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Neurofisiologia del silenzio

Oggi numerosi neuroscienziati, fisiologi, fisici, chimici, biologi, matematici si interrogano sul ruolo del silenzio in relazione ai diversi aspetti della vita. Quali effetti genera il silenzio sulle emozioni, sulla consapevolezza di sé stessi e del mondo circostante, sulla coscienza e sul benessere dell’uomo?

Questa importantissima domanda sta guidando moltissime ricerche in tutto il mondo, che stanno dimostrando con forza crescente quanto sia fondamentale stare nel silenzio, inteso non solo come una condizione ambientale esterna, ma anche come capacità di interrompere il ciclo continuo dei nostri pensieri quotidiani sollecitato da condizioni di stress.

Uno degli obiettivi dell’Istituto di ricerca RINED è esplorare la neurofisiologia del silenzio, ossia quell’insieme di fenomeni psicofisiologici legati al funzionamento del cervello, ai processi cognitivi e ai comportamenti messi in atto in determinate circostanze e situazioni.

Le tecniche, assolutamente non invasive, che vengono utilizzate in questi studi permettono di misurare l’attività corticale (EEG), le variazioni nella frequenza cardiaca, la conduttanza cutanea, la frequenza respiratoria, la percezione del tempo, i cambiamenti a livello molecolare nello stato di silenzio.

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