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Dalla curiosità alla creatività. Ecco la generazione Montessori

“E’ certificabile che un gran numero di nuovi imprenditori escono dall’esperienza degli studi sul metodo Montessori, grazie al quale hanno imparato a isolare e a dar seguito al filo della propria curiosità, fino a farne un’efficiente creatività” (Jeffrey Dyer, docente alla Brigham Young University, Stati Uniti)

Sapevate che i fondatori di Google, Larry Page e Sergey Brin, hanno frequentato una scuola di metodo Montessori? Essi sono solo due dei più brillanti personaggi della nostra epoca cresciuti in una scuola montessoriana.

Come loro anche Jeff Bezos (ideatore di Amazon), Jimmy Wales (Wikipedia), Henry Ford, Katharine Graham (famosa proprietaria del Washington Post): imprenditori di fama mondiale che hanno impiantato il loro successo su una straordinaria capacità di pensare e agire in modo differente.

Assisi International School, scuola dell’infanzia e scuola primaria, è un progetto educativo della Fondazione Patrizio Paoletti che, sin dalla sua nascita, ha raccolto e valorizzato le idee di Maria Montessori, stimandole come una risorsa di altissimo valore pedagogico e ponendole alla base dei suoi programmi didattici.

Osservare, indagare, scoprire sono azioni che guidano quotidianamente ognuno di noi nella sua crescita personale e sociale. Ogni giorno facciamo piccole o grandi esplorazioni del mondo, nuove esperienze che ci spingono ad innovare il nostro pensiero e a trovare nuove strategie per la nostra vita.

Per un bambino questa curiosità innata è ancora più importante, addirittura essenziale, e deve essere incentivata. Questo metodo pedagogico-scientifico mette il bambino nella condizione di poter esplorare autonomamente il mondo, di auto correggersi di fronte agli errori e di sviluppare un naturale amore per la scoperta e per l’apprendimento. L’insegnante rimane sempre un osservatore attento che lo accompagna ad ogni piccolo passo, impostando il programma didattico e monitorando costantemente ogni tappa d’apprendimento.

“Il metodo Montessori mi ha insegnato la gioia della scoperta. Studiare in quel modo ti fa appassionare a teorie complicate, come quella pitagorica, magari mentre stai semplicemente giocando con i pezzi delle costruzioni. L’importante è imparare a usare il tuo linguaggio e non quello degli adulti”, afferma Will Wright, uno dei più fantasiosi programmatori di videogame al mondo (in Wired, “Montessori connection”).

Proprio la creatività e la capacità di sviluppare un pensiero dinamico sembrano essere i risultati più importanti di un’educazione montessoriana. Conferma Larry Page (fondatore di Google): “E’ stato importante essere educati a non seguire pedestremente delle regole, ma a trovare da soli le motivazioni, a capire con i nostri mezzi cosa capitasse nel mondo attorno a noi e ad arrangiarci per elaborare le nostre soluzioni” (in Wired, “Montessori connection”).

L’anno scolastico dei piccoli allievi della Assisi International School è appena iniziato. A loro auguriamo di raggiungere, ognuno con le sue risorse personali, tutti gli obiettivi che vorranno porsi e di riuscire, come fanno oggi queste brillanti menti montessoriane, a dare il loro contributo di innovazione al mondo di domani.


Assisi International School
   |   Metodo Montessori

 

Bibliografia

 

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  • McLoughlin, L. T., Lagopoulos, J., & Hermens, D. F. (2020). Cyberbullying and adolescent neurobiology. Frontiers in psychology, 11, 1511.
  • Paoletti, P. (2009). Alla scoperta delle emozioni. Gli occhi di un adolescente incontrano il mondo. Infinito Edizioni.
  • Paoletti, P.; Selvaggio, A. (2013). Normalizzazione. Edizioni 3P.
  • Shaw, P., Kabani, N.J., Lerch, J.P., Eckstrand, K., Lenroot, R., Gogtay, N., Greenstein, D., Clasen, L., Evans, A., Rapoport, J.L., Giedd, J.N., Wise, S.P. (2008). Neurodevelopmental trajectories of the human cerebral cortex. Journal of Neuroscience, 28, 3586-3594.
  • Siegel, D.J. (2014). La mente adolescente. Raffaello Cortina Editore.
  • van Harmelen, A. L., Gibson, J. L., St Clair, M. C., Owens, M., Brodbeck, J., Dunn, V., … & Goodyer, I. M. (2016). Friendships and family support reduce subsequent depressive symptoms in at-risk adolescents. PloS one, 11(5), e0153715.

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