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“Parlami, ti ascolto”

In arrivo il nuovo webinar gratuito

Ricominciata la scuola i ragazzi e le ragazze rientrano nella routine della pratica educativa. Ritrovano i luoghi della loro socialità in cui incontrano i loro amici di sempre. E in cui se ne fanno di nuovi, in cui si incontrano nella dimensione del contatto diretto con i loro coetanei. Questi per loro molte volte rappresentano momenti di gioia, trepidazione, impazienza, entusiasmo. Altre volte sono vissuti come situazioni di disagio, timidezza, insofferenza, timore e ansia. Nel webinar “Parlami, ti ascolto. Come affrontare la solitudine crescente in classe e in famiglia” in diretta lunedì 23 ottobre alle ore 21 affronteremo questi temi con l’aiuto dell’équipe psicopedagogica di Fondazione Patrizio Paoletti. Iscrivi qui!

Per alcuni dei nostri ragazzi i momenti di socialità, di confronto con gli altri, diventano un ostacolo insormontabile. Questo ostacolo paralizza quella naturale spinta all’esplorazione, alla sperimentazione che appartiene propriamente all’adolescenza. La condizione di isolamento sociale e il senso di solitudine che ne deriva arrivano a minare il benessere psico-fisico dei ragazzi e ragazze che si sottraggono o si sentono esclusi dalla rete sociale. Questo perché non la percepiscono come un supporto emotivo e un sostegno attivo per affrontare le sfide evolutive della loro vita. Sentirsi soli e/o essere isolati può produrre una condizione di stress prolungato. E ciò può generare una condizione di disagio che impatta fortemente sul benessere, soprattutto in questa fase di crescita.

La sensazione di non avere persone con cui sentirsi intimi, in connessione, è un’esperienza emotiva dolorosa. Si percepisce una discrepanza tra la rete sociale effettiva e quella desiderata. I giovani sono più sensibili all’ampiezza della rete sociale perché rappresenta un segno, un indice di inclusione, di affermazione personale che nutre fortemente l’autostima e li supporta nel processo di individuazione.
In questi ultimi anni pre e post pandemici ha suscitato preoccupazione il crescente numero di casi di adolescenti che tendono ad isolarsi sempre più frequentemente in una condizione di solitudine relazionale. Si allontanano dalle relazioni sociali nonostante la continua frequentazione dei social network e la loro perenne connessione ad internet. La comunicazione digitale gradualmente nelle loro vite va a sostituire le relazioni dirette. E li rende incapaci di esistere senza un device che faccia da ponte relazionale.

L’adolescenza è un periodo di fase evolutiva specifico, un momento di crescita particolare in cui i ragazzi hanno bisogno di confrontarsi, di sperimentare autonomia dalle figure genitoriali in particolare, e di sentirsi accettati da chi sta vivendo lo stesso momento di vita. Un insieme di cambiamenti corporei, fisiologici e psicologici che li porta a manifestare il bisogno di essere visti, guardati, apprezzati e considerati.

Essere “connessi” vuol dire partecipare, “far parte” del gruppo dei pari e non avere la possibilità di farlo significa essere estromessi, esclusi. I commenti negativi, giudicanti, che spesso incontrano sui social network, possono comportare reazioni di chiusura e di disagio, per chi a questa età è impegnato a costruire la propria identità e autostima.

La paura di essere tagliati fuori (FOMO: Fear of Missing Out) dei ragazzi e delle ragazze è un timore sempre più presente nelle loro vite, tanto da assumere forme critiche di ansia sociale che condiziona il loro comportamento quotidiano. Tutto ciò va ad alimentare il senso di solitudine ed isolamento portandoli ad essere sempre più timorosi del confronto sociale, più introversi e sempre meno comunicativi. Il senso di appartenenza non viene percepito se la relazione col gruppo non è incentivata anche da una reale frequentazione.

Un semplice rifiuto, uno scherzo, un allontanamento da parte del gruppo dei coetanei, come per esempio un mancato invito ad una festa, un “like” non ricevuto, diventano episodi di entità tale da portarli a chiudersi sempre più in se stessi o letteralmente “rinchiudersi”. Come nel caso del fenomeno degli “hikikomori”. Diventano letargici, non comunicativi e isolati socialmente nella loro stanza. Gli altri e il contesto sociale assumono caratteristiche ambivalenti: li desiderano e contemporaneamente cercano di evitarli il più possibile perché fanno sentire fortemente a disagio e in difficoltà.

L’ansia sociale che si genera può precedere una condizione di isolamento perché scomparire, isolarsi, talvolta, è l’unico modo per affrontare questa sofferenza.

In ogni caso ci sono segnali abbastanza evidenti che vanno attenzionati:

  • rifiuto di andare a scuola
  • scarso rendimento scolastico
  • tendenza a nascondersi
  • stati ansiosi
  • fragile autostima
  • apatia diffusa
  • limitata o assente adesione alla vita social
  • dipendenza dal web

Come possiamo prevenire tutto questo? In che modo dobbiamo relazionarci con loro? Come essere sensibili, come ascoltarli, come riuscire a parlare apertamente cercando di supportarli rispettando i loro tempi e i loro bisogni? Come comprendere se e quando è necessario rivolgersi ad un professionista del supporto psicopedagogico e della relazione di aiuto?

Affronteremo tutte queste tematiche con l’aiuto dell’équipe psicopedagogica di Fondazione Patrizio Paoletti nel webinar “Parlami, ti ascolto” in diretta lunedì 23 ottobre alle ore 21 . E forniremo strumenti utili a chi come educatore e genitore si vede impegnato in questo ruolo fondamentale nella vita di preadolescenti e adolescenti. Per iscrizioni clicca qui.

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