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È possibile prevenire l’Alzheimer?

L’approccio One Brain – One Health, 12 fattori di rischio su cui intervenire e una lezione dalle api

Le ricerche scientifiche hanno scoperto che il 40% dei casi di demenza può essere prevenuto o ritardato adottando sani stili di vita. E riducendo in particolare 12 fattori di rischio. Si tratta di un dato importante. Un dato che incoraggia una forte presa di coscienza e un propositivo impegno per orientare la nostra quotidianità verso una salute globale durante tutto l’arco della vita.

Il report Lancet

Un rapporto della Commissione Lancet dedicato alla prevenzione, intervento e assistenza nelle demenze sottolinea l’importanza di un approccio preventivo alle patologie neurodegenerative, che sono in preoccupante aumento, di pari passi con l’invecchiamento della popolazione.

In particolare, il rapporto propone un nuovo modello di prevenzione. Questo è basato sulla riduzione di 12 fattori di rischio modificabili, che potrebbero prevenire o ritardare ben il 40% delle demenze, come la Malattia di Alzheimer.

One Brain – One Health: priorità alla salute del cervello

Promuovere la salute del cervello deve essere una priorità di sanità pubblica e globale. Così come sostiene il nuovo Global Status Report on Neurology 2025, presentato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Consideriamo infatti che più di 3 miliardi di persone al mondo soffrono di patologie che colpiscono il cervello o il sistema nervoso, che causano più di 11 milioni di morti ogni anno.

Nel nostro Paese, la SinSocietà Italiana di Neurologia risponde puntando su una “neurologia di prossimità”. L’obiettivo è di favorire la rete d’assistenza e ridurre le disuguaglianze regionali. La strategia si basa sul principio di One Brain – One Health, che riconosce nel cervello “la prima infrastruttura della salute”, come suggerisce Alessandro Padovani, presidente della Sin.

Della salute del nostro cervello è necessario prenderci cura ogni giorno, facendo affidamento a tutti i servizi sanitari e sociali disponibili. Ma anche agendo sulla nostra quotidianità, con scelte consapevoli e orientate a un completo benessere psicofisico.

I 12 fattori di rischio modificabili

Preservare oggi la salute del nostro cervello è possibile, ispirandoci anche al nuovo modello di prevenzione proposto dalla Commissione Lancet. Questo aggiunge 3 fattori di rischio al precedente modello, individuando una lista di 12 ambiti su cui porre particolare attenzione:

  1. eccessivo consumo di alcol
  2. trauma cranico
  3. inquinamento atmosferico
  4. scarsa istruzione
  5. ipertensione
  6. problemi di udito
  7. fumo
  8. obesità
  9. depressione
  10. inattività fisica
  11. diabete
  12. scarsa socialità

Ridurre questi fattori di rischio, con un approccio integrato che comprende sane abitudini a tavola, movimento, relazioni sociali e tempo libero, è possibile proteggere la salute cerebrale, e anche mentale, per il nostro presente e futuro.



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Educazione come prevenzione

La Commissione Lancet ricorda che ogni momento della vita è buono per fare prevenzione. Rimarcando al contempo il ruolo fondamentale dell’educazione, della cultura e dei fattori sociali nel contrasto alle patologie neurodegenerative:

Non è mai troppo presto né troppo tardi nel ciclo di vita per la prevenzione della demenza. I rischi nella giovinezza (prima dei 45 anni), come una scarsa istruzione, influenzano la riserva cognitiva; i fattori di rischio della mezza età (45-65 anni) e della terza età (oltre i 65 anni) influenzano la riserva e l’innesco di sviluppi neuropatologici. Cultura, povertà e disuguaglianza sono fattori chiave della necessità di cambiamento. Le persone più svantaggiate hanno maggiormente bisogno di questi cambiamenti e ne trarranno i maggiori benefici.

Risulta quindi necessario un approccio non solo sanitario, ma sociale e culturale, alla prevenzione della neurodegenerazione, a partire dall’infanzia: “Le politiche dovrebbero dare priorità all’istruzione infantile per tutti“, si legge nel report.

L’impegno di Fondazione Patrizio Paoletti

Prevenzione dall’infanzia

Fondazione Patrizio Paoletti sviluppa programmi educativi durante tutto l’arco della vita, a partire dall’infanzia, con progetti di cooperazione internazionale come Scuole nel Mondo. E attraverso la progettazione didattica arricchita nella sua scuola AIS Assisi International School, dove il metodo Montessori si integra alla Pedagogia per il Terzo Millennio, con un’offerta formativa che traduce in tempo reale le scoperte della ricerca neuroscientifica dell’Istituto RINED di Fondazione Patrizio Paoletti.

