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La scienza degli ASMR

Il piacere del suono

Una visita dal barbiere, dove viene dato spazio solo ai suoni dello shampoo e del risciacquo. Una persona che picchietta con le unghie su un microfono o accartoccia della carta, per far sentire bene il rumore. Una ragazza che sembra applicare del makeup direttamente alla videocamera, sussurrando un invito a rilassarsi. Il mondo dei cosiddetti video ASMR è vasto, ricco di contenuti multimediali e scenari a volte molto elaborati. E, si dice, in grado di stimolare una risposta sensoriale piacevole e rilassante. Un’analisi dei motori di ricerca stima che ci sia più di mezzo milione di canali Youtube dedicati agli ASMR, con un totale di oltre 30 milioni di visualizzazioni. Un business non da poco, che attira sempre più creatori di contenuti e, soprattutto, sempre più utenti. Molti dei quali sostengono di riuscire a rilassarsi o addormentarsi solo grazie a questo tipo di contenuti. Ma è solo una moda o c’è qualche fondamento dietro i presunti effetti degli ASMR? Quali sono gli effetti conosciuti sul nostro cervello e sulla nostra psiche e, soprattutto, perché sembrano funzionare solo su alcune persone, invece che su tutti?

Che cos’è una risposta ASMR

ASMR è l’acronimo di autonomous sensory meridian response, “risposta sensoriale meridiana autonoma”. Secondo chi la sperimenta, è caratterizzata da una sensazione paragonabile a un formicolio o un brivido, concentrato soprattutto sulla parte sommitale, ma in grado di spostarsi anche su collo, schiena e braccia. È accompagnata da un senso di relax e di benessere, una piacevole sonnolenza. Qualcuno l’ha addirittura descritta come una sorta di “orgasmo della testa”.

Questa reazione è indotta da specifici suoni o combinazioni di immagini e suoni, i cosiddetti trigger. Questi possono essere i più disparati: farsi lavare o pettinare i capelli, il ticchettio di una tastiera, il rumore di ortaggi sgranocchiati, farsi sfiorare la pelle da dita o pennelli, un contatto visivo intenso con gli occhi di un’altra persona… Curiosamente, anche quando lo stimolo scatenante non è solo visivo, ma anche tattile, un video è comunque in grado di attivare la risposta, causando sensazioni simili a quelle sperimentate col tatto.

Un fenomeno soggettivo

Gli ASMR non funzionano su tutti: anche se certe situazioni o rumori ripetitivi hanno un effetto rilassante per chiunque, è solo in alcuni che si scatena il senso di formicolio proprio degli ASMR. Secondo Craig Richard della Shenandoah University, Virginia, che da anni studia il fenomeno, solo il 10-20% della popolazione sarebbe in grado di sperimentare gli ASMR. Per tutti gli altri, gli stessi trigger fanno rilassare ma non provocano quella specifica e intensa reazione sensoriale. Questa varia da persona a persona, perché chi sperimenta gli ASMR non reagisce nella stessa maniera ai medesimi trigger. La soggettività degli ASMR rende difficile definirli e categorizzarli con precisione. Vanno inoltre distinti da fenomeni paragonabili ma dalle cause diverse, conosciuti da più tempo e quindi meglio compresi a livello scientifico. Questi includono, per esempio:
  • la parestesia: una sensazione di formicolio ma senza uno stimolo scatenante.
  • la sinestesia: uno stimolo sensoriale di una categoria che causa una risposta sensoriale di un’altra categoria, come per esempio un’immagine che fa sentire un odore.
  • il frisson: la “pelle d’oca” che viene nel caso di intensa reazione a uno stimolo estetico, come l’ascolto di un brano d’orchestra molto coinvolgente.
  • la misofonia: una reazione negativa e non giustificata ad alcuni trigger sonori, una sorta di ASMR alla rovescia.

