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Attività fisica: una vera medicina per il cervello dell’anziano

Muoversi e camminare per le funzioni cognitive

Il cervello può rinnovarsi, anche in età avanzata, grazie all’attività fisica. Per diverso tempo si è ritenuto che la mente, raggiunta una certa età, iniziasse inesorabilmente a degenerare, ma non è del tutto vero. Certamente, dopo i settant’anni la perdita di cellule nervose tocca il suo apice, ma praticare attività fisica permette di rallentare questo processo. Tutelare la salute del cervello durante la terza età significa permettere anche alla mente di sviluppare tutte le sue abilità, poiché determinate competenze raggiungono il loro massimo livello solo nella fase più matura della vita, rendendo questo periodo prezioso e ricco di significato.

La salute del cervello vien camminando

Uno studio pubblicato recentemente su Neuroimage testimonia che l’attività motoria regolare favorisce la neurogenesi, cioè la produzione di nuovi neuroni. Ciò si traduce in un miglioramento delle capacità cognitive in termini di memoria, creatività, velocità nell’elaborazione delle informazioni, risoluzione dei problemi e abilità visuo-spaziali. Uno studio dell’American Psychological Association ha confermato la relazione fra passi giornalieri e diversi domini cognitivi in anziani sani, tra cui attenzione, linguaggio e funzioni esecutive. Una ricerca in vitro pubblicata su Frontiers in Neuroscience punta l’attenzione sulle gambe: la limitazione del loro movimento potrebbe ridurre del 70% le cellule staminali neurali, che si differenzieranno in neuroni.

Camminare è un elemento essenziale per la nostra salute globale. Uno studio del 2022 su JAMA internal medicine suggerisce 10mila passi al giorno, per una riduzione della mortalità, delle patologie tumorali e cardiovascolari.  Addirittura una ricerca sul Journal of Preventive Cardiology testimonia che i benefici per la salute continuano ad aumentare, almeno fino a 20mila passi al giorno. D’altra parte, i National Institutes of Health assicurano che già 4.400 passi al giorno, anche indipendentemente dall’intensità dell’attività fisica, apportano significativi benefici. Si cammina sempre, insomma, verso la salute.

Organizzazione Mondiale della Sanità: adulti troppo sedentari

Gli adulti fanno poca attività fisica. A rivelarlo, un’indagine condotta dai ricercatori dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e pubblicata su The Lancet Global Health. Secondo questo studio, nel 2022 un terzo degli adulti del mondo non ha praticato i 150 minuti di attività motoria settimanale raccomandati dall’OMS a tutela della salute globale della persona. Si tratta di un dato che desta preoccupazione soprattutto rispetto agli over 65, a causa dei rischi conseguenti all’inattività. La sedentarietà, infatti, espone a un maggiore rischio di malattie cardiovascolari, di tumori e, anche, di demenza. Essere fisicamente attivi, dunque, è necessario sia per prevenire patologie come l’infarto, l’ictus e il diabete, sia per garantire la salute del cervello, che grazie al movimento può produrre nuovi neuroni e combattere le infiammazioni più efficacemente.

Attività fisica: proteggere il cervello con il Quadrato Motor Training

Le attività che gli anziani possono praticare per mantenere il cervello in salute sono molteplici, purché vengano svolte proporzionalmente alla propria età e condizioni di salute. Non sono necessari sforzi fisici intensi, ma è sufficiente un allenamento moderato,  svolto con costanza e volentieri, possibilmente divertendosi. L’esercizio fisico, infatti, aiuta anche a “scaricare” le paure e l’ansia di tutti i giorni fungendo da antidepressivo e facilitando l’interazione con gli altri, ulteriore elemento che contrasta l’insorgenza delle patologie cerebrali. Camminare è tra le attività più consigliate, ma anche nuotare, fare ginnastica dolce e pilates.

