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Arte e cervello: come funzionano i processi creativi?

Pensiero divergente, neuroestetica e reti cerebrali coinvolte nella creatività

Musica, pittura, scultura… Cosa succede nel cervello di un artista quando viene colto dall’ispirazione, oppure quando è nel pieno processo creativo? Ci sono differenze tra il cervello di un artista rispetto a quello del resto della popolazione? La maggior parte degli studi neuroscientifici su arte e creatività, in particolare quelli che utilizzano scansione cerebrale, si sono concentrati finora più sui fruitori di opere d’arte invece che sugli artisti. Tuttavia, anche questi risultati ci hanno permesso di comprendere meglio il rapporto tra arte e cervello, gettando luce su meccanismi affascinanti ancora poco conosciuti.

Cosa succede nel cervello di fronte a un’opera d’arte?

Quando ci troviamo di fronte a un’opera d’arte, qualsiasi essa sia, diverse zone chiave del nostro cervello vengono attivate. Un quadro, un film o una performance teatrale stimolano la corteccia visiva, la parte del cervello che processa forme, colori, movimenti e dettagli. Esperimenti in cui venivano mostrati quadri hanno mostrato delle attivazioni differenti di altre aree, come ad esempio il nucleo caudato o i lobi occipitali. E questo a seconda se i quadri fossero astratti o realistici, e in base alle preferenze dell’osservatore.

Correlazioni tra preferenze estetiche e attivazioni di aree specifiche sono state riscontrate anche nei confronti dei colori utilizzati nelle opere. Altre aree coinvolte quando si sperimenta un’opera d’arte sono il lobo frontale, grazie al quale attribuiamo significato all’arte e la associamo a esperienze precedenti, e l’amigdala, che processa invece le emozioni provate e le solidifica a livello mnemonico.

Il perché ci piace l’arte, da dove vengono le nostre preferenze e cosa succede nel nostro cervello sono oggetto di studio della neuroestetica, una branca delle neuroscienze sempre più sviluppata.

 


  • LA PLASTICITÀ CEREBRALE

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Che cos’è il pensiero divergente?

I processi cerebrali di chi invece produce arte, al contrario di chi la sta semplicemente sperimentando, sono ancora poco conosciuti. Uno studio pubblicato sulla rivista Neuroimage, per esempio, ha suggerito che il cervello di artisti disegnatori sia strutturalmente diverso rispetto a quello di chi non disegna, con una massa cerebrale più sviluppata nelle aree della corteccia motoria e della corteccia visiva.

Altri studi si stanno invece concentrando sul ruolo del cosiddetto pensiero divergente. In contrasto al pensiero convergente, che ci aiuta a selezionare una soluzione corretta ed adeguata a un determinato problema, il pensiero divergente invece “spazia” tra più soluzioni possibili, trovando connessioni inaspettate e inusuali. Queste connessioni alternative si manifestano anche a livello di connettività cerebrale, attivando simultaneamente aree che normalmente non sono coinvolte allo stesso modo quando invece si impiega il pensiero convergente.

L’interazione delle reti cerebrali durante i processi creativi

Un incremento della creatività sembra manifestarsi anche quando due reti cerebrali, di solito distinte, cominciano a cooperare. La cosiddetta default mode network, che si attiva durante i momenti di riflessione interna e di consapevolezza di sé, tende a funzionare in contrasto alla rete esecutiva centrale, che è invece responsabile del problem solving e della gestione di compiti cognitivi complessi.

In diversi studi è invece emerso come, durante operazioni di pensiero creativo e divergente (come ad esempio associazioni lessicali tra parole semanticamente distanti tra loro), regioni associate a una sola delle due reti cerebrali si attivassero invece durante la stessa operazione: è come se, negli artisti, la rete di default mode e la rete esecutiva centrale “collaborassero” alla stessa attività creativa, unendo due modalità di operazione cerebrale che tendono a rimanere separate.

Arte per il benessere

Anche per chi è meno creativo, l’arte, sia sperimentata che prodotta in prima persona, è soprattutto un processo piacevole. L’arte è associata infatti al rilascio di dopamina, l’ormone del piacere. Oltre che alla soddisfazione personale, i benefici dell’arteterapia includono anche una riduzione del livello di stress, una maggiore consapevolezza e controllo dei propri stati emotivi e un incremento della plasticità neuronale.

I workshop artistici di gruppo aumentano anche la socialità, e sono per questo motivo molto indicati per bambini e adolescenti in via di sviluppo, persone con difficoltà legate alla salute mentale e per chi soffre di malattie neurodegenerative. Fondazione Patrizio Paoletti valorizza l’arte all’interno della sua operatività, per esempio nella progettazione didattica ad Assisi International School o nei progetti europei come AIDA Alzheimer patients Interaction through Digital and Arts, che integra innovazione museale, digitale e creativa per migliorare la qualità della vita delle persone affette dalla malattia di Alzheimer e dei loro familiari.

 

 

Bibliografia
  • Dahlia W Zaidel, 2009, “Art and brain: insights from neuropsychology, biology and evolution, 2009, J Anat, May 28;216(2):177–183. doi: 10.1111/j.1469-7580.2009.01099.x
  • Rebecca Chamberlain et al, 2014, “Drawing on the right side of the brain: A voxel-based morphometry analysis of observational drawing”, NeuroImage, Volume 96, 1 August 2014, Pages 167-173, doi.org/10.1016/j.neuroimage.2014.03.062
  • Roger E Beaty et al, 2015, “Creative Cognition and Brain Network Dynamics”, Trends Cogn Sci. 2015 Nov 6;20(2):87–95. doi: 10.1016/j.tics.2015.10.004
  • Radwa Khalil, Ahmed A. Moustafa, 2022, “A neurocomputational model of creative processes”, Neuroscience & Biobehavioral Reviews, Volume 137, June 2022, 104656, doi.org/10.1016/j.neubiorev.2022.104656
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