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Ripartire sempre, anche dopo una perdita

L’esperienza universale della caduta e il potere della riprogrammazione mentale

Sperimentare una perdita o una sconfitta è spesso banalizzato come mero fallimento, un punto di arrivo negativo, qualcosa da evitare a ogni costo. La cultura occidentale punta esclusivamente alla vittoria e primeggiare diventa, di fatto, l’unico obiettivo. Eppure, in un’ottica di crescita personale e di sviluppo delle proprie potenzialità, la sconfitta e la perdita assumono un valore inaspettato, trasformandosi da ostacolo in prezioso potenziale alleato. Non è un caso che molti campioni, nello sport e nella vita, attribuiscano proprio alle cadute le lezioni più significative. Perdere fa parte della nostra naturale esperienza di vita. La resilienza e l’antifragilità ci insegnano a ripartire sempre, anche dopo una perdita.

Perdere come parte della vita

Quella della perdita è un’esperienza naturale e universale, condivisa da tutti e insita nella nostra vita. Nello sport, capita di perdere una partita o una gara: un’occasione preziosa che può insegnarci molto sugli infiniti orizzonti di crescita che ci attendono e che diventa parte fondamentale dell’allenamento sportivo e interiore.

Ma la perdita può avere mille sfumature: possiamo perdere punti di riferimento affettivi, professionali, l’orientamento o anche delle capacità. La perdita altro non è che una delle facce del continuo cambiamento della nostra vita. Ma l’altra faccia è il guadagno, il recupero e la scoperta: se da una parte qualcosa si perde, dall’altra stiamo scoprendo qualcosa, recuperando o guadagnando delle capacità nuove o rinnovate, in un costante equilibrio, sul quale i grandi atleti, esempio di resilienza e antifragilità, scommettono. E vincono.

Il grande esempio di Alex Zanardi

Un esempio è il pluricampione Alex Zanardi. Nel 2001, dopo aver perso entrambe le gambe in gara, a 46 anni, torna a gareggiare e vince la medaglia d’oro alle Paralimpiadi e, come scrisse in una lettera aperta il mental coach Davide Tambone, “Alex Zanardi ci fregò a tutti”.

La storia dell’ex automobilista non è solo una cronaca di successi sportivi, è un vero e proprio manifesto scientifico sulla resilienza, sul divenire capaci di perdere qualcosa anche di molto importante e sulla capacità di gestire la frustrazione. Alex Zanardi non è solo un campione, è un modello che smonta le nostre scuse, costringendoci a guardare in faccia il nostro potenziale inespresso:

Quando mi son svegliato senza gambe, ho guardato la metà che era rimasta, non quella che era andata persa.

Ed è proprio con quest’affermazione che Zanardi ci ha fregato tutti.

Lo “Sport del Lamento” e la scienza della mente

Quando si parla di sconfitta ritroviamo spesso quella tendenza diffusa a trovare alibi, a sostenere di non avere le possibilità per fare ciò che desideriamo: è il lamento. Tambone lo chiama “lo sport nazionale”. Il celebre allenatore della nazionale femminile di pallavolo, Julio Velasco, invece, lo chiama “la cultura degli alibi”. Zanardi non si adagia né sull’uno né sull’altro: ci mostra il contrario.

Dopo un incidente devastante, che avrebbe potuto facilmente trasformarlo in una “vittima del destino” – un ruolo che avrebbe meritato la nostra piena compassione – lui sceglie di non arrendersi. Questa non è solo forza di volontà: è una profonda comprensione inconscia dei meccanismi neuronali che permettono la plasticità cerebrale e l’adattamento. Il suo cervello, non lasciandosi sopraffare dalla disperazione, ha attivato risorse inimmaginabili per rielaborare il trauma, focalizzandosi su quello che poteva fare con la parte di corpo restante.

 


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Affrontare la perdita: una riprogrammazione mentale

La perdita, nel caso di Zanardi, non è stata di una gara, ma di una parte fisica di sé. Ma proprio da questa perdita è emersa una delle più grandi lezioni sul saper affrontare la perdita. Saper perdere, in questa accezione, non significa rassegnazione, ma un processo attivo di rielaborazione cognitiva ed emotiva.

