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Intelligenza emotiva

Nominalizzazione

La nominalizzazione indica il processo di trasformazione in un nome, compresa la traduzione di un vissuto in un sostantivo pensabile e comunicabile.

La nominalizzazione e l’importanza di dare un nome alle emozioni

“Le emozioni sono un ponte percettivo, che permette all’essere umano una risposta adattiva a situazioni ed eventi importanti per il benessere dell’organismo” (Patrizio Paoletti). Le emozioni funzionano come un cuscinetto tra ciò che accade e la nostra risposta a tale evento, orientandoci all’azione. Spesso l’esperienza emotiva innesca una meccanica automatica di reazione, rendendo più difficile decodificare e interpretare i reali stimoli esterni. Risulta fondamentale, invece, soffermarsi ad ascoltarsi e comprendere il nostro mondo interiore, dando un nome alle emozioni. “Quando cominciamo a dare un nome alle cose, esse diventano concrete, si materializzano, compaiono sulla scena davanti ai nostri occhi” (Patrizio Paoletti). Riconoscere le emozioni e chiamarle per nome ci permette un approccio meno reattivo e più proattivo alla vita, trasformandoci in protagonisti consapevoli delle nostre azioni, attraverso una rinnovata e cosciente mappa delle emozioni. La nominalizzazione comprende la capacità di leggere le emozioni proprie e altrui con le loro caratteristiche tipiche. La ricerca dimostra che ogni emozione è associata a specifiche componenti cognitive, una certa attivazione fisiologica e precise micro-modificazioni facciali che possiamo percepire su di noi e sul viso degli altri.

La nominalizzazione nella pratica psicologica

In psicologia, la nominalizzazione si riferisce al processo mediante il quale esperienze, azioni o stati emotivi vengono trasformati in sostantivi. Questo processo è utile per concettualizzare e comunicare fenomeni complessi in modo più semplice e comprensibile. Ad esempio, “sentirsi ansiosi” può essere nominalizzato in “ansia”, così come “agire in modo aggressivo” in “aggressività”. La nominalizzazione aiuta i professionisti della salute mentale a identificare e discutere di problemi psicologici in termini chiari e distinti, facilitando la diagnosi e il trattamento. La nominalizzazione è uno strumento utile nella pratica psicologica, ma è essenziale utilizzarla con attenzione, per mantenere un buon equilibrio tra chiarezza e comprensione approfondita dei fenomeni psicologici. In alcuni casi, infatti, la nominalizzazione può portare a una riduzione della comprensione dinamica dei processi psicologici, trasformando esperienze soggettive fluide in categorie statiche. Questo può limitare la percezione della variabilità e della complessità intrinseca delle esperienze umane. La nominalizzazione può essere utilizzata anche a scopo suggestivo, per trasmettere più significati in un’unica parola. Per esempio, i termini “speranza”, “sensazione” o “capacità” possono favorire nell’interlocutore diversi scenari mentali ed emozionali, funzionando come strumenti di induzione.

La nominalizzazione da un punto di vista linguistico

Da un punto di vista linguistico, la nominalizzazione è il processo linguistico di trasformazione di verbi e aggettivi in sostantivi. Questo fenomeno si verifica tramite l’aggiunta di suffissi o modifiche morfologiche. Ad esempio, “decidere” diventa “decisione” e “bello” diventa “bellezza”. Utilizzata frequentemente in contesti accademici e burocratici, la nominalizzazione permette di esprimere concetti complessi in modo più formale e astratto.

Bibliografia
  • Billig, M. (2008). The language of critical discourse analysis: The case of nominalization. Discourse & Society19(6), 783-800.
  • Boschi, S. (2008). La comunicazione vista dal nostro cervello. Lampi di stampa.
  • Hopper, P. J., & Thompson, S. A. (1984). The discourse basis for lexical categories in universal grammar. Language, 703-752.
  • Paoletti, P. (2019). L’intelligenza del cuore. Comprendere le emozioni per realizzare i nostri sogni. Rizzoli.
  • Van Dijk, T. A. (2008). Discourse and context. A sociocognitive approach. Cambridge.
Sitografia
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