Il Quadrato Motor Training è una tecnica di training motorio finalizzata proprio a migliorare le funzioni cognitive della persona. Questa pratica di mindful movement consiste nell’eseguire determinati movimenti in risposta a specifiche istruzioni verbali. I risultati, raccolti dall’Istituto di Ricerca RINED di Fondazione Patrizio Paoletti, in collaborazione con diverse Università del mondo, sono promettenti: il QMT migliora il pensiero creativo, la percezione temporale, la capacità di elaborare informazioni, la cognizione spaziale e la plasticità neurale.

 


  • LA PLASTICITÀ CEREBRALE

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Il cervello dell’anziano: quando l’intelligenza cristallizzata va al massimo

L’esercizio fisico non è l’unico viatico della salute: anche leggere, risolvere calcoli matematici e cimentarsi in giochi di gruppo o in attività di brain training può essere utile per mantenere allenato il cervello. Garantirne il funzionamento non è importante solo per conservare abilità maturate durante la giovinezza, ma anche per consentire a nuove competenze di esprimersi.

Ogni età ha la “sua” intelligenza. Questo ciò che emerge da uno studio condotto dal Massachussets Institute of Technology e dal Massachussets General Hospital. Secondo i ricercatori, mentre l’intelligenza fluida, che comprende capacità come ricordare, compiere calcoli ed elaborare informazioni, raggiunge il suo picco massimo intorno ai quarant’anni, un discorso diverso vale per l’intelligenza cristallizzata. Questa, chiamata anche intelligenza accumulata, si contraddistingue per la grande capacità analitica ed è costituita dall’insieme delle nozioni acquisite, dei fatti, sentimenti ed esperienze vissute. Il suo apice viene raggiunto tra i sessanta e i settant’anni, segno che le persone in età avanzata sono una risorsa importante per sé stesse e per la società.

La terza età non è, dunque, un periodo di semplice declino, volto solamente a contrastare la perdita inevitabile delle capacità sviluppate nelle fasi precedenti della vita. È possibile diventare anziani ricchi di risorse e con una forte riserva cognitiva, in grado di interpretare in maniera più approfondita le situazioni, in forza delle conoscenze e delle esperienze accumulate nel corso dell’esistenza. Invecchiare, dunque, non significa peggiorare. Significa cambiare e, addirittura, migliorare ed evolversi.

 


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Bibliografia
  • Adami, R., Pagano, J., Colombo, M., Platonova, N., Recchia, D., Chiaramonte, R., … & Bottai, D. (2018). Reduction of movement in neurological diseases: effects on neural stem cells characteristics. Frontiers in neuroscience12, 359487.
  • Anders, H. (2022), Muovi il corpo per potenziare il cervello, Vallardi Editore.
  • Banach, M., Lewek, J., Surma, S., Penson, P. E., Sahebkar, A., Martin, S. S., … & Bytyçi, I. (2023). The association between daily step count and all-cause and cardiovascular mortality: a meta-analysis. European journal of preventive cardiology30(18), 1975-1985.
  • Calamia, M., De Vito, A., Bernstein, J. P., Weitzner, D. S., Carmichael, O. T., & Keller, J. N. (2018). Pedometer-assessed steps per day as a predictor of cognitive performance in older adults. Neuropsychology32(8), 941.
  • del Pozo Cruz, B., Ahmadi, M. N., Lee, I. M., & Stamatakis, E. (2022). Prospective associations of daily step counts and intensity with cancer and cardiovascular disease incidence and mortality and all-cause mortality. JAMA internal medicine182(11), 1139-1148.
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Sitografia
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  • https://www.escardio.org/The-ESC/Press-Office/Press-releases/World-s-largest-study-shows-the-more-you-walk-the-lower-your-risk-of-death-even-if-you-walk-fewer-than-5-000-steps
  • https://www.nationalgeographic.it/perche-attivita-fisica-mantiene-il-cervello-in-salute#:~:text=Le%20persone%20di%2060%2C%2070,AARP%20e%20da%20National%20Geographic.
  • https://www.nih.gov/news-events/nih-research-matters/number-steps-day-more-important-step-intensity
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  • https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/17284559/
  • https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/25770099/
  • https://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_2177_allegato.pdf
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