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Giornata mondiale del cervello

Intervista a Carlo Quattrocchi, docente dell’Università di Trento

Nella Giornata Mondiale del Cervello 2023, intervistiamo uno dei nostri partner di ricerca, il Dott. Carlo Quattrocchi, Professore ordinario presso l’Università di Trento. Quattrocchi collabora a progetti di ricerca presso il Centro Interdipartimentale Mente/cervello ed è Direttore della Unità Multizonale di Radiologia Rovereto-Arco della Azienda Provinciale Servizi Sanitari della Provincia Autonoma di Trento.

Professor Quattrocchi, lei è un luminare nel campo della diagnostica per immagini e delle neuroscienze. La collaborazione con l’istituto RINED di Fondazione Patrizio Paoletti ha riguardato la tecnica di mindful movement chiamata Quadrato Motor Training e il suo possibile utilizzo nelle fasi iniziali della degenerazione cognitiva prodromici alla malattia di Parkinson. Può dirci, dal suo punto di vista di specialista, qual è il valore più importante di questa attività di ricerca?

La collaborazione con la Fondazione Patrizio Paoletti è ormai decennale, la ricerca scientifica richiede dedizione e pazienza, ma permette anche di raggiungere risultati che possono lasciare il segno. In questo senso nel percorso di ricerca sul Quadrato Motor Training abbiamo avuto l’opportunità nel tempo di passare dalle misure del volume cerebrale fino all’analisi della forma della superficie del cervello. Un’innovazione importante – che stiamo portando avanti con una giovane ricercatrice, Federica Spani – ci permette infatti di rilevare cambiamenti nella forma cerebrale, a dimostrazione di quanto il cervello non è un organo statico ma dinamico.

Abbiamo, ad esempio, osservato che le aree cerebrali con maggiori cambiamenti dopo l’esercizio sono diverse tra uomini e donne. Sinteticamente potremmo dire che nelle donne si osserva un maggiore coinvolgimento della corteccia visiva e negli uomini della corteccia motoria supplementare, entrambe aree che sono poi interconnesse con regioni come il lobulo parietale inferiore dove convergono e vengono elaborati stimoli multimodali. I risultati ottenuti potrebbero essere una chiave per capire i processi che producono gli effetti positivi di questa tecnica già osservati in termini di autoefficacia, flessibilità cognitiva e attenzione.

Si tratta di indagini di grandissima importanza per affrontare i problemi della degenerazione cognitiva oggi così diffusi, perché sono strumenti in certo senso economici, non farmacologici né che richiedono macchinari, ma che puntano in gran parte sulle risorse interiori della persona. Questo è un aspetto determinante per lo sviluppo di una cultura del benessere globale che, accanto alle necessarie cure mediche, consideri l’educazione alla prevenzione e un maggior ricorso alle risorse già in nostro possesso.

In occasione dell’International Brain Day 2023 Fondazione Patrizio Paoletti sta dedicando un focus speciale alla relazione tra cervello e processi educativi, vuole darci un suo contributo su questo tema? Pensa che bisognerebbe educare maggiormente a conoscere il cervello umano e il suo funzionamento?

Con grande piacere, credo sia un tema oggi di estrema importanza. Non è necessario che tutti diventiamo specialisti in tematiche complesse relative al nostro cervello, ma crescere in consapevolezza su come siamo fatti e quali sono i meccanismi che ci governano, non solo aumenta la qualità della vita personale ma ci permette di migliorare nelle relazioni con gli altri. Una maggiore conoscenza del nostro sistema nervoso e di come reagisce agli stimoli interni ed esterni è anche necessaria per una maggiore sostenibilità; se impariamo a conoscerci ed “utilizzarci” meglio, allora potremo prevenire molti disagi per la nostra salute.

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