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Educazione

Infotainment

Cos’è l’infotainment e perché è diventato così pervasivo?

Il termine infotainment nasce dalla fusione delle parole information e entertainment, e indica un formato comunicativo che unisce l’informazione con l’intrattenimento. L’obiettivo principale è rendere contenuti potenzialmente complessi, come notizie politiche, economia o scienza, più digeribili, emozionanti e coinvolgenti per un pubblico ampio.

Dai telegiornali con musiche di sottofondo drammatiche ai documentari narrati come se fossero thriller, l’infotainment ha trasformato il modo in cui i media presentano la realtà. Questa modalità di comunicazione si è diffusa in modo capillare con l’avvento della televisione commerciale e, in tempi più recenti, dei social media e delle piattaforme di streaming. Il confine tra informazione e spettacolo è oggi spesso sfumato, con implicazioni significative per la qualità del dibattito pubblico. Ma non si tratta solo di televisione: anche i podcast giornalistici, le clip su TikTok o gli speciali divulgativi su YouTube adottano strutture narrative e tecniche visive tipiche dell’intrattenimento.

La pervasività dell’infotainment è legata alla sua capacità di attirare l’attenzione in un mondo in cui la soglia di attenzione media è sempre più ridotta. Eppure, questa “forma ibrida” solleva interrogativi su veridicità, manipolazione e senso critico. Vale dunque la pena chiedersi: quanto ci informa davvero l’infotainment?

Quali sono le principali caratteristiche dell’infotainment?

L’infotainment si distingue per alcune caratteristiche strutturali che ne definiscono l’identità e spiegano il suo successo nei media contemporanei. Ecco le principali:

  • Resa narrativa della realtà. I fatti vengono presentati come storie, con protagonisti, antagonisti, svolte drammatiche e finali a effetto. Questo approccio attiva l’emotività e rende il contenuto più memorabile, ma può sacrificare la complessità a favore della linearità narrativa.
  • Coinvolgimento emotivo dell’informazione. L’uso di immagini forti, colonna sonora e toni enfatici mira a suscitare una risposta emotiva nello spettatore. L’effetto è un maggiore coinvolgimento, ma anche un possibile indebolimento dell’analisi critica.
  • Riduzione della complessità. I concetti vengono semplificati, spesso fino al punto di diventare slogan o frasi a effetto. Questo favorisce la comprensione immediata, ma rischia di impoverire la qualità dell’informazione.
  • Cura estetica della comunicazione. Grande cura è data all’aspetto visivo e sonoro della comunicazione, per renderla più accattivante e competitiva in un contesto mediatico sovraccarico. L’informazione diventa anche un prodotto estetico, non solo un veicolo di verità.

Queste caratteristiche, nel loro insieme, trasformano l’informazione in un’esperienza emozionale e facilmente condivisibile. Ma pongono anche un problema fondamentale: quanto resta dell’informazione originale una volta che è stata adattata ai canoni dell’intrattenimento?

Dove troviamo oggi l’infotainment e in quali forme si manifesta?

L’infotainment non si limita più alla televisione: è presente in tutti i media digitali ed è diventato parte integrante della cultura contemporanea. Le sue forme sono molteplici e sempre più sofisticate:

  • Telegiornali e talk show: programmi come i notiziari serali spesso adottano uno stile narrativo emozionale, con stacchi musicali e inquadrature cinematografiche. Talk show politici e sociali mescolano ironia, pathos e dibattiti accesi, più vicini allo spettacolo che all’informazione.
  • Podcast e video divulgativi: progetti come The Daily del New York Times o Barbero Riserva in Italia coniugano rigore informativo e tono narrativo coinvolgente. Il linguaggio colloquiale e le strutture episodiche mantengono alta l’attenzione anche su temi complessi.
  • Social media e reel: TikTok, Instagram e YouTube sono pieni di brevi video che informano su guerre, scienza, economia in 60-90 secondi, spesso con effetti visivi, meme (contenti ironici virali) e voice-over (narrazioni o commenti fuori campo). Qui l’infotainment si esprime in forma estrema: rapidità, emotività e spettacolarizzazione.
  • Documentari e docuserie: prodotti come The Social Dilemma o Don’t Look Up (film satirico ma con base informativa) dimostrano quanto il confine tra fiction, realtà e divulgazione si sia fatto poroso, offrendo però uno spunto di riflessione efficace per molti spettatori.

L’infotainment si adatta con agilità ai diversi formati digitali, colonizzando ogni spazio dove l’attenzione è merce rara. Questo fa riflettere: stiamo scegliendo come informarci o ci stiamo solo lasciando intrattenere?

