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Bambini: liberi di sperimentare crescono meglio

Impariamo a gestire i rischi senza ansia

Quante volte da bambini vi siete arrampicati coraggiosamente su un albero, avete osato avventurarvi in luoghi sconosciuti o giocato sopra le righe prendendo rimproveri dagli adulti?

L’esperienza del rischio, è ampiamente dimostrato in letteratura scientifica, è fondamentale nella vita di un bambino, perché lo aiuta a sviluppare capacità motorie, cognitive e sociali. Le sfide emozionanti e la gioia che consegue dal riuscire ad affrontarle rilasciano nel cervello molta dopamina, un neurotrasmettitore che secondo i neuroscienziati stimola il fissaggio delle esperienze di apprendimento.

E’ vero a tal punto che diversi asili nido in tutto il mondo stanno orientando i loro programmi didattici verso una maggiore integrazione tra didattica tradizionale e attività fisica all’aperto, restituendo ai bambini gli spazi naturali. I progetti educativi di Fondazione Patrizio Paoletti, concepiti, costruiti ed elaborati costantemente sulla base dei risultati della ricerca neuroscientifica, privilegiano da sempre un “coinvolgimento attivo” dei bambini tramite laboratori e attività ludiche, assegnando alla componente fisico-motoria un ruolo fondamentale nel loro processo di crescita.

Fermo restando che la protezione della salute di un bambino è compito non delegabile di ogni genitore, è importante distinguere tra protezione e quella che il sociologo Frank Furedi dell’Università del Kent ha definito genitorialità paranoica”.

Il gioco, l’attività fisica e lo spirito d’avventura devono trovare spazio nella vita di un bambino. Un articolo pubblicato su “Mente e cervello” (n.98, anno XI, febbraio 2013), tratta l’argomento sostanziandolo con l’analisi di alcune ricerche scientifiche.

La psicologa norvegese Ellen Sandseter del Queen Maud University College di Trondheim, ad esempio, ha osservato i giochi di un gruppo di bambini e le reazioni dei loro genitori. La ricercatrice ha evidenziato 6 rischi che i bambini prediligono istintivamente: le grandi altezze (es. arrampicarsi sugli alberi), l’alta velocità (es. giocare con uno skateboard), scorazzare e azzuffarsi con gli amici, avventurarsi in luoghi pericolosi, provare il brivido di perdersi, giocare con attrezzi pericolosi.

Ciò che muove quest’istinto irrefrenabile verso il rischio, secondo la studiosa, è la volontà del bambino di sondare i propri limiti e quelli imposti dall’ambiente circostante, per superarli gradualmente. Così egli sarà in grado di vincere le pauresviluppare fiducia nelle proprie capacitàimparare a muoversi con dimestichezza e valutare correttamente le situazioni, acquisendo sicurezza per tutta la vita.

D’altronde gli effetti positivi del movimento sul cervello sono ampiamente dimostrati. Il ricercatore canadese Francois Trudeau ha affermato che un’ora di sport al giorno rinforza i bambini non solo fisicamente, ma anche mentalmente. Lo studioso ha dimostrato in laboratorio che i bambini attivi ottengono performance cognitive migliori rispetto agli altri. Di contro, l’inattività fisica riduce la fiducia in se stessi e favorisce l’insorgere di problemi psichici.

Sta ai genitori gestire il rischio. La giusta apprensione per i pericoli non deve divenire ansia, sentimento che i figli avvertono e che consolida in loro l’idea che il mondo sia un luogo inaccessibile. Se è vero che tramite il rischio affiniamo i processi cognitivi e acquisiamo esperienza, è altrettanto vero che chi non vive liberamente l’avventura sin da piccolo può anche acquisire paura dell’esperienza.

Scopri i progetti educativi di Fondazione Paoletti:  Family Training |   Assisi International School

 

Bibliografia
  • Bateson G. (1984) Mente e natura: un’unità necessaria, Adelphi, Milano.
  • Bruner J.S. (1999) Verso una teoria dell’istruzione, Armando Editore, Roma.
  • Doman G., Doman J. (1998) Imparare la matematica a tre anni, Armando Editore, Roma.
  • Feuerstein R. (1995) Non accettarmi come sono, Sansoni Editore, Milano.
  • Gardner H. (1987) Formae mentis: saggio sulla pluralità dell’intelligenza, Feltrinelli, Milano.
  • Gazzaniga M. (1989) Il cervello sociale, Giunti, Firenze.
  • MacLean P.D. (1984) Evoluzione del cervello e comportamento umano, Einaudi, Milano.
  • Montessori, M. (1918). Il metodo della pedagogia scientifica applicato all’educazione infantile nelle case dei bambini. Maglio ne & Strini.
  • Morin E. (2001) I sette saperi necessari all’educazione del futuro, Cortina, Milano.
  • Paoletti, P. (2008). Crescere nell’eccellenza. Armando Editore.
  • Paoletti, P., & Selvaggio, A. (2010). Osservazione. Quaderni di Pedagogia per il terzo Millennio. Perugia: Edizioni 3P
  • Paoletti, P., & Selvaggio, A. (2011). Mediazione. Quaderni di Pedagogia per il terzo Millennio. Perugia: Edizioni 3P
  • Paoletti, P., & Selvaggio, A. (2012). Traslazione. Quaderni di Pedagogia per il terzo Millennio. Perugia: Edizioni 3P
  • Paoletti, P., & Selvaggio, A. (2013). Normalizzazione. Quaderni di Pedagogia per il terzo Millennio. Perugia: Edizioni 3P
  • Paoletti, P. (2018). OMM The One Minute Meditation. Tenero, CH: Medidea.
  • Paoletti, P.; Soussan, T. D. B. (2019). The sphere model of consciousness: from geometrical to neuro-psycho-educational perspectives. Logica Universalis, 13(3), 395-415. https://doi.org/10.1007/s11787-019-00226-0

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