Adolescenti e adulti

L’impegno educativo di Fondazione Patrizio Paoletti si rivolge, tuttavia, a tutto l’arco della vita, con progetti per potenziare le risorse interiori di giovani e adolescenti, come Prefigurare il Futuro e Oltre le Periferie, con il portale di divulgazione scientifica e autoeducazione a sani stili di vita, rivolto a tutta la popolazione, e programmi per sostenere la connessione sociale, come il nuovo progetto Insieme oltre l’isolamento – un modello integrato per il benessere mentale dei giovani, in collaborazione con NIVEA. Come ricorda il report di Lancet, una sana socialità è infatti un elemento essenziale per la prevenzione della neurodegenerazione, un fattore protettivo per la salute mentale e cerebrale.

Anziani, le api insegnano: cosa conta davvero?

Anche in presenza di neurodegenerazione, gli stili di vita e un giusto approccio alla cura possono fare una grande differenza per rallentare il progredire della malattia e migliorare la qualità della vita. Proteggere la salute del cervello è un’assoluta priorità, ma dobbiamo ricordarci anche che non è solo il numero di neuroni che determina la nostra capacità cognitiva né, tantomeno, la felicità.

È la stessa natura, di cui facciamo parte, a ricordarcelo. Pensiamo al piccolo cervello delle api, fra i più intelligenti animali del Pianeta. Nonostante le sue minuscole dimensioni e solo un milione circa di neuroni (noi ne abbiamo approssimativamente 85 miliardi), “pensa, pianifica, fa di conto e forse sogna“, come afferma lo zoologo e neurobiologo Randolf Menzel, nel suo libro L’intelligenza delle api. Qual è il loro segreto? Sicuramente un’alta densità neuronale, considerate le piccole dimensioni, ma il neuroscienziato Giorgio Vallortigara sottolinea un aspetto fondamentale, in un articolo del 2023:

Probabilmente sono le caratteristiche delle connessioni tra le cellule nervose che contano per l’intelligenza.

Sono le connessioni, insomma, la chiave per l’intelligenza: le sinapsi, a livello molecolare, che possono rinnovarsi per tutta la nostra vita, a cui possiamo aggiungere le relazioni con gli altri e con il mondo, considerata la grande cultura comunitaria delle piccole api. Le relazioni ci permettono di prosperare, a tutte le età, come ci ricorda la videolezione di Fondazione Patrizio Paoletti dedicata all’importanza della rete sociale nell’anzianità.

Abbiamo bisogno di un approccio globale e integrato alla vita e all’invecchiamento. Il report Lancet ricorda l’importanza di “un’assistenza post-diagnostica olistica”, per aiutare le persone anziane a prendersi cura della propria salute, favorendo l’aderenza terapeutica, e sostenere anche i familiari, che sono anche a rischio di forte stress, sofferenza e burnout.

Fondazione Patrizio Paoletti investe in progetti specifici per i pazienti colpiti dalla Malattia d’Alzheimer e per i loro familiari, come AIDA Alzheimer patients Interaction through Digital and Arts. Il progetto coniuga innovazione digitale, artistica e museale per migliorare la qualità di vita, attraverso la stimolazione sensoriale e cognitiva, in una cornice che promuove una sana socialità e condivisione. Perché, al di là della conta dei neuroni o dei punteggi nei compiti cognitivi, ciò che conta è soprattutto ricordare il senso di stare al mondo, circondati da affetti e potendo sempre offrire il proprio contributo, per il “miele” condiviso, ricordandoci che siamo tutti nello stesso Alveare.

Bibliografia
  • Livingston, G., Huntley, J., Sommerlad, A., Ames, D., Ballard, C., Banerjee, S., … & Mukadam, N. (2020). Dementia prevention, intervention, and care: 2020 report of the Lancet Commission. The lancet396(10248), 413-446.
Sitografia
  • https://www.psychologytoday.com/au/blog/the-modern-brain/202502/can-your-diet-help-prevent-alzheimers
  • https://www.alzheimer-riese.it/contributi-dal-mondo/rapporti-e-studi/9269-prevenire-o-ritardare-il-40-dei-casi-di-demenza-agendo-su-12-fattori-di-rischio
  • https://www.sanitainformazione.it/neurologia-il-report-globale-oms-e-la-strategia-italiana-per-la-salute-del-cervello/
  • https://www.neuroscienze.net/lintelligenza-delle-api/
  • https://www.focus.it/ambiente/animali/cervello-api-alta-densita-neuroni
  • https://r.unitn.it/filesresearch/images/cimec-abc/Press_and_media/2023/giornale.pdf
  • https://www.sanitainformazione.it/malattie-neurologiche-ne-soffrono-3-miliardi-di-persone-nel-mondo-loms-lancia-lallarme-sui-servizi-di-cura/
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