano le medesime aree cerebrali che rispondono al dolore fisico. I ricercatori suggeriscono che questo nesso solitudine-dolore derivi dal sistema di attaccamento, che si è evoluto agganciandosi a quello del dolore, per segnalarci fortemente lo stato di isolamento come un pericolo. Questo nesso è così radicato che, nel nostro cervello, le fibre che reagiscono al dolore fisico si sovrappongono a quelle del dolore emotivo, in una struttura che ci ricorda come dovremmo occuparci del dolore e della sofferenza emotiva nello stesso modo in cui ci occupiamo di un dolore fisico.
L’esperienza della solitudine cambia il nostro cervello e il funzionamento cognitivo. Lo studio Affective Neuroscience of Loneliness spiega che, quando soffriamo di solitudine, aumenta l’infiammazione, si altera la capacità di regolazione emotiva e la percezione della minaccia sociale, con cambiamenti neurali tuttavia reversibili, che sottolineano quindi la possibilità di invertire la rotta della solitudine.
Un’epidemia di solitudine
Nella recente indagine sulla salute globale di Fondazione Patrizio Paoletti, il 14% degli intervistati ha dichiarato di essersi sentito spesso o sempre isolato, nell’ultimo mese. Il dato è in linea con quelli della EU Loneliness Survey, in cui il 13% dei cittadini europei intervistati ha dichiarato di essersi sentito solo per la maggior parte del tempo o sempre, nell’ultimo mese, e il 35% almeno per una parte del tempo.
La solitudine e l’isolamento sociale impattano negativamente sulla nostra salute globale, con gravi conseguenze sul benessere fisico e la salute mentale. Tra gli effetti nocivi sulla nostra salute globale, l’American Psychological Association ricorda:
- aumento della depressione e dell’ansia
- compromissione delle funzioni esecutive
- declino cognitivo accelerato
- peggioramento della salute cardiovascolare
- compromissione del sistema immunitario
- scarsa qualità del sonno
Solitudine e anzianità
L’incidenza della solitudine è particolarmente preoccupante con l’avanzare degli anni, perché aumenta il rischio di mortalità e demenza. Un nuovo studio, pubblicato su Aging and Mental Health e condotto in 29 Paesi su più di 64mila persone tra i 50 e i 90 anni, ha approfondito la solitudine nella maturità e anzianità.
La ricerca ha individuato in particolare due principali fattori di rischio per lo sviluppo della solitudine nella specifica fascia d’età: il non essere occupati in attività lavorative e non essere coniugati (per esempio celibi, separati o vedovi). Il dato sottolinea il ruolo fondamentale delle interazioni sociali anche nella terza e quarta età. Fondazione Patrizio Paoletti vi dedica un’apposita videolezione, per esplorare il valore protettivo delle relazioni nell’anzianità e scoprire come proteggere la salute del cervello degli anziani anche tramite una sana socialità.
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IL TESORO DELL'AMICIZIA
La solitudine paragonata agli altri fattori di rischio
L’American Psychological Association sottolinea che la solitudine e l’isolamento sociale aumentano il rischio di mortalità prematura e che studi scientifici suggeriscono che sono addirittura due volte più dannosi dell’obesità. Parallelamente, il documento Our Epidemic of Loneliness and Isolation, del 2023, a cura del Surgeon General degli Stati Uniti, ricorda che la solitudine fa più male anche dell’inattività fisica e il suo impatto sulla mortalità è simile a fumare 15 sigarette al giorno. Vivek H. Murthy, ex Surgeon General, nel documento ha esortato a una veloce presa di coscienza e cambio di rotta:
Ognuno di noi può iniziare adesso, nella propria vita, rafforzando le nostre connessioni e relazioni sociali.
Investire sui fattori protettivi e sulla socialità
Contrastare la solitudine come importante fattore di rischio per la nostra salute globale è una priorità di salute pubblica, già valorizzata da sforzi comunitari come l’istituzione di un Ministero per la Solitudine nel Regno Unito e in Giappone o la commissione per promuovere la connessione sociale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.