Quali rischi comporta l’infotainment per la società e la democrazia?

L’infotainment è efficace nel catturare l’attenzione, ma può avere conseguenze negative su vari aspetti della vita collettiva. Ecco alcuni dei principali rischi:

  • Superficialità cognitiva: la semplificazione dei contenuti può indurre a una comprensione parziale o distorta della realtà. Il cittadino informato diventa un consumatore distratto, più incline a emozioni e pregiudizi che a riflessioni complesse.
  • Polarizzazione dell’opinione pubblica: l’uso di tecniche narrative drammatiche e lo stile sensazionalistico favoriscono il “noi contro loro”, contribuendo alla frammentazione sociale. I media che adottano l’infotainment spesso esacerbano i conflitti per aumentare il coinvolgimento.
  • Declino della fiducia nelle fonti: quando l’informazione è percepita come intrattenimento, anche le fonti autorevoli rischiano di perdere credibilità. Lo spettatore tende a confondere verità e opinione, giornalismo e fiction.
  • Manipolazione delle emozioni: l’eccessivo ricorso a pathos e immagini forti può essere usato per orientare il consenso o indirizzare le scelte politiche e di consumo. L’informazione diventa uno strumento di persuasione più che di conoscenza.

Esistono forme virtuose di infotainment?

Non tutto l’infotainment è dannoso: se ben progettato, può rappresentare una forma di divulgazione efficace e accessibile. Alcuni esempi virtuosi aiutano a comprendere come questa modalità possa essere usata con responsabilità:

  • Divulgazione scientifica popolare: programmi come Superquark o canali YouTube come Kurzgesagt riescono a unire rigore scientifico e storytelling visivo. L’informazione resta centrale, ma viene veicolata in modo creativo e coinvolgente.
  • Satira informativa: format come Last Week Tonight con John Oliver dimostrano come si possa fare critica sociale usando l’umorismo come leva cognitiva. La risata diventa così strumento di consapevolezza.
  • Educazione civica 2.0: progetti online che spiegano come funzionano le istituzioni o i diritti sociali usando animazioni o sketch teatrali sono in crescita. Avvicinano temi spesso ignorati, parlando con il linguaggio delle nuove generazioni.
  • Giornalismo narrativo di qualità: testate come Internazionale o The Atlantic pubblicano reportage che uniscono precisione giornalistica e tecniche di storytelling, coinvolgendo il lettore senza rinunciare all’approfondimento.

In questi casi, l’infotainment non sostituisce l’informazione ma la potenzia, rendendola più fruibile e stimolante. Il punto è: non quanto si intrattiene, ma come si informa mentre si intrattiene.

Come possiamo sviluppare un consumo critico dell’infotainment?

In un contesto in cui l’infotainment è ormai onnipresente, sviluppare un atteggiamento critico è fondamentale per non cadere nella trappola della disinformazione travestita da show. Ma da dove iniziare?

Impariamo a riconoscere il tono e lo stile con cui ci viene presentata una notizia: ci sta emozionando o informando? La musica, le immagini, le parole scelte parlano alla testa o allo stomaco? Chiediamoci chi ha prodotto il contenuto e con quale obiettivo: è un giornalista, un influencer, una testata riconosciuta o un brand

L’informazione ha un costo e raramente è davvero neutrale. Coltiviamo l’abitudine al confronto tra fonti: se una notizia ci colpisce, cerchiamone altre versioni, anche in lingua diversa o su piattaforme differenti. Più punti di vista aiutano a costruire una visione più completa. Favoriamo momenti di consumo lento dell’informazione, dedicando tempo ad articoli lunghi, inchieste o letture più approfondite. Non tutto può essere compreso in 60 secondi.

Educarsi all’informazione è un processo continuo, che richiede tempo, attenzione e spirito critico. Come scriveva Umberto Eco: “Chi non legge, a 70 anni avrà vissuto una sola vita. Chi legge, avrà vissuto 5000 anni”. E chi sa riconoscere l’infotainment, forse, saprà vivere anche meglio il presente.

Bibliografia
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  • Thussu, D. (2007). News as entertainment: The rise of global infotainment.

Sitografia
  • https://www.britannica.com/topic/hard-news Consultato a giugno 2025

  • https://www.4writing.it/web-writing/infotainment Consultato a giugno 2025

  • https://www.nuoviocchiperimedia.it/generi_infotainment/ Consultato a giugno 2025

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