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La memoria e i ricordi nell’Alzheimer

Saper fare, saper ricordare: cosa resiste di più alla malattia

È ben noto che uno dei principali deficit associati alla demenza di Alzheimer (AD) riguarda il dominio della memoria. I disturbi della memoria, in particolare le diverse modalità con cui si manifestano, sono ampiamente studiati in questo contesto. Sebbene tali deficit siano diffusi, alcuni aspetti della memoria mostrano una maggiore resistenza al deterioramento rispetto ad altri.

Le diverse memorie

Nella persona affetta da Alzheimer, rimangono intatti i processi legati alla memoria di lavoro, ovvero la capacità di contenere ed elaborare informazioni per brevi periodi di tempo, nel corso di attività cognitive continue.

Nei pazienti si assiste invece al calo delle prestazioni nei test di memoria “esplicita”, ossia la capacità di ricordare dati e nomi di persone e luoghi. Risultano compromessi alcuni aspetti della memoria episodica e semantica (quella sulle conoscenze generali sul mondo), a causa di un’elaborazione inefficiente del materiale verbale durante la fase di codifica o recupero.

Gli aspetti “impliciti”, ossia più procedurali del saper fare, della memoria secondaria sembrano essere invece preservati, con un tasso di oblio nella memoria “implicita” normale e non compromesso.

La memoria emotiva

Per quanto invece riguarda i contenuti della memoria, negli adulti sani, sia giovani che anziani, le informazioni emotive sono spesso ricordate meglio rispetto a quelle neutre. Tuttavia, resta da chiarire se questo vantaggio della memoria emotiva sia attenuato o preservato nella malattia di Alzheimer. Diversi studi non hanno sempre rilevato un effetto di potenziamento della memoria emotiva nell’AD, spesso a causa dell’uso di stimoli privi di coerenza semantica (ad esempio, liste di parole non correlate).

Per superare tali limiti, un recente studio ha esaminato un ampio campione di pazienti con AD, indagando se essi ricordassero meglio una descrizione verbale di un evento emotivo rispetto a una descrizione neutra. I pazienti con AD hanno valutato le descrizioni emotive in modo simile ai partecipanti sani ma, a differenza dei gruppi di controllo, la loro memoria non ha beneficiato del contenuto emotivo. Per cui si potrebbe affermare che l’AD comprometta il potenziamento della memoria per almeno alcuni tipi di informazioni emotive verbali.

Neuroimaging della memoria

Andando a considerare gli aspetti più prettamente cerebrali, gli studi di neuroimaging sono stati cruciali nel distinguere tra invecchiamento normale e AD, mostrando un pattern specifico di danno cerebrale sia a livello morfologico che funzionale. Nei soggetti non affetti da demenza, la corteccia prefrontale è tra le prime aree a essere colpita, mentre nell’Alzheimer l’ippocampo rappresenta il principale sito di alterazione strutturale. Le differenze interindividuali osservate nelle prestazioni della memoria episodica possono dipendere da vari fattori, come lo stile di vita e la genetica.

 


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Bibliografia
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