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Il mondo interiore è il luogo in cui possiamo costruire la pace. Patrizio Paoletti ai Dialoghi delle Cattedre UNESCO

Giovedì 29 luglio 2021, Patrizio Paoletti è intervenuto al webinar “Paesaggi esteriori ed interiori: la narrazione per adottare il paradigma della sostenibilità”, organizzato dalla “Cattedra UNESCO in Paesaggi Culturali del Mediterraneo e Comunità di saperi” dell’Università degli Studi della Basilicata (UniBas), di cui Fondazione Patrizio Paoletti è partner.

È stato un evento di portata internazionale, realizzato nell’ambito dei Dialoghi delle Cattedre UNESCO e strutturato sul format domande e risposte. Il tema centrale del webinar è stato il paesaggio come scena, fisica e mentale, e il ruolo della narrazione per cambiare paradigma, per diventare un’umanità integralmente sostenibile, consapevole e responsabile. 

Siamo felici di condividere di seguito l’estratto dell’intervento di Patrizio Paoletti.

DOMANDA Prof.ssa Angela Colonna (chairholder – Cattedra UNESCO Università della Basilicata): Dialoghi interiori e cambi di narrazione per diventare sostenibili ovvero per accrescere la consapevolezza di noi stessi, una competenza strategica per il nostro tempo in cui è in gioco la stessa prosecuzione della storia umana. Come fare? Quali competenze e abilità strategiche da allenare per diventare integralmente sostenibili?

Ogni gesto che compiamo, ogni segno che lasciamo fuori dipende dalla ricchezza del mondo che abbiamo dentro di noi. Questo lo ha confermato il lavoro di Michael Gazzaniga e di tantissimi altri scienziati. Per millenni abbiamo immaginato di poter vivere con il paradigma “mors tua, vita mea”. Abbiamo immaginato che la nostra vita e la nostra ricchezza dipendesse da una gestione dello spazio basata sull’aggressione e la violazione di chi lo occupava prima di noi. Poi, con l’arrivo del nuovo millennio, abbiamo vissuto il momento storico drammatico della guerra preventiva. Qui abbiamo innescato un altro paradigma: “mors tua, mors mea”, cioè “se tu mi attacchi e mi aggredisci io continuerò ad attaccarti e ad aggrerdirti”. Questo schema continuiamo ad applicarlo ancora oggi. 

Invece è necessario comprendere che il mondo ha bisogno di un nuovo paradigma, l’unico che continuerà a garantirci un futuro: “vita tua, vita mea”. Per ricevere vita dobbiamo creare vita intorno a noi e per farlo dobbiamo creare un giardino fiorito dentro di noi.

Lavoro ogni anno con migliaia di persone e alla domanda “cosa è davvero importante per te?”, tanti hanno difficoltà a rispondere. Il perché è semplice: non siamo abituati a frequentare abbastanza il nostro mondo interiore. La vita è sempre più frenetica, cambia talmente in fretta e ci espone a una quantità di stimoli tale, che è l’amigdala a innescare la maggior parte delle risposte che diamo. L’amigdala è quell’area del cervello che ci spinge a rispondere in modo reattivo quando ci sentiamo aggrediti e che ci impedisce di dare una risposta di senso adeguata. 

Il passaggio fondamentale è questo: non possiamo fare altro, come ha detto Rita Levi Montalcini, che educare i bambini e gli adolescenti, e io aggiungo anche noi stessi adulti, all’uso dei pre-frontali, dell’area valutativa del nostro cervello. Se non impariamo a trovare quello spazio tra sollecitazione e risposta, che diventa il nostro momento di consapevolezza, non riusciremo mai a cambiare la nostra storia.

DOMANDA Prof.ssa Angela Colonna (chairholder – Cattedra UNESCO Università della Basilicata): La pace è un pre-requisito dello sviluppo sostenibile. L’atto costitutivo dell’UNESCO recita: “Poiché le guerre nascono nella mente degli uomini, è nella mente degli uomini che vanno costruite le difese della pace”. Patrizio cosa vuol dire costruire la pace dentro la mente: come realizzare questa pace?

La pace non è una condizione esteriore dell’essere, ma una condizione interiore che dipende dai meccanismi chimici del cervello. Alla fine della guerra fredda, l’esercito americano creò l’acronimo V.U.C.A., per descrivere il mondo Volatile, Incerto, Complesso e Ambiguo che avremmo vissuto. Purtroppo questo si è avverato. Il mondo di oggi è così, ma è anche diventato Virtuale. La complessità, l’incertezza, l’impossibilità di valutare cosa sia vero e cosa falso (fake news), la virtualità ci espongono al rischio di risposte automatiche ed istintive.

Per trovare la pace dobbiamo fare un “passo in dentro”, più che un passo indietro, tornando all’origine di noi stessi. È il passo verso il silenzio. Il mondo interiore è il luogo dove possiamo costruire la pace e c’è un percorso specifico per farlo. Per rispondere al mondo V.U.C.A.V.  dobbiamo imparare a rilassare noi stessi, entrando in una condizione di attenzione e non di tensione. Più diciamo a noi stessi che possiamo tranquillizzarci, più aiutiamo la mente a non essere reattiva, ma valutativa. 

Cosa possiamo fare per coltivare la pace? Possiamo fare 3 passaggi.

Per prima cosa dobbiamo fare estrema attenzione a cosa “carichiamo” dentro di noi. L’ambiente conta su ciò che noi pensiamo di essere e che facciamo nel mondo per il 90%. La genetica conta pochissimo, ormai lo sappiamo grazie alla scienza. Gli ambienti esterni diventano ambienti interni, e gli ambienti interni (frequentazioni culturali, saperi, concetti e abitudini) cambiano plasticamente il nostro cervello.

Poi dobbiamo imparare a frequentare il silenzio. Perché il silenzio è così importante per la pace? Perché solo la riduzione del rumore ci permette di ridurre le nostre convinzioni, che ci portano ad esprimere schemi comportamentali rigidi, a non essere flessibili e in grado di accogliere. Il silenzio ci aiuta ad essere mansueti, e senza mansuetudine non c’è futuro per la nostra specie, perché continueremo ad essere reattivi e aggressivi.

Terzo passaggio: dobbiamo amarci. Tutto inizia da “io mi amo”: è l’inizio di ogni cambiamento sostenibile. Il passaggio successivo dell’ io mi amo è “grazie vita”. Se io mi amo scopro di essere grato per la mia vita. Niente ci è dovuto, ogni nostro respiro è qualcosa per cui essere grati, ed esserlo ci chiama ad una grande responsabilità verso gli altri. Sono io che devo trovare una risposta diversa se voglio un mondo diverso. La pace è saper rispondere a “qual è la situazione che voglio?”. La pace non si manifesta oggi perché l’insieme non riesce a dare una risposta consapevole a questa domanda, ma si sottomette a una risposta automatica. La cultura può aiutarci a spostarci dagli automatismi alla consapevolezza.

Bibliografia

 

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