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Assisi International School: sogniamo con il cuore

Un sogno. Ma un sogno attivo, sostenuto dal metodo, un sogno che c’è. Danilo Dolci scriveva che ciascuno cresce solo se sognato e l’operato di Assisi International School, da anni, si organizza e dispone attorno a questo principio.

Se la più aggiornata ricerca neuroscientifica ha ormai accertato che è nelle aree prefrontali del cervello che vengono elaborate le capacità di focalizzazione e l’intenzionalità, l’esperienza ci dimostra tutti i giorni che queste competenze si realizzano nel loro pieno potenziale solo quando sono accompagnate da una profonda attitudine al sentimento e al sogno. Sentire con il cuore, sognare con il cuore vuol dire portare la propria capacità di prefigurazione al massimo grado.

La prefigurazione è una delle competenze chiave della Pedagogia per il Terzo Millennio – esito di anni di studi neuroscientifici dell’équipe della Fondazione Patrizio Paoletti – un metodo che viene applicato ogni giorno nelle classi di AIS e in tutte le attività che ne compongono il progetto educativo.

Si tratta di un lavoro fondato sull’allenamento della capacità di immaginare, con visionarietà e realismo, un futuro possibile, per poi poter lavorare attivamente alla sua costruzione. 

Per funzionare, per generare trasformazione e per tramutarsi in competenza per la vita, il sogno deve radicarsi nel momento presente. Deve essere orientato dalle nostre facoltà emotive, fisiche e razionali e situarsi in un ambiente psicologico sicuro, che ci consenta di accogliere il cambiamento.

Quello che si persegue ad Ais è, a tutti gli effetti, un sogno. Ma un sogno attivo, sostenuto dal metodo, un sogno che c’è.

A Natale, più che mai, l’idea del sogno, insieme alla tensione verso l’anno che verrà, si fa vivida e onnipresente. Grazie agli strumenti acquisiti, la fantasticheria assume un carattere più strutturato e questo momento dell’anno, per le allieve e gli allievi di Ais, si trasforma in un momento perfetto per guardarsi dentro, intercettando speranze e aspettative.

Le attività sono diversificate per fasce di età, costruite “su misura” attorno ai bisogni educativi e alle sensibilità.

I bambini e le bambine della scuola dell’infanzia si sono misurati con il dispositivo teatrale della Macchina dei sogni, a partire dalle discussioni in classe su «cosa vorrebbero diventare da grandi» (le risposte spaziano da cavalieri ad astronaute, da piloti a maestre), per poi ragionare insieme su cosa sia necessario mettere nella propria personalissima “cassetta degli attrezzi” per realizzare questo progetto (impegno, dedizione, fantasia, slancio… to be continued). Per favorire la prefigurazione anche dal punto di vista visivo, sono poi stati realizzati alcuni disegni liberi, che rappresentano questa immagine di sé proiettata nel futuro. Nel corso del mese di dicembre, le tante letture di storie e fiabe natalizie che trattano il tema del sogno hanno trovato compimento nella attesissima Recita di Natale.

Per le classi della scuola primaria il meccanismo della Macchina dei sogni è stato impiegato in forma laboratoriale.

Le bambine e i bambini del primo anno si sono cimentate con l’arte, in particolare con l’illustrazione: i sogni sono andati a finire all’interno di altrettante stelle, che come comete o meteore, con le loro scie luminose indicano il cammino da seguire.

In classe seconda, allieve e allievi hanno realizzato tante nuvole di carta, scrivendo su ciascuna un piccolo o grande sogno. Le nuvole sono state poi legate insieme, come dei palloncini (perché i sogni non vanno lasciati volare via!), costituendo delle vere e proprie istallazioni tridimensionali. Questa idea è alla base anche della fiaba alla quale si è ispirata la Recita di Natale, Il custode dei sogni. In fondo…«if you can dream it, you can do it!». Lo diceva anche Walt Disney.

Lo schiaccianoci, il racconto senza tempo di Hoffmann, è al centro della Recita di Natale della classe terza. Un presupposto fiabesco per mettere in scena il grande tema del raggiungimento dei propri desideri, grazie a un sentiero lastricato di azioni concrete e mirate, alla capacità di ripartire dai propri errori e alla presenza di tanti aiutanti, magici e non (un po’ come gli amici). Due cortometraggi Pixar, La luna e Piper, entrambi sul tema del superamento delle paure, hanno preparato il terreno per le riflessioni, svolte in forma narrativa, attorno ad alcune domande chiave: quali sono i miei tre più grandi talenti? E le mie paure? Che emozioni mi rappresentano? Cosa mi affascina ed emoziona? Per cosa sarei disposto/a a lottare e impegnarmi? Come immagino la mia vita?

In classe quarta il lavoro è ruotato attorno a sei biografie che rappresentano altrettante qualità, ragionando sui modi in cui possiamo intraprendere diverse strade per affrontare le situazioni che si presentano. Grazie al gioco dei sei cappelli (un’applicazione pratica degli studi di Edward De Bono sul pensiero laterale, messo in atto dalla maestra Elisabetta), i bambini e le bambine hanno imparato a conoscere e gestire il “tempo di latenza” del proprio pensiero. La Recita natalizia è tornata sul tema del viaggio trasformatore tra sogno e realtà, grazie all’adattamento drammaturgico di Alice in Wonderland.

