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La gestione della rabbia

Sangue che ribolle, cuore che rimbomba, muscoli tesi e cerchio alla testa. La rabbia, più delle altre emozioni, non è solo una questione di cervello ma coinvolge anche molte altre parti del corpo. Cosa succede a livello neurologico quando ci arrabbiamo, e ci sono modi per imparare a gestire gli scatti d’ira? 

Anche se come ogni emozione la rabbia attiva diverse aree cerebrali contemporaneamente, due sono molto importanti: l’amigdala e il lobo dell’insula. L’amigdala è un insieme di strutture interconnesse situato nella parte interna del cervello in entrambi gli emisferi, vicina al tronco encefalico. Codifica gli stimoli sensoriali che vengono dal nostro corpo e stabilisce l’intensità e la qualità, se positiva o negativa, delle risposte emotive corrispondenti. È quindi da considerarsi il vero e proprio centro della paura e della rabbia, dalla quale partono le tipiche risposte istintive, come l’accelerazione del battito e l’innalzamento della pressione sanguinea. L’insula, situata poco distante dall’amigdala, è invece responsabile della creazione della mappa mentale del nostro corpo, monitorando sensazioni quali dolore, temperatura e anche emozioni. 

Altre due aree della corteccia, pur non controllando direttamente la rabbia, regolano tramite ormoni l’attività dell’amigdala e dell’insula. La corteccia orbitofrontale ci aiuta a calcolare i rischi e le conseguenze del nostro comportamento prima di agire; la corteccia prefrontale ventromediale, invece, è coinvolta nell’empatia nei confronti degli altri. Entrambe agiscono come una sorta di valvole di sicurezza, modulando la risposta di amigdala e insula. Ci impediscono così di farci trascinare in una reazione di rabbia istintiva che potrebbe avere conseguenze molto gravi (anche a livello sociale). 

Certe volte, tuttavia, nemmeno queste sicure riescono a tenere le redini, e la rabbia è tale da “disattivare il ragionamento razionale”. Sia la soppressione della rabbia che la sua attivazione sono una questione ormonale: non esiste un vero e proprio “ormone della rabbia”, bensì diversi ormoni associati che scatenano una risposta generalizzata nel nostro corpo. Adrenalina e noradrenalina, prodotti dalle ghiandole surrenali, aumentano il nostro tono muscolare, la pressione sanguigna e la nostra soglia di attenzione a stimoli sensoriali. È la proverbiale reazione di attacco/fuga, che mette il nostro corpo nelle condizioni di reagire a un eventuale pericolo. Non riusciamo a concentrarci su nient’altro se non sulla causa della nostra rabbia. Anche la dopamina, un altro neurotrasmettitore, è coinvolta nella gestione della rabbia e nella percezione del rischio, e il suo ruolo non è ancora stato del tutto compreso dalla ricerca.

Ci arrabbiamo essenzialmente per tre motivi: per una minaccia percepita, per frustrazione e, più raramente, per un problema di regolazione emotiva. Come si può fare per gestire la nostra reazione in maniera più controllata?

  • Nei primi due casi (minaccia e frustrazione) la cosa migliore da fare è evitare ciò che ci fa arrabbiare. Non c’è niente di più efficiente che allontanarsi, se possibile, dalla causa della nostra reazione, permettendo al nostro corpo di smaltire tutti gli ormoni coinvolti nella risposta istintiva e far recuperare il controllo ai nostri meccanismi di sicurezza. 
  • Se questo non è possibile, può aiutare banalmente contare fino a 10: è un sistema per “distrarre” il nostro cervello e non farlo concentrare sulle nostre emozioni. Ma attenzione, ricerche su questa tecnica hanno prodotto risultati contrastanti – se le conseguenze della nostra rabbia ci sono ben chiare, contare fino a 10 aiuta. Quando questo non succede, sopprimere la nostra risposta rischia invece di renderci ancora più aggressivi. 

Se invece i nostri scatti d’ira sono frequenti, difficili da gestire e con una soglia molto bassa, allora potremmo trovarci di fronte a una questione di regolazione emotiva disfunzionale. Potrebbero anche esserci delle ragioni psicologiche profonde alla base, e difficoltà non solo con la rabbia ma con la nostra emotività nel suo complesso. Aiuta in quel caso non solo consulti e percorsi psicoterapeutici, ma anche tecniche di rilassamento e meditazione quali la mindfulness, delle quali abbiamo spesso parlato. Tenere a bada la rabbia non è facile, ma come per tutte le nostre reazioni, è tutta una questione di pratica e abitudine. 

 

Bibliografia
  • Shahsavarani et al, Anger Management and Control in Social and Behavioral Sciences: A Systematic Review of, Literature on Biopyschosocial Model, 2016, International Journal of Medical Reviews
  • Jeffrey M. Osgood, Mark Muraven, Does counting to ten increase or decrease aggression? The role of state self-control (ego-depletion) and consequences, Journal of Applied Social Psychology 2015, doi: 10.1111/jasp.12334
  • J. R. Blair, Considering anger from a cognitive neuroscience perspective, Wiley Interdiscip Rev Cogn Sci, 2012, doi: 10.1002/wcs.154
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