 


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Gli effetti degli ASMR sul cervello

Lo studio degli ASMR in ambito neurologico e psicologico è ancora agli albori, e i suoi meccanismi sono ancora poco chiari. Questo perché “isolare” gli ASMR in un ambiente controllato come un laboratorio è tutt’altro che semplice: come abbiamo visto, non tutte le persone sembrano sperimentare gli ASMR in maniera costante e prevedibile. Tuttavia, dopo uno scetticismo iniziale su un fenomeno dalle caratteristiche così vaghe, oggi la comunità scientifica è convinta dell’esistenza degli ASMR. E non è solo un effetto placebo: gli ASMR, almeno nelle persone ricettive, sembrano davvero andare a causare cambiamenti cerebrali a livello fisiologico.

Secondo studi di scansione cerebrale tramite fMRI effettuati dalla Shenandoah University e dalla University of Sheffield, durante un ASMR vi è una maggiore attività cerebrale nelle zone del nucleus accumbens e nell’insula. Queste zone sono coinvolte nell’elaborazione delle emozioni e delle ricompense, suggerendo un coinvolgimento di dopamina e ossitocina, il cosiddetto “ormone dell’amore”, che è anche noto per stimolare sensazioni di relax e benessere.

Una possibile origine evolutiva

Il ruolo dell’ossitocina, unito a altri studi che hanno mostrato un’attivazione della corteccia prefrontale ventromediale (una zona deputata al comportamento sociale), hanno suggerito una possibile origine evolutiva degli ASMR. L’ipotesi è che abbiano a che fare col comportamento di grooming, la pulizia reciproca osservata anche tra altri primati, che ha sia uno scopo igienico che uno di rinforzo dei legami sociali. Farsi coccolare da qualcuno rappresenta un tale vantaggio che la selezione naturale ci stimola a farlo tramite il rilascio di ossitocina e una sensazione di piacere e relax, anche se questo non avviene per davvero ma solo tramite video. Questo spiegherebbe anche perché i contenuti ASMR più popolari hanno a che fare proprio con attività che assomigliano al grooming: shampoo, makeup e cliniche sono infatti tra i sottogeneri più diffusi.

Altri contenuti ASMR sono molto più elaborati, con trame complesse, costumi, luci di scena e attori che sono capaci, con la loro narrazione, di trasportarti in un altro mondo ed evadere dalla realtà. Un modo, forse, per tornare bambini, quando ci raccontavano le fiabe prima di andare a dormire.

L’uso degli ASMR a scopo terapeutico

Al di là del relax sperimentato dagli utenti, o dalla possibilità di guadagno per i creatori di contenuti ASMR, la frontiera più promettente sembra essere il loro uso in ambito terapeutico. Anche se i meccanismi alla base sono tutt’altro che chiari, è innegabile che gli ASMR portino piacere e relax a chi li sperimenta. Gli studi correnti, seppur limitati, hanno mostrato la loro capacità di rallentare il battito cardiaco, stimolare la sensibilità tattile, conciliare il sonno. Questo ha suggerito un potenziale uso degli ASMR per trattare stati d’ansia, insonnia o depressione, andando a coadiuvare (senza ovviamente sostituire) le terapie già esistenti. In attesa che la ricerca faccia luce su come funzionino davvero e sveli il mistero del piacere di sussurri, ticchettii e fruscii.

 

 

Bibliografia
  • Lochte, B. C. et al, (2018), An fMRI investigation of the neural correlates underlying the autonomous sensory meridian response (ASMR), Bioimpacts. 2018; Vol 8(4), pg 295–304.
  • Poerio, G. L. et al, (2018), More than a feeling: Autonomous sensory meridian response (ASMR) is characterized by reliable changes in affect and physiology, PLOS One, https://doi.org/10.1371/journal.pone.0196645
  • Sakurai, N. et al (2023), Brain function effects of autonomous sensory meridian response (ASMR) video viewing, Frontiers in Neuroscience, Volume 17, https://doi.org/10.3389/fnins.2023.1025745.
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