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Baby Gang e disagio giovanile: la chiave della prevenzione è nell’educazione emotiva

Baby Gang non è solo il nome del rapper italo-marocchino che sta scalando le classifiche con il brano, remake del 2008, “In Italia”, cantata insieme a Fabri Fibra e Emma. Con il termine “baby gang“, purtroppo, si definisce una banda di giovanissimi che si rende responsabile di azioni di microcriminalità.

La presenza e l’attività delle bande giovanili, o baby gang, rappresenta una sfida complessa per le comunità e le istituzioni italiane. Le cause alla base di questo fenomeno spesso risiedono in contesti di disagio familiare o sociale, mancanza di integrazione e assenza di modelli di riferimento positivi per i giovani. Sebbene molte di queste bande non siano direttamente legate alla criminalità organizzata, le loro azioni violente e attività illegali richiedono un’attenta analisi e una risposta strategica da parte delle autorità competenti.

Lo studio “Le gang giovanili in Italia” condotto da Transcrime, nell’ottobre del 2022, offre una mappatura nazionale del fenomeno. E fornisce una panoramica delle varie tipologie di baby gang presenti nel paese. Queste bande sono composte da giovani di età compresa tra i 15 e i 17 anni. E tendono ad agire senza una struttura organizzativa formale e spesso senza moventi specifici, manifestando un disagio giovanile.

Le vittime delle azioni delle baby gang sono principalmente coetanei. Ma le attività criminali possono spaziare dal bullismo e dalle aggressioni fisiche al vandalismo. Fino a reati più gravi come il traffico di droga e le rapine.

Le risposte delle istituzioni a questo fenomeno variano molto. Dal punto di vista giuridico la misura di recupero più comune è la “messa alla prova”, dove il minore svolge lavori di pubblica utilità. Tuttavia, il prefetto Vittorio Rizzi, direttore centrale della Polizia criminale fino a giugno 2023, sottolinea l’importanza di un approccio completo. Un approccio che consideri non solo gli aspetti giudiziari, ma anche quelli familiari, sociali e psicologici. Al fine di affrontare efficacemente il fenomeno delle baby gang e promuovere un ambiente più sicuro per i giovani e per la società nel suo complesso.

La chiave per realizzare un simile risultato è certamente nella prevenzione, che in questo più che mai fa rima con educazione. La vulnerabilità di molti adolescenti verso i fenomeni di devianza è, infatti, connessa alla mancanza di un processo educativo che coinvolga e valorizzi le dimensioni emotiva e relazionale. La Fondazione Patrizio Paoletti si impegna su questo fronte con progetti come “Prefigurare il futuro”.

Prefigurare il futuro” è un viaggio di sensibilizzazione e formazione dedicato a studenti, insegnanti e genitori per imparare a utilizzare i tesori della mente e potenziare capacità connesse all’intelligenza emotiva come la resilienza, la prefigurazione e la progettualità. Il fine è quello di prevenire, oltre l’ansiadepressione e stress, in continua crescita, anche il diffondersi di fenomeni come il bullismo, l’aumento dell’aggressività nei giovani. Puntando sulle risorse interiori positive, il programma mira a fornire agli adolescenti strumenti di autoregolazione che consentiranno loro di orientarsi più efficacemente in quella delicata fase della vita connessa al primo posizionamento sociale.

 

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