A livello cerebrale, di fronte a un trauma o una sconfitta significativa, l’amigdala (il centro delle emozioni) si attiva, scatenando paura, dolore e frustrazione. Tuttavia, in individui resilienti, la corteccia prefrontale (responsabile della pianificazione, del giudizio e della regolazione emotiva) interviene per riorganizzare la risposta. Questo “dialogo” tra le diverse aree cerebrali permette di:

  1. Accettare la nuova realtà: un passaggio fondamentale per non rimanere ancorati a ciò che è andato perduto. Non ho più le gambe, cosa posso fare con il resto del corpo?
  2. Riorganizzare gli obiettivi: se non posso più correre in Formula 1, posso eccellere in handbike. È un processo di adattamento e di ricerca di nuove strade per la realizzazione personale.
  3. Mobilizzare le risorse interne ed esterne: il campione ha trovato la forza in sé stesso, ma anche nel supporto di chi lo circondava, trasformando la “compassione” altrui in stimolo, non in alibi.

La sua vittoria paralimpica a 46 anni, contro ogni pronostico e contro i limiti imposti dagli altri, è la dimostrazione scientifica che la mentalità di crescita non ha età né confini fisici. È la capacità di continuare a imparare, a sfidare le convenzioni e a reinventarsi, indipendentemente dalle avversità.

Gestire la frustrazione: come passare dal lamento all’azione?

La frustrazione è la compagna inevitabile di ogni ostacolo e di ogni sconfitta. Il campione paralimpico, invece di cedere alla frustrazione e alla “cultura degli alibi”, ha incanalato tutte le sue energie per risollevarsi e continuare a fare quello che ama: correre. Alcuni studi ci dicono che questo avviene attraverso:

  • Il reframing cognitivo: trasformare il problema in una sfida.
  • La visualizzazione positiva: immaginare il momento di una nuova vittoria.
  • Il focus sul processo: non concentrarsi sulla sconfitta, ma sui piccoli passi, sull’allenamento quotidiano, sulla costruzione di nuove abilità.

Fondazione Patrizio Paoletti, con il progetto “Prefigurare il Futuro”, un programma educativo neuropsicopedagogico, ideato nel 2017 e applicato con successo in diversi contesti educativi, pianifica e promuove il reframing cognitivo e la visualizzazione positiva. In questo lavoro di pianificazione, come dice Patrizio Paoletti, giocano un ruolo importantissimo le emozioni. Solo attraverso l’impegno e la continuità possiamo ridurre le nostre oscillazioni emozionali, che portano con sé frustrazione, rabbia, violenza e la rottura con l’altro. Dobbiamo allenarci a una gestione delle emozioni, all’espressione piena delle cinque caratteristiche dell’intelligenza emotiva: consapevolezza di sé, dominio di sé, motivazione, empatia, abilità sociali.

La storia di Alex Zanardi, in conclusione, non è solo un esempio di resilienza, ma una vera e propria filosofia di vita che si riflette in ogni sfida, grande o piccola. Nello sport, come nella vita, la sconfitta e la capacità di gestire la frustrazione sono pilastri fondamentali per il benessere psicologico e la performance.

 

 

Bibliografia
  • Balconi M., Daffinà A., and Angioletti L. (2025). How Reframing Affects Confidence in Complex Decisions: Evidence from Behavioral Measures and Decisional Styles. Brain Sci 2025 Feb 25;15(3):244.
  • Ben-Soussan, T. D., Berkovich-Ohana, A., Piervincenzi, C., Glicksohn, J., and Carducci, F. (2015a). Embodied cognitive flexibility and neuroplasticity following Quadrato Motor TrainingFront. Psychol. 6:1021. doi: 10.3389/fpsyg.2015.01021
  • Fuchs, E., & Flügge, G. (2014). Adult neuroplasticity: more than 40 years of research. Neural plasticity2014.

Sitografia
  • Lo straordinario valore educativo dello sport: https://core.ac.uk/download/pdf/322532087.pdf
  • Lettera aperta di Davide Tambone ad Alex Zanardi: https://libreriamo.it/storie/oltre-lo-sport-lezione-vita-alex-zanardi/
  • Julio Velasco e la cultura degli alibi: https://www.youtube.com/watch?v=vk5Jg-mAeVY&ab_channel=hvallavh
  • L’importanza di cambiare prospettiva: https://rebeccarossi.it/limportanza-di-cambiare-prospettiva/#:~:text=Il%20reframing%2C%20traducibile%20in%20italiano,che%20prima%20gli%20si%20attribuiva.

Immagini
  • Foto di Roberto Serratore, CC BY-SA 4.0 su Wikimedia

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