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Dispersione scolastica tra sfide e opportunità dell’educazione di frontiera

“I figli degli operai fanno gli operai, i figli dei musicisti fanno i musicisti”

L’Italia, con un tasso di dispersione scolastica del 12,7% (Eurostat, 2021), si trova tra gli ultimi posti in Europa: la media europea è di 9,7%.

Sono diverse le cause che si possono individuare all’origine della dispersione scolastica nel nostro paese e molti gli snodi a cui portare attenzione nella relazione educativa. Ad esempio, le profonde trasformazioni degli assetti economici si scontrano con vecchi pregiudizi ben radicati, impedendo a volte agli insegnanti di acquisire gli strumenti giusti per indirizzare ogni singolo studente al percorso di studio più consono alle sue reali capacità. Indipendentemente dal contesto sociale da cui proviene lo studente.

Può capitare di sentirsi dire che gli istituti professionali siano per chi non ha voglia di studiare o per chi proviene da fasce deboli, mentre i licei siano per chi è “benestante” e può permettersi di ambire a professioni socialmente più elevate. Lo studente, per questo, non si sente capito ed accetta quello che altri hanno già deciso per lui: abbandonando la scuola o seguendo una strada solo perché deve finire il percorso. Per fortuna, nel corso della storia, non mancano le testimonianze vicine e lontane di esseri umani che sono andati ben oltre questo pensiero e ben oltre l’etichetta che la società e gli insegnanti, spesso erroneamente, gli attribuivano.

 “A mio padre operaio fu detto: << I figli degli operai fanno gli operai, i figli dei musicisti fanno i musicisti. Immaginavano per me un istituto tecnico industriale. Questo è stato il dolore più grande, forse le parole più violente sentite nella vita. Ma da lì è iniziata la mia lotta per cambiare quella frase così idiota. La ribellione, per me, l’ha fatta la musica >>.

Queste sono le parole di Ezio Bosso, compositore, pianista, contrabbassista e direttore d’orchestra scomparso nel 2020. Nonostante la grave forma di neurodegenerazione che lo aveva colpito, Bosso ha portato avanti una carriera ricca di riconoscimenti: dal David di Donatello al Cremona Musica Award, nonché la cittadinanza onoraria di Roma e altre città.

Raccontando della propria storia, Bosso ha evidenziato in diverse interviste il valore che ha avuto nel suo percorso una formazione rigorosa, persino severa. Al tempo stesso il musicista amava riportare un episodio in cui John Cage – leggendario compositore del secolo scorso – trovandosi casualmente nella sua classe, aveva riconosciuto in pochi momenti il suo talento e rimproverato l’insegnante che lo sgridava eccessivamente. I racconti di Bosso mettono in luce le complessità insite in un processo educativo caratterizzato da sensibilità e capacità di ascolto, non solo in quanto valori relazionali, ma anche strumenti per realizzare appieno uguaglianza e dignità sociale.

Si tratta di complessità ben note agli educatori di BellaLab, nel quartiere di Tor Bella Monaca, a Roma, area in cui la dispersione scolastica raggiunge picchi significativi. La Fondazione Patrizio Paoletti, seguendo i principi di uguaglianza e dignità sociale, insieme a New Life for Children, utilizza metodi educativi basati su Pedagogia per il Terzo Millennio, finalizzati a migliorare la qualità di vita degli studenti che provengono da zone a elevata marginalità e ad alto rischio, dove gli studenti non solo “ereditano” dai genitori il misero reddito, ma spesso anche il livello di istruzione non elevato.

Il miglioramento della qualità di vita, come risultato, può portare lo studente a potersi concentrare con più serenità sulla prefigurazione del suo futuro ed essere più consapevole della sua possibilità di poter diventare qualcosa di diverso e migliore da quello che altri hanno già deciso per lui. Anche quando, come il pianista Ezio Bosso, si sentirà dire che “I figli degli operai fanno gli operai, i figli dei musicisti fanno i musicisti”.

 

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