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L’importanza della memoria

Ricordo, amnesia e benessere psicologico

In questi giorni, la storia di Luciano D’Adamo fa riflettere sull’importanza della memoria per la nostra salute globale. Nel 2019, Luciano si è risvegliato in un letto d’ospedale dopo aver subito un incidente, credendo però di essere ancora nel 1980. Il buco di memoria di quasi quarant’anni gli ha reso impossibile riconoscere sua moglie, i figli e perfino se stesso, naturalmente invecchiato. Qual è il ruolo della memoria per il benessere della nostra psiche? È possibile allenarla e proteggerla?

La storia: perdere il passato

È il 2019 quando un pirata della strada investe il signor Luciano, che perde i sensi e si ritrova in ospedale. Al suo risveglio, l’orologio interno della sua memoria segna l’anno 1980, con quasi quarant’anni di improvviso oblio di ricordi. Luciano è convinto di avere solo 24 anni e non riconosce né la moglie né il figlio, che di anni ne ha ormai 35. Anche la tecnologia e i telefonini gli sono completamente sconosciuti. Persino l’immagine di sé che vede allo specchio gli è estranea: non si riconosce con questo aspetto maturo di un uomo sessantenne. Col tempo, solo alcuni piccoli ricordi ritorneranno alla sua mente, tra cui uno molto importante: il cartellino sulla culla con l’ora di nascita e il peso del suo primo nipotino, nato nel 2014, quasi come se l’esperienza d’amore di diventare nonno fosse stata così forte da rompere il muro dell’amnesia.

L’importanza della memoria

La storia di Luciano D’Amato, recentemente raccontata da Il Messaggero, descrive i danni di un trauma cerebrale che ha comportato un’amnesia retrograda, con danno alle aree del cervello responsabili della memorizzazione e del recupero dei ricordi, e che ha generato infine anche un trauma psicologico.

La memoria è fondamentale per l’equilibrio emotivo, per l’integrità psichica, l’identità, la continuità narrativa nel senso del sé e per assicurare una coerenza tra passato, presente e futuro. Attraverso la memoria possiamo conservare le esperienze pregresse, che diventano la base su cui costruire una mappa per interpretare adeguatamente il presente, prendere decisioni e adattarci all’ambiente, imparando anche dagli errori.

Nella vita quotidiana la memoria ci consente di svolgere compiti complessi, come relazionarci con gli altri, lavorare e risolvere problemi. Esistono diversi tipi di memoria, fra cui:

    • La memoria sensoriale, più immediata e di breve durata, che registra le informazioni provenienti dai sensi per pochi secondi. Ha la funzione di trattenere temporaneamente le informazioni sensoriali affinché possano essere elaborate e include la memoria visiva (iconica) e quella uditiva (ecoica).
    • La memoria a breve termine o memoria di lavoro ha una capacità limitata e trattiene le informazioni per un periodo breve, di circa 20-30 secondi. È utilizzata per operazioni mentali immediate, come ricordare un numero di telefono prima di comporlo, e ha una capacità di circa 7 elementi.
    • La memoria a lungo termine è quella con la capacità più ampia e di maggiore durata e che conserva informazioni per giorni, anni o persino per tutta la vita. Si divide in:
      • Memoria dichiarativa (esplicita) che include i ricordi che possiamo consapevolmente recuperare e verbalizzare. A sua volta si suddivide in Memoria episodica (con ricordi personali legati a esperienze specifiche, come un evento o un incontro) e Memoria semantica (di conoscenze generali sul mondo, come fatti e concetti).
      • Memoria procedurale (implicita) che coinvolge abilità motorie e abitudini come andare in bicicletta o digitare su una tastiera.
    • La memoria prospettica è infine la capacità di ricordarci di eseguire qualcosa in futuro, come fare una telefonata o cercare un’informazione al computer.

 


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Allenare e proteggere la memoria

Sono molte le attività che possono potenziare la memoria, fin da piccoli, per esempio imparare una lingua straniera, leggere, giocare a scacchi, fare il sudoku o le parole crociate e dedicarsi ad attività intellettuali e creative, in grado di aumentare la nostra riserva cognitiva.

Un ruolo fondamentale nella memorizzazione è giocato dall’attenzione, che permette di fissare l’informazione. Un semplice esempio della sua importanza è riscontrabile nelle presentazioni sociali, quando facciamo conoscenza di una persona nuova: a volte siamo molto concentrati sul dire il nostro nome e, se non stiamo attenti ad ascoltare quello dell’altro, rischiamo di dimenticarlo subito. Per allenare e potenziare la memoria possiamo praticare strategie verbali e visive, come creare delle frasi che aiutino la memorizzazione tramite logica, oppure immagini mentali che racchiudano gli elementi da ricordare.

Quando ci si trova ad affrontare il declino della memoria di chi si ama, in presenza di patologie neurodegenerative come l’Alzheimer, risultano particolarmente importanti le strategie emotive e affettive, che possono proteggere la qualità della vita e dei rapporti umani. Anche in questi casi, al centro resta il simbolo di quel cartellino sulla culla del nipotino del signor Luciano, al di là dei dati specifici. Non è tanto un resoconto dettagliato, la sequenza precisa degli eventi o dei numeri a fare, insomma, la maggiore differenza sul benessere. Piuttosto, è fondamentale la qualità delle relazioni, che sono un fattore protettivo per la salute, e il linguaggio dell’affetto, che trova infiniti modi di salvare e rinnovare la dimensione più importante di tutte: quella dell’amore, che occupa di diritto il centro della nostra vita e i migliori ricordi della persona, della famiglia e della comunità.

 


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Bibliografia
  • Baddeley, A. D. (2007). Working memory, thought, and action (Vol. 8). Oxford University Press.
  • Tulving, E. (1983). Elements of episodic memory.
  • Squire, L. R. (2004). Memory systems of the brain: a brief history and current perspective. Neurobiology of learning and memory82(3), 171-177.
Sitografia
  • https://www.opl.it/public/files/10410-opuscolo_come_allenare_la_memoria_anziani.pdf
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