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Come la meditazione aiuta l’apprendimento

La meditazione ha radici storiche remote: le prime tracce documentate risalgono all’India del 1500 Avanti Cristo. Ma pratiche di meditazione non codificate venivano probabilmente messe in atto già da molto prima. Diffusa in varie forme e culture, elemento accessorio o centrale di molte filosofie e religioni, la meditazione ha negli ultimi anni attratto sempre più attenzione anche dal mondo della ricerca, interessata a verificare la validità di questa pratica antichissima in maniera misurabile. I meccanismi neurali coinvolti nella meditazione non sono ancora del tutto chiari, ma finora le ricerche sembrano suggerire chiari effetti positivi sui processi dell’apprendimento

Di meditazioni ce ne sono tante, ma per ragioni pratiche e per mettere al confronto i risultati in maniera più possibile standardizzata, la psicologia e le neuroscienze tendono a concentrarsi sulla cosiddetta mindfulness, ovvero la meditazione di consapevolezza. Consiste nell’acquisire maggiore consapevolezza possibile del momento presente, nel concentrarsi sia su ciò che si trova attorno a sé che sulle proprie emozioni, sul proprio stato psicofisico. Originatasi anch’essa negli ambienti spirituali orientali legati al buddismo e induismo, oggi la mindfulness è una pratica essenzialmente laica e diffusa ovunque. Secondo un articolo pubblicato su Nature Reviews Neuroscience che prende in esame gli ultimi vent’anni di studi sull’argomento, le pratiche di mindfulness sembrano proprio migliorare le potenzialità di apprendimento poiché agiscono su neuroplasticità, soglia di attenzione e soprattutto sulla riduzione dello stress

 


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Mindfulness e neuroplasticità

La neuroplasticità, ovvero la capacità del cervello di creare nuove connessioni neuronali, è fondamentale  per i processi di apprendimento – quando impariamo qualcosa, creiamo nel nostro cervello delle nuove connessioni ad hoc per memorizzare i concetti, associarli a situazioni, collegarli ad altre nozioni già esistenti. Studi dell’Università Parthenope di Napoli hanno mostrato, grazie ad analisi di magnetoencefalografia, delle modificazioni significative delle connettività neuronale negli individui che praticano la mindfulness rispetto a chi non la pratica.

In particolare, queste modificazioni coinvolgono l’ippocampo – un’area cerebrale che governa non solo funzioni associate all’apprendimento e la memoria, ma anche all’orientamento nello spazio. Uno studio della Harvard Medical School negli USA ha anche rilevato un incremento della densità della materia grigia nel cervello di chi pratica regolarmente la mindfulness, e proprio nella zona dell’ippocampo. Questa pratica di meditazione, in pratica, stimolerebbe la creazione di nuove connessioni nelle aree associate alla memoria, predisponendoci in questo modo ad apprendere meglio.

Mindfulness and stress

Il contributo maggiore della mindfulness a un miglior apprendimento, tuttavia, sembra essere legato alla riduzione dello stress. Elevati livelli di stress, in particolare di tipo cronico, impattano sulle funzioni cognitive, sul livello di attenzione, sul recuperare e processare informazioni e sulla memorizzazione di nuovi concetti. Una persona stressata impara peggio, come si può evincere confrontando a livello statistico le performance accademiche degli studenti in base al livello di stress. La mindfulness sembra anche in questo caso venire in aiuto: numerosi studi hanno mostrato un’associazione tra pratica regolare e riduzione dei marcatori dello stress. Già negli anni 70, il professor Jon Kabat-Zinn della University of Massachusetts, USA, ha elaborato il Mindfulness-based stress reduction (MBSR), un programma di 8 settimane che usa la meditazione mindfulness per trattare stress, ansia, depressione e dolore cronico. 

La mindfulness e altre pratiche di meditazione devono ancora essere del tutto comprese dalla scienza, ma i suoi benefici per l’apprendimento sembrano già essere dimostrati e alla portata di tutti. Uno dei vantaggi principali delle pratiche di mindfulness è che non c’è bisogno di un ambiente specifico. Rendendo molto facile iniziare a praticare anche in autonomia.

Potete cominciare anche voi adesso seguendo questi semplici passaggi:

  • Sedetevi su una sedia comoda, mantenendo una buona postura;
  • Attivate un timer di 10 minuti col vostro telefono;
  • Chiudete gli occhi, e ponete particolare attenzione al ritmo della vostra respirazione; 
  • Capiterà di distrarvi e perdere di vista il vostro respiro, ma non disperate: prendete atto di esservi distratti e ricominciate a porre attenzione al vostro respiro;
  • Ripetete fino al termine dei 10 minuti. 

I benefici di 10 minuti di mindfulness sono immediati, anche se lievi ed effimeri. Mano a mano che acquisite dimestichezza e regolarità, questi effetti diventeranno più duraturi.

 


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Bibliografia
  • Brandmayer et al, The neuroscience of meditation: classification, phenomenology, correlates, and mechanisms, Progress in Brain Research, 2019, 10.1016/bs.pbr.2018.10.020
  • Lardone et al, Mindfulness Meditation Is Related to Long-Lasting Changes in Hippocampal Functional Topology during Resting State: A Magnetoencephalography Study, Neural Plasticity, 2018, 10.1155/2018/5340717
  • Hölzel et al, Mindfulness practice leads to increases in regional brain gray matter density, Psychiatry Research, 2010, 10.1016/j.pscychresns.2010.08.006
  • Paulus et al, Neural Basis of Mindfulness Interventions that Moderate the Impact of Stress on the Brain, Neuropsychopharmacology, 2016, 10.1038/npp.2015.239.
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