Il documento Risk factors for loneliness a cura dell’Unione Europea ricorda alcuni fattori protettivi, per contrastare la solitudine, come:
- l’educazione
- il coinvolgimento in attività lavorative o produttive
- una stabile situazione socio-economica
- protettive caratteristiche psicologiche e risorse emotive individuali, come una buona autostima e un senso di autoefficacia.
Dors, il centro di documentazione per la promozione della salute della Regione Piemonte, annovera diverse possibili strategie pratiche per contrastare la solitudine e investire nella socialità, in tutto l’arco della vita, come:
- arricchimento dell’offerta di attività condivise, come giardinaggio, circoli di lettura, sport, arte o attività sociali
- valorizzazione degli alloggi e pasti condivisi
- interventi digitali con supporti tecnologici
- accessibilità di trasporti e servizi
- percorsi di counseling e supporto psicologico individuali
La proposta di Fondazione Patrizio Paoletti: insieme, per il bene condiviso
Fondazione Patrizio Paoletti contribuisce al contrasto alla solitudine e all’isolamento sociale, in primis investendo sull’educazione, fattore protettivo individuato dall’Unione Europea e principale mezzo di cambiamento, e partecipando alla sensibilizzazione sul tema, con contenuti diffusi gratuitamente sul suo portale di autoeducazione e divulgazione scientifica.
Inoltre, promuove concrete occasioni di socialità solidali, come la recente Infiorata di Gallicano nel Lazio, la staffetta non competitiva di Run Rome The Marathon o la campagna nelle spiagge e città della Carovana del Cuore. Queste attività coniugano il piacere e l’effetto protettivo della socialità con i benefici della solidarietà e del volontariato, che gli studi scientifici dimostrano migliorare la nostra felicità, il senso di benessere e persino la longevità.
Fare volontariato insieme o in famiglia è una ricetta di salute globale, per il bene nostro e condiviso, una strategia win-win che promuove il benessere e contribuisce a costruire una bellezza fatta di equità, consapevolezza, un impegno che genera gioia e una fioritura delle competenze emotive, cognitive e relazionali, verso una versione sempre migliore di noi.
- Coppola, F. (2019). The brain in solitude: an (other) eighth amendment challenge to solitary confinement. Journal of Law and the Biosciences, 6(1), 184-225.
- Hansen, T., Slagsvold, B. (2016). Late-life loneliness in 11 European countries: Results from the Generations and Gender Survey. Social Indicators Research, 129(1).
- Richardson, R. A., Harper, S., Keyes, K. M., Crowe, C. L., & Calvo, E. (2025). Contributors to age inequalities in loneliness among older adults: a decomposition analysis of 29 countries. Aging & Mental Health, 1-9.
- https://www.psychologytoday.com/us/blog/the-case-connection/202203/how-does-the-brain-react-loneliness
- https://www.quotidianosanita.it/studi-e-analisi/articolo.php?articolo_id=129235
- https://www.apa.org/monitor/2019/05/ce-corner-isolation
- https://publications.jrc.ec.europa.eu/repository/handle/JRC1274
- https://www.hhs.gov/sites/default/files/surgeon-general-social-connection-advisory.pdf
- https://joint-research-centre.ec.europa.eu/projects-and-activities/survey-methods-and-analysis-centre/loneliness/loneliness-prevalence-eu_en
- https://joint-research-centre.ec.europa.eu/projects-and-activities/survey-methods-and-analysis-centre/loneliness/eu-loneliness-survey_en
- https://www.ipsico.it/news/solitudine-la-sofferenza-della-disconnessione-sociale/
- https://www.insalutenews.it/in-salute/anziani-soli-unepidemia-sociale-in-aumento-i-rischi-di-demenza-e-mortalita/
- https://www.dors.it/2024/02/la-solitudine-e-i-suoi-effetti-sulla-salute-e-il-benessere-come-intervenire/
- Foto su Freepik
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