Arrivati in classe quinta è la volta di Aristotele! Il filosofo, scienziato e logico greco è ancora oggi, a distanza di ventitré secoli, maestro di meraviglia e ci invita e cercare la nostra missione, ciò che ci rende felici, e a saperla condividere con chi amiamo, ampliando sempre il nostro punto di vista.

Cosa ci rende felici? Come vorremmo essere nel futuro? Quali sono i nostri sogni? E, a ridosso del Natale e più a breve termine: cosa vorremmo far accadere nelle relazioni fra compagni in questo periodo? E come raggiungere il nostro obiettivo? Sciogliere una piccola crisi, rafforzare un legame, studiare un piano d’azione, festeggiare un cambiamento. Questi pensieri e propositi, raccolti in forma grafica in un cartellone, sono le chiavi magiche (ma concrete!) della prefigurazione.

Joan Mirò era solito dire: «è quando sogno che ci vedo chiaro». Il sogno è uno strumento di interpretazione della realtà, ci può chiarire chi siamo, cosa vogliamo e può diventare, da sogno a occhi aperti, un sogno focalizzato, una bussola che indica una via percorribile. Grazie ai quadri di Mirò, abbiamo ripercorso le difficoltà che hanno costellato la sua biografia, frapponendosi tra lui e il suo sogno (realizzato!) di dipingere. Il sogno di ciascuno e ciascuna, a questo punto, è stato convertito in dipinto e/o opera in tre dimensioni, ispirandosi allo stile di Mirò, al suo astrattismo metaforico e al suo coraggio.

Per le ragazze e i ragazzi della scuola secondaria, il sogno ha assunto anche le tinte fosche, magiche, avventurose dell’incubo. Un incubo divertente e rocambolesco, in bilico tra due regni, quello che attraversa il capolavoro di Tim Burton, Nightmare Before Christmas, e che ha ispirato la Recita di Natale. 

Tutte e tutti hanno messo al servizio del progetto il proprio “materiale onirico” (indagato sempre grazie alla Macchina dei sogni), ma anche quello che hanno appreso durante l’appassionante viaggio di istruzione che, poche settimane fa, li ha condotti a Roma, al Museum of Dreamers. Un’esperienza immersiva, interattiva, bizzarra e psichedelica, che punta a rieducare alle possibilità del sogno, come dimensione intima e priva di censure razionali, dopo i tempi faticosi e pieni di divieti della pandemia.

Inoltre, i giovani artisti hanno reinterpretato il tema onirico in termini grafici, partecipando al Concorso indetto dal Lions Club ‘Un poster per la pace’, quest’anno incentrato sull’imperativo «osate sognare!»

Ed ecco qui, infine, cosa hanno scritto le allieve e gli allievi di III durante il laboratorio narrativo ‘Cosa vuol dire per me sognare?’. Alcune delle risposte sono così profonde, inquiete, fantasiose e colme di speranza che ci sembra giusto citarle, tra virgolette e senza tagli:

«Per me sognare è un modo per il corpo di comunicarci cosa ci succederà nel futuro in modo fantasioso, infatti a me alcuni eventi sognati sono poi accaduti nella realtà. In modo non fantasioso come nei sogni, ma comunque accaduti. I sogni, però, sono diversi per tutti perché ognuno ha speranze diverse: per esempio un bambino in guerra sogna un giorno che ci sia la pace dove vive. Il mio sogno più grande (per me e per l’umanità) è che non ci sia più la dittatura perché la cosa più brutta che ci sia è che qualcuno di dica come vivere e cosa fare, altrimenti la tua vita terminerà lì» (Gabriele)

«I sogni sono sempre da rispettare, perché io posso sognare delle cose, ma altre persone possono sognare di avere una casa, una merenda, o anche di arrivare a fine mese. Purtroppo di gente così ce ne sta molta, in Italia e in giro per il mondo, e quindi mi sento fortunato a sognare la bici o il telefono nuovo» (Lorenzo)

«Se chiudo gli occhi vedo un mondo di illusioni e magie, un mondo senza tormenti o problemi che affliggono la gente, un mondo dove si raggiungono gli obiettivi e dove i desideri diventano realtà… Se chiudo gli occhi posso volare con la mia fantasia e i miei desideri diventano più vicini, posso trovare la pace nei momenti più difficili, quando mi sento tormentata e non riesco a fuggire dai miei fantasmi interiori; posso farmi rapire dalle mie passioni e mi vedo realizzata perché sono riuscita a fare ciò che mi rende felice» (Isabella)

«Per me il sogno rappresenta un obiettivo, un qualcosa che quando avrò raggiunto potrò dire “ho realizzato il mio sogno”. Ma per farlo avrò dovuto sudare, piangere, arrabbiarmi e urlare, ma saprò sempre che ne è valsa la pena. Il mio più grande sogno per il mondo è che la gente capisse che non c’è bisogno di essere cattivi, o di fare la guerra o di discriminare qualcuno, il mondo è grande e c’è posto per tutti» (Guia)

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